Alghero

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Alghero

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Provincia di Sassari. Fondata dai Genovesi nell’ XI secolo, A. rimase sotto la famiglia Doria per molto tempo, eccezion fatta solo per il breve periodo di dominazione dalla famiglia Pisano (1283-4), per poi essere conquistata dagli aragonesi (1354).

Soldati ebrei, per lo più catalani, ma anche siciliani, parteciparono alla conquista di A., compiuta la quale, potevano, volendo, allontanarsene liberamente. Re Pietro IV, in una lettera indirizzata al generale Bernardo de Cabrera, concesse loro questo diritto e li invitò ad  insediarsi nei nuovi territori[1], dando così  vita anche al nucleo ebraico locale[2].

Le fonti d'archivio, che risalgono alla seconda metà del '300, dimostrano la rapida espansione economica e organizzativa del gruppo ebraico di A., formato da un primo numero di immigrati, al quale era seguita da un'altra ondata d'origine prevalentemente provenzale[3].

Nel 1432 Alfonso il Magnanimo concesse agli ebrei di A. i privilegi di cui godevano i cristiani e decretò che avessero un tribunale distinto, esentandoli anche dall'ascoltare le prediche conversionistiche dei frati[4].

Anche gli ebrei di A., inoltre, si avvantaggiavano delle amnistie di tutti i delitti (esclusi quelli più gravi) come ad esempio il perdono generale concesso dal vicario regio Francesco Mayoll nel 1448 a tutti i cittadini del centro sardo[5].

Nel 1451 gli israeliti di A. ottennero, poi, la approvazione dei capitoli che essi presentarono al Viceré Goffredo de Ortaffa, in base ai quali erano esentati dal portare il segno, potevano trattenere per un anno ed un giorno i servi convertitisi al cattolicesimo ed erano esentati dall'assistere alle cerimonie cristiane e dall'ascoltare le prediche nelle chiese. I segretari della Comunità venivano ora investiti di maggiori poteri in seno alla stessa, come il decidere sulle questioni ad essa inerenti e l’ infliggere pene civili, pecuniarie e detentive[6].

Numerose furono, comunque, anche le imposizioni restrittive, in particolare dagli inizi del '400 in poi, per lo più ispirate dalla Chiesa e di carattere religioso, che, però, avevano un impatto economico e sociale.

Gli ebrei di A. non furono mai relegati in un ghetto e la juharia fu il quartiere ebraico di libera scelta. In effetti, come altrove nel regno d'Aragona durante il XV secolo, l'irrigidimento delle restrizioni fu il preludio all'espulsione degli ebrei dai domini spagnoli. Questa avvenne nel 1492, dopo l'unione dell'Aragona con la Castiglia, durante il regno dei re cattolici[7].

Vita economica

Oltre che da medici, la popolazione ebraica della Sardegna, compresa quella di A., fu composta prevalentemente da mercanti e da artigiani. Fra questi ultimi figuravano calzolai, conciatori, fabbri, falegnami, maniscalchi e sarti, mentre tra in commercianti vi erano dei prestatori e cambiavalute, piccoli ed i grossi mercanti, bottegai e simili. Tra gli ebrei di A. vi furono, inoltre, appaltatori di entrate, tasse e diritti, ed altri professionisti ed i grossi mercanti furono coinvolti nel commercio internazionale, in primo luogo con l'Aragona, ma anche con altri paesi lungo del Mediterraneo, come la Sicilia, la terraferma italiana, la Francia, L'Africa del Nord, Maiorca, la Siria e così via. Fra le merci scambiate figurano gli articoli di prima necessità, soprattutto beni alimentari, nonché il vino, la lana, le stoffe, le pelli, i metalli (ferro, piombo, ottone), il corallo, i gioielli, le spezie, il sale ed altri prodotti[8].

Vita comunitaria

L'aljama algherese fu organizzata secondo l'uso presente nei domini aragonesi della penisola iberica. Fu diretta da un consiglio, che sceglieva  i segretari/ne'emanim. Questi, di solito in numero di tre, trattavano gli affari della comunità, la quale disponeva, inoltre, delle usuali cariche interne, come quelle dei collettori delle tasse e così via[9].

Gli ebrei di A., come gli altri dell'isola, disponevano di una sinagoga, di un cimitero, di una macello ed di altre istituzioni. Un documento del 1381 attesta, infatti, l’acquisto di un immobile, alla fine di trasformarlo in sinagoga[10], alla porta della quale, nel 1454, essi ottennero il permesso di apporre le insegne reali con lo stemma delle armi[11].

Il medico e rabbino Bonjuha Bondavin, rabbino a Cagliari e rabbino capo della Sardegna, ricopriva la stessa carica ad A. per un certo periodo al principio del '400[12].

Demografia

Mentre il primo insediamento ebraico ad A. fu di dimensioni modeste, la massima espansione della Comunità al principio del '400 portò il numero degli ebrei a 700-800 circa[13].         

Bibliografia

Bloch, I., Bonjusas Bondavin, in REJ 8 (1884), pp. 280-283.

Perani, M., Appunti per la storia degli ebrei in Sardegna, in Italia 5 (1985), pp. 104-144.

Spano, G., Gli ebrei in Sardegna, in Rivista Sarda 1 (1875) pp. 23-52 (ripreso in Il Vessillo Israelitico 27 (1879), pp. 115-6, 135-9, 164-7, 196-8, 229-33, 300-3, 328-32, 363-5).

Tasca, C., Gli ebrei in Sardegna nel XIV secolo, Roma 1992.

Tasca, C., Ebrei e società in Sardegna nel XV secolo, Firenze 2008.     


[1]  Tasca, C., Ebrei in Sardegna I, p. 98.

[2]  Ivi I, p. 100 e segg. Cfr. Ivi, p. 99 e segg. Tav. 8: Ebrei che partecipavano all'assedio di Alghero (1354), basata sui documenti riportati in appendice.

[3] Ivi I, p. 101 e segg.

[4] Ivi I, p. 111; II, doc. 246.

[5] Ivi I, l.c.

[6] Ivi I, l.c., II, Doc. 394.

[7] Ivi II, p. 47 e segg. Sul quartiere ebraico si veda ivi I, pp. 107, 131.

[8] Ivi I-II, passim e indice. Vedi ivi I, tav. 24, 26.  

[9] Ivi I, p. 109 e segg.

[10] Ivi I, doc. 486.

[11]  Ivi II, doc. 443; Perani, M., Appunti, p. 121.

[12] Tasca, C., op. cit., I, p. 109. Cfr. la voce Cagliari della presente opera.

[13] Tasca, C., op. cit, I, p. 106.

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