Sassari

Capoluogo di provincia. Posto nella Sardegna nord-occidentale, il territorio del sassarese è stato abitato fin dal neolitico e in tutte le epoche storiche (cartaginese, fenicia, romana e medievale), ma è solo nel 1131 che la città compare per la prima volta nelle carte geografiche. Fu l'ultima capitale del Giudicato di Torres e nel 1294 divenne libero Comune, confederato a Genova. In seguito fu conquistata dagli aragonesi.

Soldati ebrei, per lo più catalani, ma anche siciliani, parteciparono alla conquista di S., compiuta la quale, potevano, volendo, allontanarsi dalla città liberamente ed insediarsi nell'isola, cosa che fecero negli anni seguenti[1].

Gli ebrei di S. godevano e talvolta subivano i decreti e le ordinanze emanate dalle autorità civili ed ecclesiastiche, tra privilegi, amnistie, divieti e regolamenti: sottoposti alla giurisdizione del vicario locale, dovettero lasciare la città in seguito all'editto d'espulsione dai domini spagnoli (1492)[2].

A S. gli ebrei si insediarono intorno al 1345 nel quartiere di San Nicola (la juharia), ufficialmente menzionata per la prima volta nel 1354[3], posta nelle immediate vicinanze della cinta muraria, nei pressi dell'odierna discesa di Santa Croce.

La popolazione ebraica di S., si compose prevalentemente di mercanti e di pochi artigiani e sappiamo che, intorno al 1364, un Salomone da S. fu al servizio di Pietro IV, stipendiato[4].

Il numero degli ebrei di S. alla metà del '300 viene stimato in 100 anime circa e verso il 1400 in 200-300[5].

L'organizzazione interna dell'aljama sassarese ricalcava la struttura di quella delle altre della Sardegna, a loro volta basata sull'ordinamento delle Comunità catalane[6].

Nel 1381 gli ebrei di S. acquistarono una casa allo scopo di trasformarla in sinagoga, progetto che  venne realizzato due anni più tardi: il sito è ancor oggi rintracciabile[7].

Bibliografia

Tasca, C., Gli ebrei in Sardegna nel XIV secolo, Roma 1992.