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Gonzaga (גונזאגה)
Provincia di Mantova. Attestata nella documentazione dal X secolo, quando fu tra le aree date da Ottone I all’abbazia di Leno, G. passò poi ai Canossa, ai Casaloldi, ai Bonacolsi ed ai Corradi. Questi ultimi, divenuti così i Gonazaga, tennero la località sino al ‘700.
Il primo documento relativo alla presenza ebraica a G. è l’absolutio concessa a Mosè di Saul Levi, nel 1481[1]. L’anno successivo, lo stesso ottenne il permesso di costruire una casa e, nel 1495, ebbe, insieme a Mosè di Vitale (Yehiel), un’altra absolutio, mentre quest’ultimo ebbe l’autorizzazione a fenerare[2].
Dagli anni Trenta del Cinquecento, il banco di G. risultava in funzione,[3] continuando l’attività anche durante il primo trentennio del secolo successivo[4].
Nell’elenco dei pagamenti della tassa per il rinnovo del privilegio ebraico, nel 1587, figurava anche G. con 159 scudi, mentre dieci anni più tardi, vi compariva con 250 scudi[5].
Speciali misure di sicurezza per proteggere gli ebrei da attacchi della popolazione cristiana furono presi a G. in occasione della nascita dei figli di Francesco II (1609 e 1611)[6].
Negli anni Venti del XVII secolo, anche gli ebrei di G. furono poi obbligati all’acquisto forzoso del surplus di grano delle scorte ducali[7].
Nel 1711 la Comunità di Mantova inviò pure a G. una lettera circolare relativa alla partecipazione al giuramento di fedeltà alla Casa d’Austria[8].
Attività economiche
Oltre che nel prestito, gli ebrei di G. erano attivi anche nel commercio, come si desume dall’elenco del 1590 dei feneratori che erano al tempo stesso commercianti e che pagavano le tasse alla Comunità di Mantova, in cui figuravano, per questa categoria, cinque ebrei a G.[9].
Nella seconda metà del XVI secolo, era attivo come medico Orazio da Siena, che aveva ricevuto dal collegio dei medici di Mantova l’autorizzazione all’esercizio della medicina e chirurgia[10].
Demografia
L’unico dato a disposizione risale al 1711, quando risultava essere ormai rimasta nella località una sola famiglia ebraica[11].
Bibliografia
De-Rossi, G.B., Mss. Codices hebraici biblioth. I.B. De-Rossi, Parma 1803.
Margoliouth, G., Catalogue of the Hebrew and Samaritan Manuscripts in the British Museum, London 1905.
Simonsohn, S., The History of the Jews in theDuchy of Mantua, Jerusalem 1977.
[1] Archivio Gonzaga di Mantova, Libro dei decreti, 15 gennaio 1481, citato in Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, p. 213 (nota). Mosè di Saul ricevette l’absolutio per aver posseduto libri considerati contenenti espressioni ingiuriose rispetto al cristianesimo. Ivi, p. 685.
[2] Simonsohn, S., op. cit., p. 213 (nota). Isacco di Giacobbe Massarano copiò per Mosè di Saul il Mishneh Torah di Maimonide nel 1488 (Margoliouth, G., Catalogue of the Hebrew and Samaritan Manuscripts in the British Museum, Part II, n. 485). Egli stesso aveva copiato un libro di preghiere a Mantova nel 1474. De-Rossi, G.B., Mss. Codices hebraici biblioth. I.B. De-Rossi, Vol. II, cod. 973.
[3] Nel 1535 ricevettero l’autorizzazione a fenerare Ricca di Vitale (Yehiel) Rabeni e Salomone da Argenta, che lo detenevano anche nel 1540. Nel 1543 l’autorizzazione passò a Mosè di Elia da Rivarolo ed Aronne da Pesaro, tutori di Ricca, che vennero autorizzati ad affittare il banco a Salomone Finzi. Nel 1557 il banco era gestito da Aronne da Pesaro e, nel 1563 e nel 1577, dagli eredi di Aronne: Giona, Lazzaro (Eleazar ) e Padael, che, dopo essere stati autorizzati, nel 1581, a prendere dei soci, figuravano gestire il banco anche nel 1587. Simonsohn, S., op. cit., p. 225 (nota).
[4] Nel 1605 l’autorizzazione a fenerare era nelle mani di Fedele (Neeman) e Giona da Pesaro e di Mosè Milio; nel 1616 e nel 1626, era in quelle di Giuseppe e Zaccaria Melli. Ivi, p. 236 (nota).
[5] Ivi, pp. 165-166.
[6] Ivi, p. 127, nota 76.
[7] Ivi, pp. 279-280.
[8] Ivi, p. 144, nota 130.
[9] Ivi, p. 392, nota 220. Per il pagamento delle tasse negli anni successivi, vedi ivi, p. 393.
[10] Ivi, p. 648.
[11] Ivi, p. 412.