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Colle Valdelsa (קולה ואל דאלסה)
Provincia di Siena. Dal secolo XI fu castello degli Aldobrandeschi, poi si costituì libero Comune. Ebbe a soffrire delle lotte tra senesi e fiorentini, dei quali dal 1333 riconobbe il dominio.
Il primo accenno ad una presenza ebraica a C., può presumibilmente essere fatto risalire al periodo tra il 1341- 45, quando Isaia di Manoello da Roma e alcuni suoi familiari risultavano fenerare a San Gimignano in Valdelsa, potendo ricevere il credito, entro un mese, in una serie di località, tra cui questa, dove si inferisce che avessero agenzie o corrispondenti[1].
Nel 1406 risultava essere stato istituito un banco a C., nel quale era implicata la famiglia romana de Synagoga (Min ha-Keneset; Min Bet-El), che con Vitale (Yehyel) di Matassia di Sabato assunse il cognome da Pisa[2].
In una data da collocarsi negli anni tra il 1418 e il 1432, tale Angeletto ebreo, insieme al proprio entourage domestico ed ai fattori, ottenne una condotta quinquennale per gestire il banco di C., con il permesso di scegliere a piacimento, entro un dato lasso di tempo, i soci. Morto Angeletto prima di aver scelto i soci, il Comune si oppose ad estendere agli eredi, cui era passata la gestione del banco, la stessa facoltà. Ne nacque una causa, in cui venne consultato il celebre canonista Nicolò de’ Tudeschi (noto come l’Abate Panormitano), che espresse un parere favorevole alla richiesta degli eredi di Angeletto[3].
Guglielmo di Dattilo da Montalcino, che nel 1438 era implicato nel prestito a Firenze, tenne anche un banco feneratizio a C. a partire dal 1431[4]. Egli è da identificarsi con il rabbino Binyamin ben Yoab da Montalcino, della famiglia romana de Synagoga, stimato dai contemporanei per la sua competenza talmudica, studioso di Qabbalah ed autore di poesia liturgica[5].
Nel 1547 Laudadio da Rieti ricevette la concessione per esercitare il prestito qui, pagando una tassa annua di 60 scudi: l’area operativa del banco si estendeva allora per sette miglia intorno alla località[6] e, nove anni dopo, Laudadio affidò la ragione dello stessoal figlio Simone[7].
Nel 1567 i da Rieti avevano deciso di chiudere il banco: patenti ducali per l’esenzione dal segno, appena reintrodotto dalle autorità fiorentine, furono allora concesse ai titolari ed ai ministri per le ultime operazioni relative alla liquidazione dell’attività[8].
Nel 1570 il Magistrato Supremo si informò in merito al numero degli ebrei in una serie di località, tra cui C., dove risultavano esservene otto[9].
Il decreto di segregazione dell’ottobre 1570 veniva affisso, pochi giorni dopo la sua emissione, in molti centri, tra cui C.[10].
Bibliografia
Cassandro, M., Gli ebrei e il prestito ebraico a Siena nel Cinquecento, Milano 1979.
Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918.
Lewinsky, A., Sulla storia degli Ebrei in Italia nei secoli XIII-XV, in Rivista IsraeliticaII (1905), pp. 194-198; Rivista Israelitica III (1906), pp.19-22.
Luzzati, M., Dal prestito al commercio: gli Ebrei dello sttato fiorentino nel secolo XVI, in Id., La casa dell’Ebreo, Pisa 1985, pp. 265-295.
Margulies, S.H., La famiglia Abravanel in Italia, in Rivista IsraeliticaIII (1906), pp. 97-107.
Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.
Salvadori, R., Breve storia degli ebrei toscani, Firenze 1995.
Zdekauer, L., Per la storia del prestito a pegno in Colle Val d’Elsa nel secolo XV, in Miscellanea Storica della Valdelsa XVII, 1899.
[1] Lewinsky, A., Sulla storia degli Ebrei in Italia nei secoli XIII-XV, p. 19; cfr. Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 122.
[2] Salvadori, R., Breve storia degli ebrei toscani, Firenze 1995, pp. 24-27.
[3] Zdekauer, L., Per la storia del prestito a pegno in Colle Val d’Elsa nel secolo XV, pp. 202-204.
[4] Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, p. 153.
[5] Ivi, pp. 246-248.
[6] Per i capitoli, concessi il 7 ottobre 1547 per Colle, cfr. Archivio di Stato di Firenze (ASFi), Magistrato supremo, n. 4449, cc. 1-18v, citato in Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 277, n. 20; cfr. ivi, pp. 115-116, n. 13. Sulla tassa annuale pagata per il banco, cfr. ivi, p. 277. Sull’estensione dell’area di attività del banco , cfr. ivi, p. 280. Sul probabile influsso della famiglia Abravanel per l’apertura del banco di C., si veda Margulies, S.H., La famiglia Abravanel in Italia, , p.105.
[7] Archivio di Stato di Siena (ASS), Balia, n. 164, c. 107r, citato in Cassandro, M., Gli ebrei e il prestito ebraico a Siena nel Cinquecento, p. 28, nota 78.
[8] Ivi, p. 283, n. 43.
[9] ASFi, Magistrato supremo, vol. 4449, c. 95b-96a, citato in Cassuto, U., op. cit., p. 108, n. 3; Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 273, tabella 1; Salvadori, R., op. cit., p. 137, n. 3.
[10]Cassuto, U., op. cit., p. 111.