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Provincia di Torino. Distante 25 chilometri dal capoluogo, insiste su di un’area abitata già in epoca preistorica e nell’Alto Medioevo fu legata all’abbazia di Novalesa, ma in seguito le sue sorti furono connesse alla casa Savoia.
Gli ebrei del Piemonte pagarono 150 fiorini a duca Ludovico nel 1451 per l'annullamento del divieto di risiedere ad A., secondo il quale coloro che già vi abitavano erano stati costretti ad andarsene.
Nel 1455 ed in seguito è attestato poi qui un certo Joanan de Treves, multato per frode[1].
Anche ad A. i banchieri furono l'elemento prevalente della presenza ebraica: nel 1584 Abram Palestro fu nominato fra i beneficiari della tolleranza concessa da Filippo Guastavillani, camerlengo papale, mentre i fratelli Angelo e Lazzaro de Mantua godettero di una simile concessione nel 1588[2].
Banchieri ebrei erano ancora attivi ad A. nel 1624, in particolare essi erano costituiti dagli eredi di Isach Calvo[3].
Bibliografia
Foa, S., Banchi e banchieri ebrei nel Piemonte, in RMI 21 (1955), pp. 38-50, 85-97, 126-136, 190-201, 284-297, 325-336, 471-486, 520-535.
Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.
Segre, R., The Jews in Piedmont, 3 voll., Jerusalem 1986-90.