Titolo
Testo
Varignana (Castel San Pietro)
Provincia di Bologna.
Dalla documentazione relativa a gli ebrei entrati a Bologna nel 1418, risulta che uno di essi fosse di V.[1].
Un altro accenno al gruppo ebraico locale si trova in un documento del 1469 che attesta che vi aveva lo jus fenerandi Rosa, del fu Beniamino di Padova, moglie di Musetto di Vitale da Modena, detentore del banco della cappella di Santa Maria degli Uccelletti a Bologna, e, successivamente, di Musetto di Ventura, anch'egli di Bologna[2]. Un particolare da segnalare nella condotta di Rosa è che il prezzo da pagare per la concessione aveva forma di una sorta di affitto semestrale[3]. Si apprende, inoltre, che il tasso feneratizio mensile era di 5 denari per lira per i residenti e di 6 per i forestieri, mentre quello per il Comune era di 5 denari per lira, a partire dal secondo anno, ma, durante il primo anno, il prestito doveva venire concesso senza uxura alchuna[4]. In caso di furto del pegno, poi, Rosa avrebbe dovuto corrispondere al proprietario una cifra pari al valore stimato, mentre, nelle altre località del contado, il gestore del banco avrebbe dovuto corrispondere il doppio[5].
Ultimo dato che emerge da questa condotta è l'esenzione dal segno, seguita dalla precisazione che né laici né religiosi avrebbero potuto imporlo[6].
Da un documento del 1474, si apprende che Salomone del fu Leone di Salomone da Bologna, sposato a Pernuzia di Isaia del Pozzetto da Cesena, abitava a V.[7] ed un’ attestazione della presenza ebraica in loco si ha ancora nel 1550 e riguarda la tolleranza quinquennale concessa a Musetto di Simone di Carpi e a Devota, vedova di Mosè da Revere, con familiari e soci, per fenerare in una serie di località, tra cui V.[8].
Bibliografia
Campanini, A., Quod possit fenerari...Banchi, prestatori ebrei e comunità rurali del contado bolognese nella seconda meta del XV secolo, in Muzzarelli, M.G. (a cura di), Banchi ebraici a Bologna nel XV secolo, Bologna 1994, pp. 159-197.
Loevinson, E., Notizie e dati storici sugli ebrei entrati a Bologna nel secolo XV, in Annuario di studi ebraici 1938, pp. 125-173.
Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale fra tardo Medioevo e inizi dell'Età moderna, in Vivanti, C. (a cura di), Storia d'Italia, Annali 11, Gli Ebrei in Italia, Torino 1996, pp. 175-235.
Muzzarelli, M.G., Ebrei e città d'Italia in età di transizione: il caso di Cesena dal XIV al XVI secolo, Bologna 1984.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1] Loevinson, E., Notizie e dati statistici sugli ebrei, p. 138; p. 161. La presenza ebraica a V. è ricordata anche da Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale, p. 202.
[2] Campanini, A., Quod possit fenerari, p. 167; p. 175. Secondo questa fonte, Rosa sarebbe stata l'unica donna titolare di banco, nella seconda meta del XV secolo, a Bologna e nel contado. Ivi, p. 167.
[3] Ivi, p. 184.
[4] Ivi, p. 187.
[5] Ivi, p. 191.
[6] Ivi, p. 197.
[7] Muzzarelli, M.G., Ebrei e città d'Italia in età di transizione, pp. 149-150.
[8] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 2960. Le altre località indicate nel documento sono: Castel San Pietro, Medicina e Castel Guelfo.