Mirandola

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Mirandola

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Provincia di Modena. Posta a 32 km. a Nord-Est del capoluogo, a partire dal 1311 fu sempre sotto la signoria della famiglia Pico e, nel 1354, fu dichiarata feudo imperiale da Carlo IV. I Pico governarono, dunque, da quel momento come vicari imperiali sino al 1596, poi sino al 1617 come principi e, da quest'ultimo anno, come duchi.

Giulio II per cacciare i francesi al comando di Giangiacomo Trivulzio, la assediò, tra il 1510 e l'inizio del 1511, quando entrò vittorioso in città. Durante la guerra di successione spagnola, M. fu al centro di molte operazioni.

Il primo documento in cui si menzionano gli ebrei di M. risale al 1434, quando Giovanni e Francesco III, signori di M. e conti di Concordia, chiesero l'assoluzione papale dalla punizione per aver acconsentito che prestatori ebrei risiedessero nei loro territori: il Papa Eugenio promise di esaudire la richiesta, solo se li avessero espulsi[1].

Altri documenti, dal 1462 al 1482, alludono alla presenza ebraica a M.[2] La predicazione dei frati e, in particolare, quella di Fra Evangelista da Faenza, Minore Osservante nel 1495, indusse il popolo a promettere all'unanimità la fondazione di un Monte di Pietà, che fu istituito l'anno seguente con il consenso del signore Galeotto Pico[3]. Tuttavia, il prestito ebraico continuò e risulta che, talvolta, i cittadini cristiani, intendendo fenerare senza incorrere apertamente in problemi di coscienza, prestassero agli ebrei perche gestissero in loro vece l'attività di prestito. Per cercare di opporsi a questo stato di cose, il signore di M., con una grida del 1501 proibì di prestare agli ebrei, senza però sortire l'effetto desiderato[4].

Da un documento del 1548, si apprende che il figlio di Magister Raffaele astronomo di M. chiese che gli fossero estesi i diritti concessi al padre, defunto a Napoli, dopo essere fuggito durante il sacco di Roma[5].

Dopo un periodo di più di cinquant'anni, troviamo altre attestazioni della comunità di M. nel 1602, in occasione dell'arrivo nella località del predicatore Padre Bartolomeo da Saluzzo, un Minore Osservante, che riuscì ad imporre il ghetto e l'obbligo del segno[6]. Cedendo a queste pressioni, gli Estensi inauguravano con il ghetto di M. l'istituzione della segregazione ebraica nei loro territori[7].

Nonostante il clima poco favorevole, nel 1619 sorse un banco a M., gestito dagli ebrei locali, Vitale e fratelli de' Bondi, per concessione del Principe e autorizzato dal Cardinale camerario[8].

Per quanto concerne le conversioni, nel 1620 risultavano in un elenco dei convertiti della Cancelleria Spagnola anche Francesco della Mirandola e la moglie Antonia che chiedevano il permesso di mendicare nello Stato di Milano[9].

Dopo che Mantova era caduta nelle mani dei Lanzknechts (lanzichenecchi) imperiali, parte degli Ebrei mantovani, a seguito di fortunose vicende, trovò temporaneo rifugio nello Stato di M., accampandosi tra le rovine dei villaggi distrutti dalle truppe tedesche; la popolazione locale li sfamò a credito, ma a prezzi esorbitanti, in attesa che venissero gli aiuti da alcune Comunità ebraiche, tra cui, Ferrara. Giunto il permesso di tornare a Mantova, il Duca di M., pretese da ogni profugo ebreo il risarcimento delle spese sostenute dalla popolazione ospitandolo. Dopo aver raccolto la cifra necessaria con prestiti e collette, alla fine del 1630, 300 ebrei da M. tornarono a Mantova[10].

Verso la metà del XVII secolo, la Comunità risultava estinta, a seguito della distruzione della sinagoga dietro ordine del Santo Uffizio[11].

 

Ghetto

Una fonte storica riporta che: il ghetto ed il piccolo piazzale degli Ebrei era nelle strade dette del Ghetto e Messora[12].

 

Sinagoga

Nella prima metà del secolo XVII vi era una sinagoga a M., di cui scrive il Balletti: «Pare che la Sacra Congregazione fosse più tenace verso i pochi Ebrei della Mirandola: essendosi fatta una sinagoga, fu considerata come una 'nuova erettione' e venne ordine di demolirla»[13]. Il Roth riporta che l'episodio della costruzione e demolizione della sinagoga risale al 1637[14].

 

Cimitero

Secondo una fonte, gli ebrei avrebbero avuto il loro cimitero nell'area ove sorse in seguito lo "Spedale"[15].

 

Bibliografia

AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, Rimini 1987.

Balletti, A., Gli ebrei e gli Estensi, Reggio Emilia 1930.

Loevinson, E., La concession des banques de  prêts aux  Juifs par  les papes  des XVI  e XVII siècles",  REJ  (1932-33),  pp.183-189.

Massarani, A., L'esilio e il riscatto. Le vicende degli ebrei mantovani tra il 1527 e il 1631, Venezia 1634 (Facsimile con traduz. di Gustavo Calo, Bologna 1977).

Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.

Roth, C., The History of the Jews of Italy, Philadelphia 1946.

Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, Jerusalem 1982-1986.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll. Toronto 1988-1991..


[1] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 703.

[2] Simonsohn, The Jews in the Duchy, doc. 735, 1696, 1752, 1938, 2072, 2078.

[3] Il Monte si mantenne prospero nei secoli, conservando il carattere di prestare a modico frutto e anche gratis; nel 1598 ottenne l'istituzione canonica, in seguito agli scrupoli di coscienza della principessa Fulvia di Correggio e del figlio, Galeotto III (Balletti, A., Gli ebrei e gli Estensi, p. 65).

[4] Ivi, p. 70.

[5] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 2739.

[6] Balletti, A., op. cit., p. 170.

[7] Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 527; Roth, C., The History of the Jews of Italy, pp. 325-326.

[8] Balletti, A.,op. cit., p. 68; Loevinson, E., Banques de prêts, p. 72.

[9] Simonsohn, The Jews in the Duchy, doc. 4018, 4446, 4547.

[10] Roth, C., op. cit., p. 339; Simonsohn, S., Mantua, p. 57. Le travagliate vicende degli ebrei, durante la guerra di successione mantovana, e, tra l'altro, l'ospitalità interessata a M., furono descritte con dovizia di particolari da Massarani, A., L'esilio e il riscatto. Le vicende degli ebrei mantovani tra il 1627 e il 1631, p. 11 e segg.

[11] Roth, op. cit., p. 341.

[12] Papotti, Memorie storiche della citta e dell'antico ducato della Mirandola, 2 vol., Mirandola, 1876–1877, II, p. 81, citato in AA. VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 31.

[13] A.C.R. Catecumeni ed Ebrei 2. Lettera al vescovo di Reggio 25 aprile 1637, citato da Balletti, op. cit., p. 101, n. 2.

[14] Roth, op. cit., p. 383.

[15] Papotti, op. cit., II, p. 21, citato in AA.VV., op. cit., p. 102.

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