Bitonto

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Bitonto

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Bitonto ( בוטונטו , בוטונטי)

Provincia di Bari. Città posta sul primo gradino della Murgia barese, a ovest di Bari, da cui dista pochi chilometri. Fu municipio romano sulla Via Traiana. Nel 1412 fu possesso feudale di Giacomo Caldora, duca di Bari, e nel corso dello stesso secolo fu dei Ventimiglia, degli Orsini, degli Acquaviva d'Aragona e dei Cordoba. Nel 1551 la città riacquistò la propria autonomia. Sede vescovile attestata dalla fine dell’XI secolo[1], nel 1443 era tassata per 638 fuochi e nel 1545 per 2.170.

 

Sul finire del dominio angioino, B. ospitava una notevole comunità ebraica, impegnata prevalentemente nella mercatura e nel prestito. Le compravendite concernevano soprattutto olio, panni, vestiti, coperte, cortine, animali, terreni agricoli. Tra il 1420 e il 1422 – sotto Giovanna II d’Angiò-Durazzo – apparteneva ad essa il provenzale Maestro Cresca Meir, il quale fu in corrispondenza epistolare con un ebraista cristiano di Venezia, il nobile Marco Lippomano, che aveva avuto notizia della sua ricca biblioteca di libri ebraici[2]. In epoca aragonese vi fiorì una scuola, bet midrash, dove nel 1486 Mosheh ben Shem Tov Haviv compose un poemetto che premise alla sua opera  Darqe no’am (un sommario della poetica e della versificazione ebraica basato sulla poetica di Aristotele), e nel 1489 Yosef lo Scriba ha-Sefardi trascrisse per Menahem b. Avraham Meir Le opinioni dei filosofi (Kawwanot ha-filosofim) di Al-Gazali nella traduzione ebraica di Yehudah Natan con il commento aristotelico-averroistico di Mosheh Narboni (sec. XIV)[3].

Nel 1510, Ferdinando il Cattolico, nuovo signore del Regno, decretò una prima espulsione generale degli ebrei e dei cristiani novelli dal suo nuovo dominio. A questa data, i nuclei ebraici di B. erano 30, su un totale di 1131 fuochi cittadini. In forza del decreto di espulsione, essi lasciarono la città, che chiese di essere alleggerita del loro carico fiscale. Fatte le dovute investigazioni, risultò che dalla fine del mese di aprile 1511 non vi era più alcun ebreo e fu quindi concesso la riduzione richiesta[4]. I nomi degli ebrei che componevano la comunità di B. nel XV secolo mostrano che essi erano nella quasi totalità di origine provenzale e catalana. I due elementi si ritrovano nel  Yuhasin (libro di preghiere per i giorni festivi) di rito catalano copiato nel 1456 da Mordekay b. Eliyyah Alì originario della Provenza e venduto nel 1468 in B. da Moshè ðazvi[5].

Nel 1520 i napoletani, a nome di tutti sudditi, esposero al sovrano «il bisogno grandissimo che teneno de li hebrei» e impetrarono perciò la grazia di largire opportuni privilegi a quelli rimasti e di in­vitarne altri da fuori, ciò che fu accordato da Carlo V il 23 novembre 1520.

A B., dopo l’esodo del 1511, gli ebrei tornano a essere documentati nel 1515. Tra questa data e il 1532 ebbero il domicilio qui gli ebrei Morus, Ayoyus e suo figlio Abram, Daniel, e Mactia e vennero invece nella città per affari i baresi Daniel Cudutus, Daniel Aziza, Raphael de Isac, Angelus de Iosep Belli Infanti e Melus Bellinfantus. I negozi riguardavano pelli bovine, panni, indumenti, olio, lino, cavalli, buoi, terreni, prestiti di denaro. Talvolta gli israeliti erano in lite tra loro o con cristiani per crediti contestati.

