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Capoluogo di provincia. Posta su di un altopiano alla confluenza del Gesso e della Stura, fu un Comune indipendente fino al 1259, anno in cui cadde sotto la dominazione angioina.
Successivamente si alternarono nel dominio di C. i marchesi di Saluzzo, i Visconti e, dopo un breve ritorno degli Angioini, nel 1382 i Savoia con il Conte Verde. Sotto i Savoia, C. poté godere di un periodo di stabilità politica. Nel 1542, la città fu assediata dalle truppe del Maresciallo d'Annebault e, nel 1556, fu nuovamente assediata dai francesi, ma riuscì ad opporsi eroicamente. Nel 1639 e nel 1641, durante le guerre tra Madama Reale e i suoi cognati, fu posta ancora una volta sotto assedio. Nel 1799 C., dopo la conquista da parte delle truppe rivoluzionarie, fu assediata dagli Austro-Russi e, con la sconfitta di Napoleone e la Restaurazione, tornò in mano ai Savoia.
Una notizia non documentata fa risalire l'arrivo degli ebrei in città già alla fine del Trecento. La loro presenza è certamente attestata nel 1436, quando il Consiglio di C. tentò di allontanarli, su richiesta degli abitanti della città, i quali sostenevano che essa, nei giorni di mercato, faceva salire il prezzo del grano. Fu allora proibito agli ebrei di vendere nei suddetti giorni, pena la confisca della merce e una multa di 20 lire. Nel 1452 Ludovico di Savoia espulse gli israeliti da C., ma prima di abbandonare la città fu concesso loro di vendere tutte le proprietà. L'editto fu, poco dopo, annullato dallo stesso Duca ed in seguito, tra il 1569 e il 1570, alcuni ebrei provenienti da Avignone e da Comtat-Venaissin si trasferirono in città, su invito di Emanuele Filiberto[1].
I banchi di prestito
Il primo decennio del regno di Carlo Emanuele I segnò un peggioramento delle condizioni economiche degli ebrei. La traccia visibile di ciò fu la creazione, nei maggiori centri del Piemonte, dei Monti di Pietà, che avrebbero, in qualche modo, dovuto sostituire il prestito ebraico. A C. il Monte di Pietà fu istituito agli inizi degli anni ottanta del secolo XVI e fu gestito dai frati ospedalieri.
L'attività feneratizia ebraica restò, però, presente in città sino alla fine degli anni settanta del secolo XVIII. Nel 1576 Leone Lattes prestò un'ingente somma di denaro al Comune della città. Nel 1579 oltre al già esistente banco di prestito condotto dai fratelli Tranquillo e Fortunio Lattes, figli di Leone, il duca concesse a Moise Lattes, figlio di Vides, anch'egli residente a C., di aprire un altro banco in città. Il duca stabilì che sarebbero rimasti due i banchi a C., ma si riservò il diritto di aumentare il loro numero nel distretto. Nella tolleranza del 1584, negli elenchi del cardinale ciambellano, figuravano come conduttori dei due banchi i fratelli Moisè e Giosuè Lattes ed i fratelli Tranquillo e Fortunio Lattes.
Questi ultimi, sentendosi danneggiati dalla presenza degli altri, si rivolsero ai rabbini, i quali sostenendo le loro ragioni, scomunicarono i concorrenti. Carlo Emanuele I intervenne, invece, a favore degli altri di Moisè e Giosuè, pretendendo che la disposizione rabbinica fosse revocata e affermando che questi problemi non erano di competenza dei rabbini ma dei giudici dello Stato. Nel 1588 il Duca confermò, così, ai fratelli Moisè e Giosuè Lattes, dietro la corresponsione di 1.100 scudi, il privilegio del loro banco feneratizio a C., dopo averli esentati dal pagamento della tassa che l'Università avrebbe dovuto raccogliere in vista dell’amnistia generale che ci sarebbe dovuta essere di lì a poco. Nel 1591 l'Infanta, a nome del Duca, garantì a Fortunio e Salomone Lunelli, provenienti da Avignone, di stabilirsi a C. e di aprirvi un banco di prestito. Tre anni dopo, fu concessa a Laudadio Modena una lettera patente per esercitare l'attività feneratizia in città e lo stesso, nel 1595-1596, ottenne, come pure i fratelli Lattes una tolleranza dal cardinale Enrico Caetani, camerlengo pontificio[2]. I banchi dei Lunelli e Modena, detti sgregati perché creati dal Duca, erano esonerati dal pagamento delle tasse annuali all’Università degli ebrei, e per questa ragione nella condotta ducale del 1596 figuravano come banchieri operanti in città solo i fratelli Tranquillo e Fortunio Lattes e Giosuè Lattes insieme ai figli del defunto fratello Moisè.
