Castel S. Giovanni

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Castel S. Giovanni

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Provincia di Piacenza. Appartenente alla regione romana di Liguria, il sito conobbe la dominazione longobarda e franca e fu in seguito feudo del monastero di San Colombano di Bobbio. Dopo essere stato distrutto e ricostruito ad opera del signore di Piacenza nel XIII secolo, dal XIV al XVI fu feudo dei Fontana, degli Arcelli, dei Pallavicino e dei Dal Verme.

Nel 1454 il Duca Francesco I Sforza consentì a Giuseppe di Simone, residente a Venezia, di stabilirsi a C. come feneratore, godendo dei privilegi degli ebrei del Ducato, e gli concesse di rifugiarsi a Cremona e a Casalmaggiore in caso di guerra.

Nello stesso anno, intervenendo a favore di Israel di Piacenza, il Duca menzionava la presenza di un ebreo a C., con cui Israel era indebitato. Sempre nel 1454 il podestà locale ricevette ordine di inviare immediatamente al Duca tale Mandolino di C., pena gravi provvedimenti qualora l'ebreo non si fosse presentato a tempo debito. Da documenti successivi, relativi al viaggio di Mandolino, risultava che egli era agente di Simone Samuele, “inzegnere” ducale, quando quest'ultimo era occupato a causa dei suoi impegni con il Duca e, presumibilmente, e che il suo viaggio aveva attinenza con il saldo di un debito contratto da Abraham Dano con Simone Samuele.

Nel 1470 circa, tra i banchi ebraici ubicati nei domini feudali, veniva menzionato anche quello di C. e due anni dopo, il podestà ricevette ordine di promuovere la composizione amichevole della disputa tra Mosè e Isacco, da un lato, e Jacobo de Oliariis, dispensiere alla corte ducale, dall'altro. Documenti di poco posteriori riportano che i due ebrei erano in lite per l'affitto con i proprietari cristiani della casa in cui abitavano, uno dei quali era presumibilmente il de Oliariis. Il contenzioso continuò negli anni e, nel 1475, risultava esservi implicata, per un debito con Oliaro (de Oliariis), anche tale Mina, in procinto di lasciare C. mentre al podestà veniva ordinato di provvedere perché Jacobo adducesse delle prove, prima di costringere Isacco a pagare l'affitto.

Nel 1477 Isacco di C. presentò una supplica circa una garanzia richiestagli e il commissario di Cremona ebbe ordine di far luce sulla questione e di agire con justicia et honestà[1].

Un'attestazione del fatto che gli ebrei di questa località erano in numero tale da raggiungere il quorum necessario si evince dal permesso ottenuto, nel 1534, da Vitale Emanuele da Fano, feneratore, di costruire qui una sinagoga e di esercitarvi il culto[2].

Ci resta, poi, un'attestazione di attività ebraica legata al commercio, anziché al prestito, in un documento della metà del XVI secolo, da cui risulta che l'ebreo Isacco aveva comprato dal capitano Ascanio Picenardi 4.000 assi: tuttavia, stante il divieto di esportazione senza licenza, ne faceva invano richiesta.

Nel 1556 Raffaele de Meli di C. chiese aiuto al governatore di Piacenza per recuperare il proprio credito con due piacentini cristiani, di cui uno risultava in precarie condizioni di salute ed inabile a saldare. Con questo documento si chiudono le attestazioni della presenza ebraica a C.[3].

Bibliografia

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, Jerusalem 1982-1986.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.


[1] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy, II, doc. 1652.

[2] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1659; History, p. 130.

[3] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, I, doc. 298, 308, 290, 327, 331, 332, 1182, 1379, 1392, 1563; II, doc. 1652, 2714, 2876, 2981.

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