Rinnegando gli accordi presi, il 3 gennaio 1533 il vicerè Don Pietro de Toledo ordinò che nel termine di sei mesi, maschuli et femine, piccholi et grandi, non exceptuandone alcuno, andassero via o si convertissero al cristiane­simo, mentre quelli che restavano sarebbero diventati schiavi e avrebbero perso ogni loro bene. Grazie alle insistenti suppliche della popolazione, si addivenne a trattative e, nel 1535, ad un nuovo accordo. Nel frattempo, la vita e l’attività degli ebrei a B. scorrevano secondo il solito e non sembra che risentissero delle difficoltà  generali. Solo si aggiungeva talvolta nei contratti la clausola che il soddisfacimento del debito sarebbe stato anticipato se essi fossero stati costretti ad esulare prima della scadenza fissata per il pagamento.

Contraddicendo anche l’ultimo accordo, però, nel maggio del 1541 il Viceré pubblicò un bando di espulsione generale, che scadeva irrimediabilmente il 31 ottobre di quell’anno. Il 16 agosto 1541 Guglielmo di Consilio di Fano e sua moglie Smiralda, unitamente a Struga, zia materna di Smiralda, ebrei dimoranti a Bari, vendettero all’abate bitontino Domenico Capirro due loro case situate in B.: l’acquirente si impegnò a rivederle loro allo stesso prezzo nel caso gli ebrei tornassero nel Regno entro tre anni. Da notare che i giudei in città frammisti ai cristiani, anche se prevalentemente nella zona sud[6], ed è significativo che nella ricca documentazione finora esaminata non compaia mai il toponimo “iudeca”.


Bibliografia

 

AA. VV., La presenza ebraica in Puglia. Fonti documentarie e bibIiografiche, a cura di C. Colafemmi­na, C. – Corsi, P. ‑ Dibenedetto, G., Bari 1981.

Busi, G. - Campanini, S., Marco Lippomano and Crescas Meir. A humanistic dispute in Hebrew, in Una manna buona per Mantova. Man Tov le-Man Tovah. Studi in onore di Vittore Colorni per il suo 92° compleanno, a cura di Perani, M., Firenze 2004, pp. 169-202.

Busi, G., L’enigma dell’ebraico nel Rinascimento, Torino 2007.

Carabellese, F., La Puglia ebraica nel secolo XV da fonti inedite, Bari 1901-1907, voll. 1-2.

Colafemmina, C. - Dibenedetto, G. (a cura di), Gli Ebrei in Terra di Bari durante il Viceregno spagnolo.  Saggio di ricerche archivistiche, Bari 2003.

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei a Bitonto, in Sefer Yuhasin 2 (1986), pp. 45-49.

Maiorano, G., Fonti per la storia degli ebrei a Bitonto: gli Atti del notaio Pellegrino Coccia, in Sefer Yuhasin 1 (1986), pp. 14-16; 30-32.

Mongiello, G.,  Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970.

Pasculli, G.,  La storia di Bitonto, Bitonto 1962.

Poli, G., Fonti per la storia degli ebrei a Bitonto: gli Atti del notaio Leonardo Carofiglio (1519-1540), in Sefer Yuhasin 14-15 (1998-1999), pp. 41-55.

Tamani, G., Manoscritti e libri, in L’Ebraismo dell’Italia Meridionale Peninsulare dalle origini al 1541, a cura di C. D.Fonseca e altri, Galatina 1996.

 

 

 


[1] Pasculli, G.,  La storia di Bitonto, Bitonto 1962;  Mongiello, G.,  Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970.

[2] Busi, G., L’enigma dell’ebraico nel Rinascimento, Torino 2007, pp. 13-23.

[3] Tamani, G., Manoscritti e libri, p. 227.

[4] ASNa, Sommaria, Partium 83, 122v; Tesorieri e Percettori 5386.

[5]Tamani, G., Manoscritti e libri, p. 239.

[6] La presenza ebraica in Puglia. Fonti documentarie e bibliografiche, a cura di C. Colafemmina, P. Corsi, G. Dibenedetto, pp. 85-88.

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