Santa Fiora

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Santa Fiora

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p>Provincia di Grosseto. Comune posto ai piedi del monte Amiata, fu dapprima castello di un ramo dei conti Aldobrandeschi, nel XV secolo divenne un feudo del ramo degli Sforza Attendolo di S. e, infine, nel XVII secolo passò per linea matrimoniale sotto il dominio dei duchi Sforza Cesarini di Roma[1].

La prima attestazione della presenza di israeliti a S. risale al 1457 quando Abramo di Samuele, impegnato a Siena nell’attività feneratizia con Jacob di Consiglio da Padova, o da Toscanella, venne denominato “da Santa Fiora” nella documentazione relativa al banco al quale era affiliato[2]. Nel 1465 ci giunge un’altra attestazione di residenza: un Ventura figlio di Maestro Abramo risultava abitante a S. nell’atto, rogato il 21 giugno di quell’anno, con il quale ricevette la dote della moglie a Foligno[3]. Altre testimonianze sulla presenza ebraica a S. mancano poi per oltre un secolo finché, tra 1561 e 1564, si incontra  nel centro del grossetano il noto David de Pomis da Spoleto, esercitante la professione medica[4]. Il De Pomis approdò a S. dopo un periodo di residenza a Pitigliano[5]. I nipoti di David de Pomis, figli di Consolo di David, Simone e Rubino, sono attestati come residenti qui nel 1573, assieme ad un altro ebreo, Crescenzio di Mele, marito di loro cugina Giulia[6]. Altre menzioni certe sono quelle della presenza di un Pompeo di Bonaiuto nel 1581[7], di un Febo di Salomone da Castro[8] nel 1582 e quella di un altro esponente della famiglia de Pomis vel da Spoleto, Elia di Consolo, certamente prima del 1604, quando si spostò a Sovana, dopo aver soggiornato a Scansano e appunto a S.[9]. Un’altra attestazione indiretta di residenza risale al l578 quando l’ebreo, Deifebo di Rubino, nel documento detto habitante nello stato di Santa Fiora, richiese ai senesi Magnifici deputati sopra il getto degli ebrei di essere esentato da una tassa annuale di due scudi, ricevendo in risposta un rifiuto[10].

Sappiamo inoltre che nel centro amiatino  alla fine del Cinquecento, o ai primi del Seicento, un Daniello Arpino o Arpini, affiancato dal fratello Samuele, avrebbe esercitato l’attività feneratizia[11].

Una piccolo nucleo ebraico continuò in seguito a risiedere a S. e nel 1714 venne confinato in un piccolo ghetto locale[12].

Ad Abbadia San Salvatore, centro compreso nella contea di S., è ricordata la presenza di un Salomone ebreo nel 157013.

Bibliografia

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[1]Repetti, E., Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Vol. V p. 143 -159.

[2] Archivio di Stato di Siena (ASS), Regolatori, 32, c. 14v, 7 giugno 1457, citato in Boesch Gajano,S., Il comune di Siena e il prestito ebraico, pp. 216 e 221.

[3] Toaff , A., The Jews in Umbria,  n. 1417, p. 766.

[4] Per la quale si veda Luzzati, M., Le famiglie de Pomis da Spoleto e Cohen da Viterbo.

[5] Secondo Toaff, A., Il commercio del denaro e le comunità ebraiche, p. 100. Secondo Niccolai, L., Nelle "terre del rifugio e Idem, Le comunità dimenticate dell'Amiata, p. 128, il soggiorno del de Pomis si ebbe tra 1562 e 1565.

[6]Toaff, A., The Jews in Umbria, n. 2725, p. 1369 e Biondi, A., Banchieri e mercanti ebrei a Castro,  p. 84.

[7] Toaff, A., The Jews in Umbria, n. 2738, p. 1374.

[8] Ivi n. 2740, p. 1374.

[9] Biondi, A., Gli ebrei a Sovana nei secoli XV-XVIII, p. 50.

[10] Turrini, P., La comunità ebraica di Siena, p. 30.

[11] In merito Salvadori, R., La comunità ebraica di Pitigliano, p. 57 e  Niccolai, L., Le comunità, pp. 109-110.

[12] Biondi, A., Dall'Amiata alla valle del Fiora, p. 104.

[13] Cassandro, M., Gli ebrei, p. 84.

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