Luzzara

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Luzzara

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Provincia di Reggio Emilia. D'origine romana, sorge ad 1 km. dalla riva destra del Po, in posizione equidistante tra Parma e Reggio. L. fu sotto il dominio dei Gonzaga e sulle sue terre si combatté  nel 1702 l’omonima battaglia, che fu tra le più cruente della guerra di successione spagnola.

La prima attestazione di una presenza ebraica a L. risale al 1434, con l'apertura di un banco in loco da parte dei fratelli Matassia e Bonaventura di Magister Salomone, d'origine pisana[1].

Documenti del 1439 ci informano, poi, che si era stabilito a L. da Venezia il figlio del fu Magister Vitale di Francia, Salomone da Bologna, che decise di separarsi definitivamente dalla figlia di Magister Isach de Jachar, Oliva, convertitasi al cristianesimo con il nome di Clara[2].

Nel 1443 risultava esservi un nucleo ebraico a L.[3], ma le attestazioni successive si hanno soltanto circa un secolo dopo, con il permesso quinquennale, accordato dall'autorità papale a Emanuel Giuseppe di L. e ad Elia di Magister Ariel da Sabbioneta, di gestire con familiari e soci un banco[4]. Documenti dal 1563 al 1593 forniscono i nominativi dei feneratori locali, compresi i fratelli da Rieti e i fratelli Almagiati che furono implicati in un contenzioso, legato al prestito, con il dotto Abraham Yagel Gallico da Monselice[5].

La peste diffusasi nel 1575 da Trento a Verona e, quindi, nel ducato di Mantova, provocò il tentativo di fuga di una famiglia di banchieri dalla capitale ducale a L., che rischiò di sfociare in un massacro degli ebrei locali, come attestato dall'opera di Avraham Yagel Gallico, Ghe Hizayon[6].

Nel 1595 dietro ordine del vescovo di Mantova, furono presi provvedimenti relativi alla censura dei libri ebraici anche a L. ed in occasione della nascita dei due figli di Francesco II (1609 e 1611), furono prese speciali misure per proteggere gli ebrei di una serie di località del Mantovano, tra cui L.

Dopo che Carlo di Nevers ricevette, nel 1631, l'investitura imperiale di Mantova, tra i villaggi abitati anche da ebrei, passati sotto il duca di Guastalla, si annoverò anche L.

Nel contesto dei provvedimenti dell'autorità ducale, cui dovettero sottostare gli israeliti luzzaresi, è da segnalare l'acquisto forzoso di grano (a un prezzo, in quel momento, particolarmente alto), cui, nel 1622, furono obbligati con i problemi economici che ne conseguirono.

Nell'ultimo trentennio del XVII secolo, la Comunità ebraica di L., in difficoltà economiche, si rivolse a quella di Mantova per ricevere aiuti onde sopperire al fabbisogno dei propri membri poveri[7].

 

Attività economiche

Gli ebrei locali furono attivi nel prestito; per il rinnovo del permesso di fenerare, nel 1587, essi pagarono una tassa di 519 scudi e, dieci anni dopo, di più di 705 scudi.

Furono, però, attivi anche nel commercio, come si rileva dall'elenco del 1590, in cui venivano tassati tra i feneratori che erano dediti anche al commercio, anche tre ebrei di L. Un'attestazione indiretta del commercio di beni di seconda mano a L., verso la metà del XVII secolo, è offerta dalle ricerche su alcuni effetti rubati al sarto della duchessa di Mantova, condotta in una serie di Comunità, tra cui quella luzzarese, dietro richiesta di quella di Mantova, onde evitare ogni sospetto di spaccio di refurtiva. L'attività feneratizia a L. continuò anche nel primo trentennio del secolo XVII[8].

 

Sinagoga

La sinagoga di L., secondo quanto riporta il Balletti, si trovava in due stanze di una casa molto antica, come testimoniano i resti di vecchie pitture ritrovate in sito. Delle due stanze una serviva per le donne e l'altra per gli uomini e in quest'ultima c’era uno scabello in forma di Cattarino, da una parte vi è un Armario, dove tenevano la Bibbia o Genesi scritta in carta pecora, avvolta ad legno fatto a paosta, dintorno si trovano da otto scabelli di legno vecchi[9]. La sinagoga, nel 1640, diede nell'occhio dell'Inquisitore di Mantova che avrebbe voluto chiuderla, ma gli ebrei riuscirono a impedirlo, dimostrando che era in uso da più di settanta anni[10].

