Fabriano

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Fabriano

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Fabriano (פבריאנו)

Provincia di Ancona. Libero comune già prima del 1165, si ingrandì in seguito, diventando prospera e potente. Dopo essersi ribellata al dominio dei Chiavelli (Chiavelleschi) , che si erano imposti come  signori pressoché  assoluti, F. si diede a Francesco Sforza (1435-1444), per poi passare al dominio papale, pur reggendosi con proprie leggi.

 

Dai documenti a disposizione emergono alcune presenze ebraiche a F. a partire dal 1408, quando è attestata l'imposizione d'una tassa di 14 ducati e 8 bolognini ed in seguito (1412) di 4 fiorini e 33 bolognini per finanziare le truppe di papa Gregorio XII[1].

Nel 1427 è attestata l’attività creditizia di Abramo di Elia da Rimini, residente a  F.[2] , che dodici anni più risultava ancora  risiedere qui, dove prestava a un cittadino locale, insieme a Ventura di Dattilo, residente a Perugia, e ad altri ebrei (che non risultavano abitare a F.).  Nel 1440 Abramo era ancora in rapporti di affari con correligionari di Perugia e di Rimini e possedeva, insieme agli eredi di Manuele di Gionata, una proprietà nel quartiere di Poggio[3]. Cinque anni dopo, era residente a F. Isacco di Vitale di Ancona, che, tuttavia, prendeva una casa in affitto a Perugia. Un documento posteriore di tre anni, attesta poi la presenza nella località di Salomone di Angelo da Imola[4].

Nel 1455, in mancanza di medici cristiani, venne affidata la condotta medica ad un ebreo, di cui non si menzionava il nome: tuttavia, dato che egli non riuscì a procurarsi la licenza papale per curare pazienti cristiani, venne  licenziato l’anno successivo.

Due anni più tardi (nel 1458), ottenne la condotta medica con validità biennale  il celebre Magister  Mosè da Rieti, già all’incirca sulla sessantina., che ottenne la debita dispensa da Pio II[5].

Dal 1470 era in funzione a F. un Monte di Pietà che, tuttavia, non riuscì a soddisfare le esigenze creditizie della popolazione[6].

Nel 1483 Salomone di Giuseppe da Fermo (della Marca di Ancona), residente a F.,  risultava attivo nel commercio dei berretti e, da un documento posteriore di tre anni, relativo allo scioglimento di una compagnia di prestito operante a Cortona, si apprende della residenza a F. di Aleuccio di Abramo da Camerino[7].

Agli inizi del XVI secolo, la piccola comunità ebraica locale presentava una supplica alla magistratura comunale, lamentando i continui ed immotivati insulti cui era sottoposta [8].

Da un documento del 1516 si apprende, poi, che un ebreo perugino, originario di F., aveva preso a bottega Mosè di Giacobbe, figlio di Musetto di Gualdo, residente a F., per insegnargli l’arte della rilegatura dei libri[9].

Nel 1517, quando le truppe mercenarie guidate dal viceré di Napoli misero al sacco F., tra i cittadini che avevano subito notevoli perdite risultavano esservi  anche i mercanti ebrei Simone ed Emanuele, derubati di denaro ed oggetti preziosi per un valore di svariate centinaia di fiorini.[10]

Il Comune, per poter far fronte al finanziamento di una spedizione di soldati fabrianesi, che era il  contributo imposto alla città  per la liberazione di Clemente VII, dopo il sacco di Roma del maggio 1527, fu costretto a rivolgersi ad Eliseo di Giacobbe per un prestito[11]. Lo stesso papa concesse nel 1528 ad Eliseo una tolleranza per poter abitare nei territori papali, con moglie, concubine, figli e membri della famiglia e trafficare liberamente. La licenza di prestito per F. fu, inoltre, prorogata dallo stesso pontefice nel 1530. La vedova ed i figli continuarono poi l'attività bancaria dopo la morte di Eliseo[12]: uno dei figli, Zaccaria, venne assolto da papa Paolo III, dopo essere stato trovato colpevole d'aver tentato di assassinare il fratello Salomone[13].   

Due anni più tardi, i Priori nominarono dei probiviri che si occupassero di realizzare la decisione, presa dal Consiglio comunale, di aprire un banco feneratizio a F.: a tale scopo si incontrarono, pertanto, i probiviri con Eliseo e i suoi procuratori, decidendo di redigere una serie di capitoli da sottoporre al Consiglio per regolare l’attività feneratizia, che sarebbe stata, comunque, soggetta al controllo del Comune e condizionata dal permesso del governatore della Marca[14]. Nell’ottobre del 1529 furono stipulati patti feneratizi con Eliseo:  la concessione per aprire un banco era, però, subordinata al prestito al Comune, senza interesse e per almeno un anno, della cifra di 200 fiorini d’oro[15].  Tuttavia, per mancanza dell’”assolutoria” che avrebbe dovuto essere rilasciata dalla Camera Apostolica, Eliseo dovette sospendere l’attività creditizia e, pertanto, chiese la restituzione della somma prestata al Comune[16].  Prese da ciò origine un contenzioso che andò avanti per lunghi anni, coinvolgendo anche la moglie e gli eredi di Eliseo, che, solo dopo molte trafile burocratiche e impedimenti vari, sarebbero riusciti a recuperare il loro credito[17].

