Marcaria

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Marcaria

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Marcaria (מרקריאה)

Provincia di Mantova. L’attuale centro è il risultato dell’unione dell’originaria M. e di Campitello tra XIV e XV secolo, andate a costituire una sola realtà confluita poi nel ducato di Mantova.

Il primo accenno alla presenza ebraica a M. risale al 1442, quando Salomone di David di Sicilia ricevette il permesso di fenerare e commerciare[1]: l’attività di prestito continuò poi nella località sino alla fine del secolo, con svariati banchieri[2], e non si arrestò neppure nel successivo[3].

In seguito alla guerra di successione mantovana, furono invasi svariati centri, fra cui M., nei quali vivevano ebrei[4]. Attraverso M. passò in questa occasione anche il gruppo di esuli che, costretti ad abbandonare Mantova, cercò rifugio a S. Martino[5].

Originario di M. fu il rabbino Iacob da Marcaria, fondatore della tipografia ebraica a Riva di Trento[6].

Non sono stati rinvenuti ulteriori documenti sull’insediamento ebraico nella località.

Bibliografia

Simonsohn, S., The History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.


[1] Archivio Gonzaga di Mantova, Libro dei decreti, 5 marzo 1442, citato in Simonsohn, S., History of  the Jews in the Duchy of Mantua, p. 211, nota 51.

[2] Nel 1455 il permesso di fenerare e risiedere nella località fu concesso a Emanuele (Menahem) di Bonaventura (Meshullam) da Urbino, a suo figlio e a suo genero Angelo (Mordekhay) di Monselice. Emanuele era stato in precedenza feneratore a Mantova, dove, in seguito, tornò la famiglia. Nel 1493 ricevette il permesso di fenerare Emanuele (Menahem)  di David da Ascoli, che, lo stesso anno, ebbe l’absolutio; due anni dopo, gli si affiancò Yosef, detto Fais, di Salomone da Pieve di Sacco, cui fu confermata l’autorizzazione a fenerare. Emanuele da Ascoli e Yosef da Pieve di Sacco ricevettero l’absolutio, nel 1497 (ivi, p. 211, nota 51).  

[3] Nel 1511 venne confermata la richiesta, avanzata dal Comune di M., di permettere a Yosef e ai suoi fratelli, figli di Mosè di Leuccio (Elia) da Rivarolo l’apertura di un banco; nel 1540, i figli di Mosè da Rivarolo continuavano a gestire il banco. Nel 1557 e nel 1562, era autorizzato a fenerare Simone (Shemuel) Kohen, cui si affiancò, nel 1565, Abramo da Colonia, rimasto solo a gestire il prestito, nel 1577. Ivi, p. 224 (nota).   

[4] Ivi, p. 51.

[5] Ivi, p. 56.

[6] Si veda alla voce “Trento” della presente opera.

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