Nei primi anni del Seicento a questi quattro banchi se ne aggiunsero degli altri. Nel 1603 il Duca garantì ad Alessandro Lattes, residente a C., il privilegio di un banco di prestito in città. Le lettere patenti del 1603, firmate dalla Principessa Margherita a nome del Duca, furono concesse a Salomone Lattes, ai figli e agli eredi di Laudadio Modena, a Isaia Cavaglion, figlio di Vida, ed a Tranquillo Lattes, insieme ai nipoti De Benedetti residenti a Cherasco.
Nel 1607 il Duca permise, poi, ai fratelli Salomone e Israel Lattes, figli del defunto Moisè, di ritirarsi dalla conduzione del banco che gestivano insieme allo zio Giosuè e di aprirne uno nuovo. Nel 1623 Isaia Cavaglion dette in affitto metà del proprio banco a Salomone Lattes, che mantenne comunque il proprio. Nel 1624 esistevano a C. 12 banchi feneratizi, due gestiti da Isacco Lattes e Donato Debenetti, nipoti di Tranquillo Lattes, due dai fratelli Isacco e Simone, figli di Giosuè Lattes, due dai fratelli Salomone e Israele Lattes ed i rimanenti da Vittorio Lattes, da Salamon Emanuele Lattes, dagli eredi di Massip Lattes, da Moisè Sacerdoti, da Abram Modena e dagli eredi di Deodato Segre. Nel 1625 questi ultimi affittarono metà del loro banco a Israel Nizza, con il quale Deodato Segre era entrato in società prima di morire[3].
Vita Comunitaria
Come per altri insediamenti ebraici del Piemonte, anche per C. abbiamo a disposizione documenti sparsi che ci confermano l'esistenza di un consistente gruppo, ma che non ci consentono di ricostruire la vita interna della Comunità.
Nel 1587 erano giunti a C. dalla Provenza Massip Lattes, Abram Valabrega, Mordechai Cassin, Vides Lattes e Salomone Perpignano. Il Duca concesse loro di abitare in città, insieme alle famiglie e di esercitare l'arte della mercanzia. Nel 1591 l'Infanta dette, a nome del Duca, a Fortunio e Salamone Lunelli, provenienti da Avignone, il permesso di stabilirsi a C. e di aprirvi un negozio di tessuti, oltre al già citato banco di prestito. Nel 1603 il Duca rinnovò a Fortunio Lattes il privilegio che riguardava la produzione del sapone e, nello stesso anno, il consiglio della città intendeva imporre agli ebrei, con l'autorizzazione di Carlo Emanuele I, una tassa straordinaria, per riparare alla difficile situazione finanziaria causata dalla guerra con il re di Francia. La tassa non fu mai riscossa, a causa della forte opposizione della Comunità ebraica, che considerava ingiusta la nuova imposizione fiscale. Nel 1613 gli ebrei si impegnarono comunque a pagare al Comune 200 fiorini l'anno, ricevendo l'esonero dal provvedere agli alloggi per i soldati e dal partecipare ai servizi di guardia.
Nel 1671 Vita (Haiim) Lattes vendette, in due occasioni, dei gioielli al duca Carlo Emanuele II, il quale ordinò che fossero pagate al Lattes 972 lire per il primo acquisto e 1.350 per il secondo. Nel 1687 Ezechia Lattes e Samuele Isacco Foà fondarono la Confraternita di Misericordia e di Beneficenza, che aveva 11 membri, il cui compito era intervenire alle cerimonie di culto, studiare i testi sacri, assistere gli ammalati e vegliare i cadaveri. Le Regie Costituzioni di Vittorio Amedeo III del 1723, contenenti disposizioni che riguardavano, tra l'altro, la funzione dei capi dell' Università ebraica, il suo regolamento interno, l'accoglimento di ebrei forestieri ed il culto in sinagoga, non modificarono lo statuto della confraternita, che fu il primo ad essere rispettato dal nuovo testo legislativo ducale. Verso il 1766, una nuova istituzione, la Confraternita del Talmud Torah fu fondata dall'allora rabbino capo della città, Salomone Michel Della Torre. Essa si occupava dell'educazione e dell'istruzione dei giovani della Comunità e, inoltre, provvedeva economicamente ai ragazzi poveri che frequentavano il Collegio Israelitico. Nel periodo rivoluzionario gli ebrei della città parteciparono alla vita pubblica, arruolandosi nelle guardie civiche, iscrivendosi alle società patriottiche e prestando servizio nelle amministrazioni municipali.
