Castel Bolognese

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Castel Bolognese

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Castel Bolognese (קאסטל בולוניזה )

Provincia di Ravenna. Posto in pianura, alle falde delle prime colline e bagnato dal torrente Serio e  dal  rio  Sanguinario, è attraversato dalla Via Emilia e fu fondato nel 1389 da Bologna come difesa da Faenza. C. entrò, in seguito, nello Stato Pontificio, facendo parte prima della legazione di Bologna e poi di quella di Ravenna.

Gli Ebrei gestivano sicuramente un banco  di prestito a C. nel  secolo XVI,  prima  dell'espulsione dallo  Stato  della   Chiesa, ma la loro presenza era già  attestata nel Quattrocento[1].

Nel  1522 Raffaele  di  Faenza  ricevette  una  concessione decennale  per  praticare  il prestito in questa località e, dieci anni dopo, risulta che un ebreo originario di C. (Vitale  di Salomone) ebbe un’uguale concessione per Bologna e il suo distretto. 

Nel  1533 i  fratelli  Emanuel  e  Abraam  di Giuseppe, residenti a C., ottennero, insieme a familiari e  soci, una licenza valida sette anni per gestire un  banco feneratizio al  30%  annuo, nonché l'esenzione dal segno distintivo e il godimento dei privilegi assicurati  ai  feneratori  di Faenza e di altri luoghi della Romagna.

Nell'elenco degli ebrei che dovevano versare la  vigesima al papa, figura nel 1535 anche l’ebreo banchero de Castel bolognese con 80 scudi[2].

Nel  1543  una  concessione  quinquennale  venne, poi,  data   a Gratiadeus di Habraam di Monselice e a Samuele di Emanuele di Castelfranco (con i loro familiari e soci) per gestire un banco feneratizio a C., secondo le modalità previste per i correligionari romagnoli. Due anni dopo (1545), il vescovo di Bologna o  il  suo  vicario ebbero l'incarico  di  occuparsi dell'appello di Isacco di Giuseppe di Monselice,  residente a  C.,  in  conformità  con  l'approvazione  della petizione firmata dal cardinale Bartolomeo Guidicciono, alla  presenza del Papa[3].

Quartiere  ebraico

Da  un  documento  del  1870  risulta  l'esistenza  di  una giudecca,  posta nel  vicolo  dei  Giudei, che partiva dall'allora vicolo di S.  Petronio (cambiato, poi,  nel 1876, nella  via Morini e che comprendeva anche la vecchia via  Guazzabuglio) e sfociava nella piazzetta Fanti[4].

Bibliografia

Bondoni,S. M. - Busi, G., Cultura ebraica  in  Emilia-Romagna, Rimini 1987.

Larner, J., The Lords of Romagna, London  1965.

Loevinson,  E.,  Notizie  e  dati  statistici  sugli  ebrei entrati a Bologna nel secolo XV, in Annuario di studi  ebraici 1938, pp.125-173.

Luzzati,  M., Banchi  e   insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale fra tardo Medioevo e inizi  dell'Età moderna, in Vivanti, C. (a  cura di), Storia d'Italia, Annali 11, Gli  ebrei in Italia, Torino 1996, pp. 175-235.

Simonsohn, The  Apostolic  See and the Jews, 8 voll. Toronto 1988-1991.

Stern, M., Urkundliche Beiträge über die Stellung der Päpste zu den Juden, I, Kiel  1893. Volli, G., Gli Ebrei  a Lugo, in Studi romagnoli, 4 (1953), pp. 143-183.



[1] Nel registro in cui venivano annotati gli ingressi a Bologna, nel 1413, si trova menzione di tale Isach ebreus di C. (Loevinson, E., Notizie e dati statistici, p. 146). Una presenza ebraica, legata al banco feneratizio, è ricordata anche dal Larner, J., The Lords of Romagna, p. 134, dal Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale, p. 202 e dalla Volli, G., Gli Ebrei a Lugo,  pp. 143-183.

[2] Stern, M., Urkundliche Beiträge, I, p. 77.

[3] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1296, 1568, 1589, 2327, 2482.

[4] Bondoni, S.M. - Busi, G. ( a cura di), Cultura ebraica in Emilia-Romagna, p. 44.

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