Per sopperire alla mancanza di denaro, il Comune si rivolgeva intanto ad ebrei non residenti a F., giungendo in seguito alla decisione di aprire un secondo Monte di Pietà, nel 1534[18]

Nel 1543, tale Andrea di Sante fu condannato a morte e alla confisca dei beni per aver ucciso l’ebreo fabrianese Ventura[19].

Presumibilmente in seguito all’attività  del  secondo Monte, andò estinguendosi  la presenza ebraica a F.[20]: in un documento del 1565 si legge doi monti di pietà […] prestano gratis et questa comodità non lascia stare hebrei nella Terra[21].     

Bibliografia

Castagnari, G., Presenze ebraiche a Fabriano nel XVI secolo, in Anselmi, S. -  Bonazzoli, V. (a cura di), La presenza ebraica nelle Marche.  Secoli XIII-XX, Ancona 1993, pp. 305-315.

Sassi, R. Un famoso medico ebreo a Fabriano nel secolo XV, in Studia Picenavol. VI (1930), pp. 113-123. Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews,  8 voll., Toronto 1988-1991.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.


[1] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 579.

[2] Toaff, A., The Jews in Umbria, doc. 791.

[3] Ivi, doc. 964, 970.

[4] Ivi, doc. 1060, 1273.

[5] Sassi, R., Un famoso medico ebreo a Fabriano nel secolo XV, 118-123.

 [6]  Archivio Storico Comunale di Fabriano (d’ora in poi ASCF), Sezione Cancelleria, Riformanze , vol. 19, cc. 222-229v, citato in Castagnari, R., Presenze ebraiche a Fabriano nel XVI secolo, p. 310, n. 29.

[7] Toaff, A.,  op. cit., docc. 1834, 1911.

[8] ASCF, Suppliche, vol 696, c. 235v,  cit in Castagnari, R., op. cit, p. 309, n. 3. Il Castagnari afferma  che gli ebrei si appellassero alla magistratura locale non solo per far cessare la situazione di disagio in cui venivano a trovarsi , ma  anche per ottenere il rispetto dei diritti concessi, senza, tuttavia, fornire indicazioni in merito ( cfr. Castagnari, R., op. cit., p. 305). 

[9] Toaff, A., op. cit.,doc. 2295.

[10] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze,  vol. 56, c. 162, citato in ivi, p. 309, n. 10.

[11] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 35, c. 125v, citato in ivi, p. 309, n. 14.

[12] Simonsohn, S., op. cit., doc. 1389, 1392, 1451, 1476. Dopo la morte di Eliseo nel 1534, i figli Salamon, Zaccaria e Ventura e la vedova Gratiosa continuarono ad esercitare il prestito in altre località. Per l’assoluzione dall'obbligo di prestare a F. si veda ivi, doc. 1683. Il suo patrimonio si era ridotto dopo la sua morte e perciò anche la tassa della vedova fu diminuita (ivi, doc. 1796). Nel 1539, invece, Gratiosa ed i figli Zaccaria e Giuseppe ottennero licenza del camerlengo papale di poter prestare a F. o a Montecchio (ivi, doc. 1944, 1948).

[13] Ivi, doc. 2295. Zaccaria aveva mescolato veleno alla farina con cui si preparava il pane in casa di Salamon. Fu condannato a morte e alla confisca dei beni. La remissione della pena avvenne dopo aver pagato una multa e ottenuto il perdono dalla vittima.

[14] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 36 c. 290 e c. 293, citato in Castagnari, R., Presenze ebraiche a Fabriano nel XVI secolo,  p. 309, nn. 15 e 16.

[15] Per il testo dei capitoli fra Eliseo e il Comune di F. per l’istituzione di un banco feneratizio a F., vedi Castagnari, R., op. cit., Appendice, pp. 310-315. Su Eliseo e la sua concubina si veda Simonsohn, S., op. cit., doc 1389.

[16] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 37, c. 24rv, citato in  Castagnari, R., Presenze ebraiche a Fabriano nel XVI secolo, p. 309, n. 22.

[17] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 37, cc. 208-209v, 235, citato in ivi, p. 309, n. 23.

[18] Castagnari,  R., op. cit., p. 308; cfr. ivi, p. 309, n. 27.

[19] Il Castagnari non fornisce altre informazioni sull’episodio, ma rimanda all’ ASCF, vol. 714, citato in ivi, p. 309, p. 22.

[20]  Esodo e conversioni posero fine alla comunità ebraica di F. secondo il Castagnari, che, però,  non fornisce ulteriori particolari, ma si limita a rinviare all’ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 57, cc. 99, 113v, citato in ivi, p. 310, n. 30.

[21] ASCF, Sezione Cancelleria, Riformanze, vol. 56, c. 126v, citato in ivi, p. 309, n. 2.

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