Sulla vita religiosa della Comunità di C. non sono rimasti molti documenti. Sappiamo che una prima sinagoga fu costruita nel 1587 nella casa del banchiere Moisè Lattes, uno dei fondatori della Comunità stessa, dopo aver pagato 100 fiorini al consiglio della città. Il rito seguito era l'italiano, ma alcune preghiere liturgiche erano recitate secondo quello spagnolo. Nel 1607, secondo un questionario distribuito agli ebrei dalle autorità parrocchiali, esistevano in città due sinagoghe attive, una nella parrocchia di Santa Maria del Bosco ed una in Santa Maria della Pieve.
Furono numerosi i casi di conversione al cristianesimo nel XVII e nel XVIII secolo: nel 1608, ad esempio, fu un vagabondo, stanziatosi in città, a convertirsi, ricevendo la licenza di chiedere l'elemosina, mentre nel 1610 il Consiglio di C. donò ad un’ebrea, che abitava nella casa del governatore ed in procinto di farsi cristiana, la somma di denaro stabilita per questi casi. Nel 1615 ancora il Consiglio cittadino ratificò la decisione di dare 25 crosazzi come elemosina a due ebrei che si erano da poco battezzati e, nel 1679, ordinò ai sindaci di C. di essere padrini al battesimo dell'ebreo Mordechai e del suo secondo figlio (il primo era già stato convertito). I neofiti furono, poi, esentati dal pagamento delle tasse personali e sul grano per cinque anni e, nello stesso anno, anche la moglie e la figlia del convertito Angelo Lattes chiesero al vescovo di essere battezzate. Ancora nel 1679 la Ragioneria della città ordinava al tesoriere di pagare 300 fiorini all'ebreo convertito Gian Giacomo De Bruni, a sua moglie Leonora ed ai suoi tre figli Sebastiano, Michel Antonio e Anna Maria. Quest'ultima ricevette, inoltre, nel 1688, in dote dal Consiglio 100 fiorini, mentre il fratello prete, Michel Antonio, nel 1698, chiese ed ottenne un sussidio di 100 fiorini dalla Ragioneria della città, poiché desiderava entrare a fare parte dell'ordine dei frati francescani. Nel 1718 il Consiglio provvide anche alla tunica per il battesimo dell'ebrea Maria Camilla, pagò 150 fiorini al prete Bertolino per le spese della cerimonia e, nel 1719, furono donate alla neofita per il suo matrimonio altri 400 fiorini. Nel 1722 il figlio di Giacobbe e Regina Lattes, residenti a C., fu battezzato con il nome del suo padrino, Giuseppe Francesco Ignatio De Morri ed il Consiglio donò al giovane neofita 100 fiorini[4].
Il ghetto
Tra le disposizioni contenute negli statuti del 1430 di Amedeo VIII, una riguardava la creazione di un quartiere nel quale gli ebrei dovevano essere segregati: tale Judeasymus fu creato nel 1436 e chiamato Angulo.
Questo quartiere può essere considerato come un antesignano del ghetto vero e proprio, che fu istituito qui ed in tutti i domini sabaudi nei primi decenni del secolo XVIII. Infatti le Regie Costituzioni di Vittorio Amedeo II del 1723 disposero che fossero creati quartieri separati nei quali gli ebrei avrebbero dovuto vivere e a C. nel 1724 il Consiglio respinse la proposta dell'Università ebraica di stabilire il ghetto nella piazza principale della città e i negozi e i banchi di prestito degli ebrei sotto i suoi portici. Il ghetto fu stabilito, invece, in contrada di Santa Maria della Pieve, il luogo nel quale da sempre gli ebrei avevano vissuto.
Nel 1798, con l'arrivo dei francesi, il ghetto fu abolito e gli ebrei di C. divennero liberi cittadini[5].
