Corridonia

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Corridonia

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Corridonia, (Monte dell'Olmo, oggi Pausula)

Provincia di Macerata. Nata ad opera dei Longobardi nella seconda metà del VI secolo, fu conquistata da Francesco Sforza nel 1433.

La prima notizia relativa ad una presenza ebraica a C. risale agli anni 1408-1412, quando gli ebrei di C. vengono tassati assieme a quelli di altre località dello Stato Pontificio per finanziare la soldatesca di papa Gregorio XII: la somma loro spettante fu di 4 ducati e 5 bolognini  e di 1 fiorino e 15 bolognini.[1]

Negli anni quaranta del '400 C. fu scossa da un conflitto armato e tra le vittime delle ostilità vi fu anche Leone, medico del luogo[2].

Nel 1490 Isacco, oriundo di C., ma abitante a Perugia, firmò un atto di riconciliazione con Antonio Cechi e gli perdonò le percosse, le offese e gli insulti che aveva subito[3].

Nel 1510 abitava a C. maestro Abramo di Mosè. Sappiamo che Ricca, figlia di Raffaele da Spoleto e sposata con Abramo, aveva lasciato la casa coniugale per tornare a quella paterna, ma il padre l’aveva rimanda dal marito: le parti firmarono un accordo, convenendo che, se dopo un anno Ricca avesse rifiutato ancora di restare con Abramo, questi si sarebbe impegnato a divorziare ed a restituire le dote[4].

Nella prima metà del '500 vi furono dei legami stretti, sia di tipo economico che matrimoniale, fra ebrei di C., o oriundi del luogo, e correligionari umbri e marchigiani[5].

Banchi

L'apertura di un banco feneratizio a C. venne concessa nel 1530 a Manuello di Simone, ai membri della sua familia e soci. Essi potevano prestare anche a Montelparo, San Ginesio e altrove. L'anno seguente Ventura di Simone ottenne un privilegio simile per C. ed altri luoghi nelle Marche, che venne prorogato nel 1533, 1535, 1538, 1543 e 1544. Lo stesso Ventura rappresentò le comunità delle Marche presso la curia a Roma e perciò fu dichiarato immune da procedimento penale per aver insultato maestro Davide Siciliano. Ma questa non fu l'unica accusa rivolta a Ventura: nel 1539 fu, infatti, perdonato da papa Paolo III per aver fornicato con Fiora, figlia di Davide da Montemilone, suo nipote[6].

Altri banchieri residenti a C., però proprietari d'un banco altrove, furono i fratelli Michele, Rachamiele e Salomone da C., Michele di Dattilo, Elia di Simone e Salamone di Simone[7].

Nel 1548 Ventura e Salomone furono fra i beneficiari di un perdono generale concesso ai banchieri nelle Marche per aver infranto le regole del prestito stabilite per i banchi ebrei[8]

Bibliografia

Bartolazzi, P.P., Monselmo, Pausula 1887.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews,  8 voll., Toronto 1988-1991.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.


[1] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 579.

[2]  Ivi, doc. 749. Anche un altro medico ebreo, magistro Abramo di Terni, abitava a C. Si veda Bartolazzi, P.P., Monselmo, p. 101.

[3] Toaff, A., Umbria, doc. 1973.

[4] Ivi, doc. 2225.

[5] Ivi, doc. 2468, 2479-80, 2514, 2518, 2535, 2553, 2623.

[6] Simonsohn, S., op. cit., doc. 1484, 1517-8, 1632, 1734, 1749, 1898, 1953, 2322, 2400. Anche nel 1545 rappresentò le comunità delle Marche. Questa volta per il pagamento della vigesima (doc. 2473). Tra gli altri casi di adulterio e incesto tra i banchieri delle Marche vi fu l'incesto di Rachamiel di Salamone da C., banchieri a Mog;iano, con la figlia Dulcia. Fu perdonato da Balduino del Monte, fratello di papa Giulio III, governatore di Fermo, dietro pagamento d'una multa di ben 1.050 scudi.

[7] Ivi, doc. 1661 (1534), 1894 (1538), 1924 (1539), 2338 (1543).

[8] Ivi, doc. 2733.

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