Correggio

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Correggio

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Provincia di Reggio Emilia. Sito a meno di una ventina di km. dal capoluogo, il centro fu sotto il dominio dei da Correggio, circa dalla fine del XII secolo sino al XVII secolo, quando passò agli Estensi di Modena. Resa dall'imperatore contea nobile nel 1452, C. fu innalzata in seguito al grado di città ed eretta a principato nel 1616, raggiungendo un certo splendore fino al 1634, quando il principe Siro fu spodestato dal suo dominio: mal vigilando la propria zecca, egli ne aveva lasciato uscire moneta alterata, venendo condannato dall'imperatore d'Austria Ferdinando II ad una forte multa nel 1630. Non potendo pagare, la Casa da Correggio dovette cedere il principato nel 1634 agli Estensi di Modena. Don Giberto da Correggio tento di impossessarsi nuovamente dei beni perduti dal nonno, ma, nel 1698, C. fu riconfermata agli Estensi.

 

Allo stato presente degli studi, il primo documento attestante un nucleo ebraico a C. risale al 1441, quando Datulino del fu Aleucio da Perugia, abitante a Ferrara, agendo in nome di Datulo suo figlio abitante nel castello di C., dichiarò d'aver ricevuto 4 ducati dovuti a Datulo[1].

Nel 1459 il conte Antonio da Correggio, anche a nome del fratello Manfredo e del nipote Niccoló, concesse un banco feneratizio a due fratelli ebrei, Dattero e Manuello, di presunta origine pesarese[2].

Nel 1465 il Duca Francesco I Sforza rinnovando la absolutio agli ebrei del Ducato, menzionava Emanuel (Menahem), Zachariah e Solomon di magister Vitale Manuel (Jehiel Menahem) di C. e, quattro anni dopo, tale Dactilo (Joab), residente a C., chiedeva al Duca il permesso per accedere liberamente a Felino, nel distretto di Parma, dove aveva figli e parenti. Quasi una ventina di anni dopo, il signore di C.[3] revocava il salvacondotto concesso a Elia da C. e al cognato Giuseppe, obbligandoli a pagare il debito contratto a suo tempo con Emanuel di Abbiategrasso[4].

Il gruppo ebraico locale fu incrementato dagli esuli dalla Spagna, giunti verso la fine del secolo XV, che introdussero qui l'arte della tessitura delle sete e dei velluti, secondo l'uso dei Paesi d'origine[5].

Gli israeliti furono attivi anche nella zecca che il conte Camillo, nel 1603 e nel 1604, affidò, per dieci anni, ad Abram Jaghel e David Ricco, ai quali concesse la facoltà di acquistare immobili, alla pari di tutti gli altri cittadini, decretando inoltre, che dovessero essere fatti cittadini in virtù delli predetti capitoli, come honorandi et privilegiati et essere favoriti da S.E. nel suo stato come fuoria dallo stato in ogni honesta et giusta occorrenza come li propri della sua corte et servitori....[6].

Riguardo al prestito, nel 1594 gestiva il banco di C. tale Leone Finzi (il cui stemma recante un cervo, ne ha fatto presumere l'origine dalla tribù di Neftali)[7]. In seguito, nel 1607, il banco fu in mano a Benedetto Calimani, insieme a Salvadore (forse suo figlio) e, nel 1618, il principe Siro concesse all'ebreo Angelo del fu Israel da Fano, banchiere a C. e ai suoi successori, compagni, fittavoli ecc." il diritto di abitare a C. con le famiglie "e commerciare e comprare e possedere case ed orti per abitazioni loro e terreni per seppellire i morti...[8].

Anche nelle "Costituzioni, ovvero gride della città di C." del 1625 vengono menzionati gli ebrei a titolo di banchieri e feneratori[9] e, da documenti rimastici, risulta che Siro da Correggio aveva concesso nel 1609 la gestione del banco, per dodici anni, ad Angelo Colombo da Fano, rinnovandogliela nel 1621 per altri dodici anni[10].

Nel 1633 fu rinnovata ancora una volta la concessione per il banco, la cui gestione presumibilmente venne affidata all'ultimo zecchiere ebreo, Guglielmo Tesei[11].

Con il decadere degli Estensi, anche la posizione degli israeliti venne facendosi più precaria. Tuttavia, a seguito dell’istituzione del ghetto a Reggio, a C. gli ebrei continuarono a dimorare nelle proprie abitazioni, sebbene, in vista della sua costituzione anche in questa località , svariati ebrei emigrassero a Mantova e a Verona[12].

Nel 1750 Francesco III dette nuovamente agli ebrei di C. il permesso di soggiorno nei suoi Stati[13] ed una statistica del 1793 riporta che essi  a C. erano 177 (88 maschi e 89 femmine) e dimoravano in 36 case, di cui 30 di proprietà ebraica[14]. Per quanto riguarda l'organizzazione comunitaria, nel 1750 venne qui fondata la "Compagnia di pubblica assistenza ai malati israeliti"[15].

 

Ghetto

Da un documento dell'Archivio di Stato di Reggio Emilia, risulta che il primo tentativo di costituire un ghetto a C. risale al 1736, e che provocò, come reazione da parte ebraica, la supplica al governatore di non essere costretti a passare in un luogo disabitato lontano da tutte le strade maestre e abitato solo da poveri miserabili in miserabili tuguri fatti di terra che sono tutti cadenti ... ne anche....sicuri né di giorno né di notte... esposti a qualunque insulto e disgrazia[16]. Due anni dopo, gli ebrei riuscirono a sventare il provvedimento di chiusura del ghetto (sito in via Casati) mediante portoni, installati, invece, nel 1782 e rimossi nel 1796[17]. Nel ghetto furono costrette ad abitare le famiglie più povere, mentre gli abbienti continuarono a restare fuori, nelle case di proprietà, come risulta dal censimento catastale del 1786, che attesta che gli ebrei abitavano non solo nel quartiere Filatoio - ove era il ghetto - ma anche altrove[18].