Cimitero
Nel 1610 al prezzo di 14 scudi i fratelli Israel e Salomone Lattes, figli del defunto Moisè, comprarono un appezzamento di terreno fuori dalle mura della città lungo il fiume Gesso, ai confini della proprietà di Fortunio Lattes e della strada maestra: la terra doveva servire per la costruzione del cimitero ebraico. Nel 1619, poi, Isacco Lattes chiese ai frati ospedalieri di comperare un loro terreno nei pressi del Borgato vicino a San Sebastiano, sulla strada per Borgo San Dalmazzo, per farne un cimitero e, nel 1625, la richiesta fu rinnovata da Israel Nizza, figlio di Leone, e da Benedetto Caslar, figlio di Cresca, che poi, su incarico dell'Università, comprarono a Borgato, fuori le mura della città, il terreno che confinava con le proprietà della Madonna della Pieve e con la strada vicino al fiume Gesso. Il cimitero ebraico di C. servì come luogo di sepoltura anche per gli ebrei di Mondovì, Venasca e Villafalletto[6].
Demografia
Nel 1680 risiedevano a C. 9 famiglie ebraiche, di cui 29 adulti e 9 bambini al di sotto dei 5 anni. Nel census del 1688, le famiglie erano diventate 13 e comprendevano 63 adulti e 14 bambini al di sotto dei 5 anni. Nel 1718 gli ebrei di C. erano 88, dei quali 73 erano adulti, 10 erano bambini sotto i 5 anni e 5 erano neonati (16 famiglie in tutto). Nel 1721 le famiglie ebraiche erano scese nuovamente a 13, di cui 71 adulti, 7 bambini sotto i 5 anni e 5 neonati. Nel primo vero censimento ordinato da Carlo Emanuele III nel 1761, infine, gli ebrei di C. erano 134, divisi in 29 famiglie[7].
Bibliografia
Bassignano, I., La comunità ebraica nel Dipartimento della Stura, in B.S.S.S.A.A. 56 (1967), pp. 39-48.
Foa, S., Banchi e banchieri ebrei del Piemonte dei secoli scorsi, in RMI XXI (1955), pp. 38-50, 85-97, 126-136, 190-201, 284-297, 325-336, 471-486, 520-535.
Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.
Milano, A., Immagini del passato ebraico, monografia pubblicata in RMI, Roma 1967.
Segre, R., The Jews in Piedmont, 3 voll., Jerusalem 1986–1990.
Servi, F., Uno sguardo alle comunioni israelitiche d'Italia, in Il Corriere Israelitico V (1866–1867), pp. 239-244; pp. 271-273; pp. 338-340.
AA. VV., Cuneo, in E.J.
[1] Milano, A., Immagini del passato ebraico: III Cuneo, p. 465; Segre, R., The Jews in Piedmont, I, doc. 250, 255, 547, 552.
[2] Loevinson, E., Concession des banques de prêts, p. 169.
[3] Foa, S., Banchi e banchieri ebrei del Piemonte dei secoli scorsi, p. 474, pp. 475-476, pp. 527-528; Segre, R., op. cit., I, Introduction, doc. 1197, 1205, 1210, 1212, 1221, 1237, 1251, 1288, 1294; II, doc. 1334, 1361, 1418, 1431, 1512, 1590, 1591-1592, 1632, 1639, 1642, 1676, 1744, 1754, 1758, 1817, 1884, 2026, 2040, 2047.
[4] Bassignano, I., La comunità ebraica nel Dipartimento della Stura, pp. 40-41; Segre, R., op. cit., I, doc. 250-255, 547, 552; II, doc. 1512, 1769, 1761-1762, 1774, 1790, 1821, 1829, 1865, 1901-1904, 1934, 2008, 2075, 2057, 2103, 2123, 2216, 2338, 2364, 2367, 2371, 2375, 2376, 2379-2380, 2431, 2457, 2481, 2609, 2617, 2633; Servi, F., op. cit., pp. 270-272, 239-240.
[5] Segre, R., op. cit., I, doc. 255; III, doc. 2678, 2691, 2944.
[6] Ivi, II, doc. 1859, 1983, 2045, 2379.
[7] Ivi, II, doc. 1469, 2390, 2429, 2605, 2629; III, doc. 3144, 3260.