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La prima attestazione di una presenza ebraica a C. risale al 1516, quando si trasferì da Cremona un Bonomino: chi avesse voluto riscattare i pegni avrebbe dovuto recarsi nella nuova residenza del prestatore, mentre i pegni rimasti per 15 giorni oltre l'anno di prestito non avrebbero più potuto essere riscattati e sarebbero stati venduti.
Nel 1529 Girolamo Pallavicino permise agli ebrei di stabilirsi a C. e nel 1548, risultavano risiedervi Abram da Vigevano e Simone da Meldola, che si appellarono in quell’anno al governatore per una disputa su alcuni privilegi in contrasto con quelli loro accordati.
Qualche mese dopo, il commissario di Borgo San Donnino ordinò l'espulsione degli ebrei da una serie di località, tra cui C., ma, dato che numerosi erano coloro che erano indebitati, i banchieri ottennero di restare ancora un anno, durante il quale, tuttavia, non avrebbero potuto prestare: nella stessa data, il governatore prolungò comunque di due mesi il permesso di residenza per gli israeliti che vivevano nelle località in questione.
Nel 1553 circa dopo il passaggio sotto la Spagna, gli ebrei presentarono richiesta al re perché riconfermasse per altri 10 anni i privilegi accordati loro dalle autorità feudali, più vantaggiosi di quelli concessi da Francesco Sforza ai correligionari dello Stato di Milano. Tre anni dopo, le autorità accolsero favorevolmente la petizione di tale Abram di C. e di Elia di Borgo San Donnino per ottenere il pagamento del debito contratto dai soldati del conte Ferrando de Ludrone.
La presenza ebraica a C. era attestata ancora nel 1575, quando si fa menzione di tale Isacco, e nel 1586 con Donato de Ottolengo, Giuseppe di Vigevano e Guglielmo di Vigevano. Dopo l'espulsione, si stanziarono qui quelle famiglie che non volevano allontanarsi troppo da Cremona e, pertanto, nel 1601, troviamo Ventura di Giacobbe Lodi, Gabriele Zalsiburdo (Zalsiburg), noto come Pegoloto, del fu Giacobbe di Cremona, e Consiglio del fu Michele Padoano, procuratore del fratello, Salomone di Mantova.
C. si trovava, inoltre, nella rete dei banchi ebraici vicini come quelli di Fiorenzuola, Colorno e Bussetto, che vennero autorizzati dalla Sede Apostolica tra la fine del '500 e la metà del '600.
Da documenti della prima metà del XVIII secolo, risulta che gli ebrei risiedevano e feneravano in una serie di luoghi, tra cui C., non potendo vivere a Parma e a Piacenza, passate nel frattempo sotto l'impero. Circa l'insediamento ebraico in queste città le autorità deliberarono facendo riferimento al privilegio concesso, nel 1726, dal Duca Francesco Farnese[1].
Sinagoga
La notizia che a C. esisteva una "scuola" risale al 1529 e dalla "Nota delle famiglie e delle persone ebree esistenti a C." del 1757 risulta che vi era una "Casa della Sinagoga"[2].
Cimitero
Il cimitero più antico di C., di incerta datazione, ma sicuramente risalente ad un periodo anteriore al XVIII secolo, risulta essersi trovato in un non meglio precisato "orto", mentre il più recente risale alla fine del XVIII secolo e si trova nella via del Morlenzo, in prossimità del cimitero comunale[3].
Bibliografia
AA.VV., Cultura ebraica in Emilia -Romagna, Rimini 1987.
Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43
Rava, V., Gli israeliti nelle province parmensi, in L'educatore israelita, XVIII (1870), pp. 241-248.
Sacerdoti, A., Guida all'Italia ebraica, Casale Monferrato 1986.
Segre, R., Gli ebrei lombardi nell'età spagnola, Torino 1973.
Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, 4 voll., Gerusalemme 1982–1986.
[1] Simonsohn, S., The Jews in the Duchy, II, doc. 2359, 2572, 2578, 2817, 2979; III, doc. 3663, 4376 (p. 2038 e p. 2039 e p. 2041), 4715; IV, p. 2638; Segre, R., Gli ebrei lombardi, p. 29; p. 126. Loevinson, E., Banques de prêts, p. 178 e segg.
[2] Cfr. AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 57.
[3] AA.VV. op. cit., p. 91; Sacerdoti, A., Guida all'Italia ebraica, p. 184.