Castiglion Fiorentino

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Castiglion Fiorentino

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Castiglion Fiorentino (קאסטיליון  פיורנטינו), già Aretino

Provincia  di Arezzo. Il centro si sviluppò già in epoca etrusca, come snodo fondamentale tra Arezzo e Cortona, e venne convertito all’agricoltura dai Romani. Nel X secolo appare per la prima volta l’appellativo Castiglione ed in seguito esso fu sotto il controllo della diocesi di Arezzo e fu conteso da aretini, fiorenti e perugini, cambiando alternativamente denominazione.

Nel 1407 è attestato come titolare di un banco feneratizio a C. Musetto di Leone ebreo[1] e, l’anno precedente, la tassa stabilita da Firenze per il banco risultava essere stata di 115 scudi, mentre l’interesse massimo consentito era, presumibilmente, del 30%, come era stato stabilito alla fine del secolo XIV per Arezzo[2].

Nel 1414 titolari della condotta quinquennale, rinnovata poi alla scadenza, furono Deodato di Emanuele da Corneto, Josef di Samuele di Francia ed Isacco di Emanuele da Rimini[3], ma nel 1426 titolari del banco erano il già ricordato Josef e Salomone di Bonaventura da Terracina o da Prato[4].

A quest’ultimo la licenza fu, poi, rinnovata per altri 8 anni nel 1444 e, nel 1446, egli associò Salomone di Aliuccio da Piperno, che nel 1462 sarebbe a sua volta divenuto titolare dei capitoli[5].

In seguito la titolarità del banco passò ai fratelli Mosè e Josef da Borgo San Sepolcro e ad Aliuccio di Abramo da Fabriano, i quali dal 1479 al 1485 furono qui in società con Emanuele di Bonaiuto da Camerino[6]: verso gli anni Ottanta del XV secolo, infatti, troviamo Emanuele e Dattilo da Camerino coinvolti in questa località in alcuni contenziosi  a sfondo finanziario[7].

Proprio i da Camerino possedettero il banco di C. sino agli inizi del 1491 e, in seguito, mantennero interessi e beni immobili almeno sino al 1500[8].

La presenza ebraica continuò presumibilmente sino al decreto di segregazione del 1570 e, dai dati sulla popolazione ebraica dello Stato fiorentino raccolti dal governo in vista del provvedimento, risultavano esservi  a C. 32 ebrei[9]

Bibliografia

Borgolotto, E., Les juifs à Florence au temps de Cosme l’Ancien, 1437-1464: une histoire économique et sociale du judaïsme toscan, tesi di dottorato presso L’Università di Montpellier 2009.

Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, Pisa 1985.

Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.

Salvadori, R., Breve storia degli ebrei toscani. IX-XX secolo, Firenze 1995.

Salvadori, R.G. - Sacchetti, G., Presenze ebraiche  nell’Aretino dal XIV al XX secolo, Firenze 1990.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.

Toniazzi, M., I “da Camerino”: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, tesi di dottorato presso l’Università di Firenze 2013, Tutor Prof. Pinto.


[1] Archivio di Stato di Firenze (in seguito ASFi), Capitoli, Appendice, n. 28, cc. 18v-21r, citato in Salvadori, R. –Sacchetti, G., Presenze ebraiche nell’Aretino dal XIV al XX secolo, p. 33; Musetto risultava operare in società con altri, che non vengono menzionati dal Salvadori. Vedi Toaff, A., Umbria, doc. 653 e segg.

[2] Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 124. Dato che l’ammontare della tassa era proporzionale all’importanza del banco, se si considera che la cifra più alta ammontava a 225 scudi ( per Prato), mentre la più bassa era di 50 per Castrocaro, se ne deduce  che il banco di C. aveva una certa rilevanza. Gaio di Magister Angelo da Siena, che aveva ottenuto la condotta nel 1399 per Arezzo con l’accordo del 30% di interesse, risultava proprietario di una casa con orto a C.  a partire dal 1409. Cfr. Salvadori, R.- Sacchetti, G., op. cit., p. 22. 

[3]  Cfr. Toniazzi, M., I “da Camerino”: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, p. 117.

[4] ASFi, Capitoli, Appendice, n. 28, cc. 100r-103v, citato in Salvadori, R. – Sacchetti, G., op. cit., p. 34.

[5] Cfr. Borgolotto, E., Les Juifs à Florence au temps de Cosme l’Ancien, pp. 103-104.

[6] Cfr. Toniazzi, M., I “da Camerino”: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, pp. 116-117.

[7] ASFi, Otto di Guardia e Balia, Repubblica, n. 76, c. 17r; n. 88, c. 64r, citato in Salvadori, R. – Sacchetti, G., op. cit., p. 44. Cfr. ivi, p. 46.

[8] Cfr. Toniazzi, M., I “da Camerino”: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, p. 118.

[9] ASFi, Magistrato Supremo, 4450, c. 172v, citato in Salvadori, R., Breve storia degli ebrei toscani. IX-XX secolo,  Firenze 1995, p. 137, n. 3. L’unico ebreo censito ad Arezzo, risultava un sarto residente a C., che aveva preso bottega nel capoluogo. Cfr. Luzzati, M., La casa dell’Ebreo, p. 272, n. 14.

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