 

Sinagoga

Da un documento ottocentesco, si apprende dell'esistenza di una sinagoga di epoca anteriore all'inizio del XIX secolo, in stato di sempre crescente giornaliero deperimento[19] e di dimensioni ormai troppo ridotte per la comunità[20].

 

Cimitero

Nel 1459 Antonio, signore di C., concesse ai fratelli Dattero e Manuello la licenza di acquistare un pezzo di terra da adibire alla sepoltura dei defunti ed un analogo permesso venne dato dal principe Siro, nel 1618, ad Angelo del fu Israel da Fano.

Nel VII dei capitoli concessi agli ebrei nel 1750 Francesco III permise l'acquisto e il possesso di terra da adibire ad uso cimiteriale: era, inoltre, consentito agli ebrei porre lapidi e segni per riconoscere il luogo delle sepolture e custodi a loro piacimento; infine, venivano aboliti dazi, pedaggi o altri balzelli, nel caso essi dovessero trasportare un defunto all'interno dello Stato.

Nel 1781 il governatore ordinò il trasferimento del cimitero ebraico fuori città, ma, in seguito alle rimostranze ebraiche, revocò il provvedimento. Da una lettera del 1783, con cui gli ebrei di C. si rivolgevano alla Comunità di Modena per perorare la causa del vecchio cimitero, risulta che esso era un terreno di poche "tavole", molto appartato, posseduto dall'Università di C. da molto tempo[21]. Secondo una fonte, esso sarebbe stato ubicato oltre la Rocca di C.[22].

 

Bibliografia

 

AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, Rimini 1987.

Balletti, A., Gli Ebrei e gli Estensi, Reggio-Emilia 1930.

Finzi, R., Correggio nella storia e nei suoi figli, Reggio Emilia 1968.

Franceschini, A., Presenza ebraica a Ferrara, Firenze 2007.

Loevinson, E., La concession de banques de prêts aux Juifs par les Papes de seizième et dix-septième siècles, in REJ, 92 (1932), pp. 156-178.

Loevison, E., Notizie e dati statistici sugli ebrei entrati a Bologna nel secolo XV, in Annuario di studi ebraici, Roma 1938, pp. 125-173.

Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro- settentrionale fra tardo Medioevo e inizi dell'Età moderna, in Vivanti, C. (a cura di), Storia d'Italia, Annali 11, Gli ebrei in Italia, Torino 1996, pp. 175-235.

Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.

Roth, C., The History of the Jews of Italy, Philadelphia 1946.

Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, Jerusalem 1982-1986.


[1] Francheschini, A., Ferrara, Doc. 442.

[2] Finzi, R., Correggio nella sua storia e nei suoi figli, p. 111. La presenza ebraica a C. è ricordata anche dal Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale, p. 202.

[3] Presumibilmente, si trattava di Borso da Correggio che, coi fratelli Giberto e Galeazzo, era signore di C. in quel periodo (Simonsohn, S., The Jews in the Duchy of Milan, II, doc. 2159).

[4] Ivi, I, doc. 925, 1126; II, doc. 2159.

[5] Finzi, R., op. cit., p. 111.

[6] Articolo 7 del contratto, datato 8 luglio 1603, citato ivi, p. 112.

[7] Finzi, R., op. cit., p. 111. Nel 1589 gestiva il banco di C. tale Zaccaria ebreo. Balletti, A., Gli Ebrei e gli Estensi, p. 67.

[8] Atto del 9 gennaio 1618, citato in Finzi, R., op. cit., p. 111.

[9] Il Finzi, senza tuttavia fornire dati, riporta che gli ebrei si dedicavano attivamente anche ai commerci. Ibidem.

[10] Loevinson, E., La concession de banques de prêts aux Juifs, p. 168.

[11]Loevinson, E., Notizie e dati statistici, p. 141; Finzi, op. cit., p. 112.

[12]Cfr. Finzi, R., op. cit., p. 113.

[13]AA.VV., Cultura ebraica in Emilia Romagna, p. 95.

[14]Finzi, R., op. cit., p. 112.

[15]Ivi, p. 113.

[16]AA.VV., Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 25.

[17]Attingendo all'Archivio di Memorie Patrie di Correggio, attualmente in parte irreperibile, il Finzi fornisce questi dati (Finzi, R., op. cit., pp. 112-113. Cfr. AA.VV., op. cit., p. 25). Il Milano, invece, fornisce come data del progetto di istituire un ghetto a C. il 1779 (Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 302).

[18]Le case abitate da ebrei site nel ghetto (quartiere Filatoio) erano 14, mentre nel quartiere di S. Quirino vi erano 5 case, in Borgovecchio 2, in S. Domenico 8 e in Piazza Padella vi era una sola casa (Finzi, R., op. cit., p. 112). Sul ghetto di C. si veda, inoltre Balletti, A., Gli Ebrei e gli Estensi, p. 187; Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, pp. 527-528; Roth, C., The History of the Jews of Italy, p. 328.

[19]AA.VV., op. cit., p. 62.

[20]Ibidem.

[21] Ivi, p. 95.

[22]Ibidem.

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