Cotignola

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Cotignola

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Provincia di Ravenna. Il centro, distante 35 km dal capoluogo e posto presso la riva sinistra del torrente Senio, fu sotto il dominio degli Sforza e degli Estensi.

Secondo il Bonoli, la presenza ebraica a C. poteva forse risalire al periodo sforzesco: sotto gli Estensi, vi abitavano alcune famiglie che formavano un piccolo Ghetto[1], che presumibilmente era piuttosto una "giudecca", ubicata nel vecchio e piccolo Castello di C. oggi chiamato la Castellina[2].

Nella Castellina vi erano anche la sinagoga, al loro numero confacevole[3], ed il banco feneratizio.

Dall'esame degli atti notarili del XVI secolo rogati a Lugo, che riguardano anche gli Ebrei di C., si apprende che, nel 1569, abitava ed operava a qui Mosè quondam Mesulem da Terracina, che successivamente avrebbe operato come banchiere a Lugo, secondo quanto attesta una stipula del 1587: nella seconda metà del XVI secolo, infatti, risulta aver retto il banco di C. Isaia di Modena, il cui agente e mandatario era Emanuele di Terracina, che in un documento del 1587 veniva indicato ad presens bancherius Lugi[4] e che, secondo una fonte, sarebbe da identificarsi come il fratello del già ricordato Mosè da Terracina[5]

Nel 1576 João Lopez, alias Samuel Abudiente, d'origine portoghese, trasferitosi da Venezia a Ferrara, ottenne la gestione del banco feneratizio di C., insieme all'ebreo italiano Pincas Finzi[6] e, tre anni dopo, la condotta passò al Lopez (Abudiente) e al conterraneo Abraham Verdai, con l'aggiunta di una clausola speciale che consentiva loro di godere di tutte le prerogative dei banchieri ebrei, facendo eccezione alla regola che escludeva la "Nazione portoghese" dall'esercizio dell'attività feneratizia.

Poco dopo aver ricevuto il banco, il Lopez, sospettato dall'Inquisizione di essere giudaizzante e tradotto a Roma con un folto gruppo di portoghesi, scampò alla morte con un solenne atto di abiura, nel 1583. Nonostante le insistenze papali, Alfonso II d'Este non lo reintegrò nella gestione del banco di C. e, anzi, non lo volle neppure far tornare a vivere nel suo Stato: il Lopez, pertanto, si trasferí a Roma, dove fece fortuna alla corte di Sisto V[7].

Da un documento del 1588 risultava essere ancora banchiero in C. Abram Verdaio (Abraham Verdai)[8] e nel 1595, si trova testimonianza scritta dell'esistenza della giudecca, menzionata sopra[9].

Oltre all'attività feneratizia, praticata al tasso del 20%, gli ebrei di C., per indulto de Principi tenevano affittanze di possessioni, e di Case, e mercantavano colle compre e vendite de Bovi, de Cavalli e simili[10].

Sempre secondo la stessa fonte, l'ultimo banchiere di C. fu tale Abramo di Castro: nel 1598 C. passò allo Stato pontificio e gli ebrei dovettero abbandonare la località per recarsi in uno dei tre ghetti in cui era consentita loro la residenza[11].

 

Bibliografia

 

Balletti, A., Gli ebrei e gli Estensi, Reggio-Emilia 1930.

Bonoli, G., Storia di Cotignola terra nella Romagna inferiore, partita in due libri, Opera del Padre Maestro fra Girolamo Bonoli da Lugo, Ravenna MDCCXXXIV, Libro I

Di Leone Leoni, A., Due personaggi della 'Nation Portughesa' di Ferrara: un martire e un avventuriero, in RMI LVII (1991), pp. 407-448

Muzzarelli, M.G., La comunità ebraica a Lugo fra Medioevo ed Età moderna, in  Storia di Lugo, I, Forli 1995, pp. 229-30; p. 234.

Volli, G., Gli Ebrei a Lugo, in Studi romagnoli, 4 (1953), pp. 143-185.


[1] Bonoli, G., Storia di Cotignola, pp. 41-42.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

[4] Muzzarelli, M.G., La comunità ebraica a Lugo, p. 230.

[5] Muzzarelli, M.G., op. cit., p. 234; pp. 229-230.

[6] Di Leone Leoni, A., Due personaggi della 'Nation Portughesa' di Ferrara, p. 415, n. 40.

[7] Alla morte di Sisto V, il Lopez, che pure aveva raggiunto il grado di "Depositario della dateria apostolica", sospettato di malversazione e, in seguito, prosciolto da ogni accusa, preferì fuggire dalla città alla volta di Salonicco, dove tornò all'ebraismo e allacciò rapporti con il Sultano, proponendogli di costituire a Costantinopoli una dataria simile a quella di Roma. Nel 1592 fu condannato ad essere bruciato in effigie poichè di "Christiano era divenuto due volte hebreo" (Di Leone Leoni, op. cit., p. 435).

[8] Balletti, A., Gli ebrei e gli Estensi, p. 67.

[9] De hoc Ebreorum contubernio extat memoria in quondam folio soluto de anno 1595, et servatur inter scripturas Auctoris  (Bonoli, G., op. cit.).

[10] Ibidem.

[11] Volli, G., Gli Ebrei a Lugo, p. 178.

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