 

 

Dotti e rabbini

Visse per un periodo a L., alla fine del XVI secolo, il dotto Abraham Yagel di Hananyah di Monselice, che vi scrisse l'opera che gli diede notorietà, intitolata Lekah Tov (Il buon insegnamento), sulla fede ebraica, improntata ai testi del catechismo cristiano di cui risulta essere stato buon conoscitore. Tra le altre sue opere, una, Gei Hizayon,( La valle della visione), contiene la descrizione di visioni celesti: in una delle parti di cui quest'opera si compone, vi è un riferimento autobiografico all'attività feneratizia a L. e alle spiacevoli vicende personali che  ne derivarono all’autore[11].

Tra la seconda metà del XVI sedicesimo secolo e l'inizio del XVII, fu rabbino a L. Hananyah Elyaqim ben Asael Refael Rieti, originario di Bologna e trasferitosi, in seguito, a Mantova e, di lì, nel 1604, a L. Fu autore di note d'argomento talmudico, di svariati commenti e di inni, pubblicati e manoscritti[12].

Tra la fine del XVI secolo e il primo ventennio del XVII, furono presenti a L. per arbitrare una disputa tra i feneratori locali, i fratelli da Rieti, i rabbini mantovani Gershon Levi e Samuel Arli, che fu autore di responsa e di inni, pubblicati e manoscritti[13].

 

Bibliografia

 

AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, Rimini 1987.

Balletti, A., Gli ebrei e gli Estensi Reggio Emilia 1930.

Colorni, V., Judaica Minora, Milano 1983.

Luzzati, M., La casa dell'Ebreo, Pisa 1985

Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale fra tardo Medioevo e inizi dell'Età Moderna, in Vivanti, C. (a cura di) Storia d'Italia, Annali 11, Gli ebrei in Italia, Torino 1996, pp. 175-235.

Mortara, M., Indice alfabetico dei rabbini e scrittori israeliti,  Padova  1886. 

Ruderman, D. B., Kabbalah, Magic, and Science-The Cultural Universe of a Sixteenth-Century Jewish Physician, Cambridge, Massachusetts, London, England 1988.

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, Jerusalem 1982-1986.

Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.


[1] Luzzati, M., La casa dell'Ebreo, p. 243.

[2] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, I, doc. 22, 23.

[3] Simonsohn, S., Mantua, p. 17; p. 212.

[4] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc.2555; cfr. History, p. 146.

[5] Simonsohn, S., Mantua, p. 224. La presenza di un banco feneratizio a L., tra la metà del XV e la fine del XVI, è ricordata anche da Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale, p. 202.

[6] Simonsohn, S., Mantua, p. 30, n. 107. Per ulteriori dati su Gallico, si veda al paragrafo Dotti e rabbini.

[7] Ivi, p. 690; p. 127, n. 76; p. 60; pp. 279-280, n. 269; p. 72.

[8] Ivi, pp. 165-166; p. 392, n. 220; p. 393, n. 222; p. 447, p. 229, n. 91. Nel 1605, era stato concesso di fenerare ai fratelli Graziadio (Hananel) e Vitale (Jehiel) da Rieti, in seguito rinnovato; nel 1626, la concessione passava agli eredi di Angelo (Mordechai) Fano (Ivi, p. 236).

[9] Balletti, A., op. cit., p. 100.

[10] AA. VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 63; Simonsohn, S., Mantua, p. 570, n. 213.

[11] Per i particolari inerenti a questo aspetto dell'attività bancaria di Gallico, cfr. Simonsohn, S., Mantua, p. 252 e segg.; per un sunto della biografia e delle altre opere del Gallico, cfr. ivi, pp. 712-713. Per un'analisi della figura e dell'opera del Gallico, cfr. Ruderman, D. B., Kabbalah, Magic, and Science-The Cultural Universe of a Sixteenth-Century Jewish Physician, Cambridge, Massachusetts, London, England 1988; sulle disgraziate vicende inerenti all'attivita feneratizia di Yagel a L., cfr. ivi, p. 12 e segg.

[12] Simonsohn, S., Mantua, p. 731. Mortara, M., Indice, p. 54, n. 2. Colorni lo identifica con quel banchiere Graziadio da Rieti, che è stato menzionato come feneratore a L. (Colorni, V., Judaica Minora, p. 720, n. 1).

[13]  ivi, p. 357, n. 133. Su Samuel (Rafael) ben Mazliah Arli, cfr. ivi, p. 696.

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