Geraci

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Geraci

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Geraci (Geraci Siculo), che si trova su di un altopiano  21 chilometri a sud di Cefalù, in Val Demone, fu un feudo dei Ventimiglia (divenuto marchesato dal 1438).

La prima testimonianza di una presenza ebraica a G. risale al 1371, quando Mosè b. Isac Hillel copiò per Nissim Maimon la prima parte del Hovot ha-Levavotuntingdon 606 di Bahya ibn Paquda ed il Ma'amar Yiqavu ha-Mayim di Samuel ibn Tibbon[1]. Pochi anni più tardi (1384) fu concessa a Maestro Moyse Sacerdoto di G. la licenza di esercitare la professione medica in tutta Sicilia[2].

I conti (e poi marchesi) di G. furono degli esponenti molto potenti della Sicilia a loro contemporanea: Giovanni Ventimiglia giunse, infatti, addirittura a ricoprire la carica di viceré. Sotto questa famiglia gli ebrei di G. godettero di una posizione favorevole, ma tale situazione cambiò quando gli stessi marchesi caddero in disgrazia: gli ebrei furono, allora, costretti a chiedere la protezione del viceré in persona.

Il gruppo ebraico di G. pagava le tasse direttamente ai Ventimiglia, ma in alcuni casi, a partire dalla metà del ‘400, partecipò anche alle contribuzioni versate delle altre comunità siciliane. Secondo le cifre riportate negli elenchi relativi al secondo tipo di tassazione, la comunità di G. fu di dimensioni medie, comprendendo alcune centinaia di persone.

Nella relazione presentata al viceré in seguito alla cacciata degli ebrei (1492) viene segnalata una perdita di entrate per la mancata importazione a Palermo di stoffe da parte degli ebrei di G.: oltre all’impiego nel settore tessile questi ultimi trovarono lavoro, ancora a Palermo, come operai, specialmente nelle attività legate alla produzione dello zucchero[3].

La G. ebraica fu anche un luogo animato dalla presenza di amanuensi. Oltre ai manoscritti già ricordati, infatti, qui furono copiati da Abrahamb. Aron (alias Aroch) il Sepher ha-Mizvot di Abraham b. Ephraim, per studio personale, nel 1392 e da Isac Shami il Sitrei Tora di Abraham Abulafia (opera che fu forse composta proprio in Sicilia) nel 1413[4].

Il quartiere ebraico di G., infine, era situato nella parte nord-est della città, ove a tutt’oggi una strada porta il nome di “via Giudecca”.

 


[1] Parigi, ms. Heb. 673; Beit-Arié, Additamenta, p. 360; Hebrew Paleography Project, Sfar Data OB129. Sui rapporti degli ebrei con l'autorità, con le istituzioni comunitarie ed altri aspetti si veda la voce relativa alla città di Palermo.  

[2] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 1230.

[3] Ivi, Doc. 2798, 3071, 3294, 4062 , 5239, 5299, 5468, 5522, 5751, 5766, 5861, 5990 (tasse), 5628 (relazione), pp. 5825, 5828, 5831 (operai) e passim. 

[4] Ms. Vaticano Ebraico 176, Sfar Data E292; Jewish Theological Seminary, Ms. 1897, Sfar Data D164.

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