Troia

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Troia

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Provincia di Foggia. Posta sulla dorsale di un colle dominante il Tavoliere della Puglia, T. è l’erede alto-medievale dell’antica Aecae e nel 1019 i bizantini ne fecero una fortezza per contrastare i longobardi di Benevento. Nel 1059 la città fu conquistata da Roberto il Guiscardo. Nel 1443 T. fu tassata per 613 fuochi e nel 1532 per 604.

 

Come in altre località, anche a T. i normanni furono munifici con la Chiesa. Tra l’altro, il duca Ruggero (1085-1101) sottopose alla sua giurisdizione i giudei della diocesi e le donò gli utili fiscali provenienti dalle loro attività, tra cui pare fosse preminente quella della tintoria. Il privilegio fu confermato dal duca Guglielmo (1111-1127) e nel 1156 dal re Guglielmo I[1]. La consistenza della comunità giudaica di quei secoli può essere desunta dal gran numero dei suoi membri che nel 1294 passarono al cristianesimo sotto le pressioni degli angioini. Furono, infatti trentatre i giudei che in quell’anno vennero registrati come cristiani novelli ed ai quali, in ricompensa dell’abiura, fu concessa l’esenzione delle tasse vita natural durante[2].

La presenza ebraica a T., come altrove, rifiorì sotto gli aragonesi (1441-1501). Nel 1480 il medico ebreo Angelo de T. fu incaricato del versamento di 15 ducati nelle mani del commissario di Capitanata Garsia de Vera: la somma era parte del contributo di 757 ducati, 4 tarì e 10 grani raccolti in quell’anno tra gli israeliti di Capitanata e Principato Citra[3].

Nel 1490 la comunità risultava composta da cinque nuclei familiari, che rispondevano ai nomi di Mastro Vitale fornaio, Emanuele Tudisco, Masello o Mosè Tudisco, Mastro Mele chirurgo e Ventura di Trani. È probabile che quest’ultimo sia il Ventura Vita che nel 1480 si era appellato alla Camera della Sommaria contro le autorità di T., che volevano sottoporlo ai pagamenti fiscali insieme agli altri cittadini. Ventura affermava, invece, di non esservi tenuto avendo dimorato a T. solo alcuni mesi, trascorsi i quali era andato ad abitare a Trani, dove soddisfaceva ai propri obblighi. La risposta della Camera fu favorevole al ricorrente, a condizione però che realmente  egli si fosse trattenuto a T. solo per poco tempo[4].

Nel 1492 i nuclei saranno sette, elencati sotto i nomi di Ventura, Abram Tudisco, Manuele de Isac, Masello, Mastro Vitale, Mastro Mele ed un altro Mastro Vitale. In merito ad essi la Camera della Sommaria ribadì che erano tenuti ai pagamenti fiscali ordinari essendo stati annoverati con i fuochi cittadini[5].

Le occupazioni prevalenti degli ebrei locali erano il commercio ed il prestito di denaro. Assai attivo nei due campi appare nel periodo aragonese Mastro Vitale, probabilmente non il fornaio, il quale nel 1492 aveva anche a Deliceto un banco di prestito, affidato alle cure di un incaricato[6].

I disordini antigiudaici che scoppiarono nel Regno alla notizia dell’arrivo di Carlo VIII di Francia coinvolsero anche T., portando a depredazioni delle case degli ebrei  e, soprattutto, alla distruzione di tutte le scritture creditizie[7]. Fu questo l’unico episodio di ostilità antiebraica registrato qui e le sue motivazioni non avevano nulla di confessionale. Anche gli attriti attestati per gli anni 1490-92 tra l’università cittadina ed i suoi ebrei, che si rifiutavano di pagare la tassa ordinaria ritenendo di non esservi obbligati, erano di pretta natura fiscale.

Nel 1534, tuttavia, due ebrei troiani, Abram e Mahomet, furono chiamati in causa in una denuncia presentata contro parecchi cristiani novelli di Manfredonia accusati di cripto-giudaismo. Secondo tale denuncia, i due procuravano ogni anno ai cristiani novelli il pane azzimo necessario per la celebrazione della Pasqua giudaica[8]. L’episodio non influì, comunque, sulla presenza e l’attività dei giudei a T., che perdurò sino al 1541, quando Carlo V espulse definitivamente gli ebrei dal regno di Napoli. Del periodo vicereale, oltre ad Abram e Mahomet, sono noti Conforto e suo figlio Rizio, imprigionati a Bitonto nel 1535 come evasori fiscali e rimessi in libertà per intervento di don Samuel Abravanel, ed il prestatore Mastro Angelo (1540-41)[9]. Allo stesso periodo dovrebbe appartenere messer Iosef da T., proprietario di un codice recante il commento grande di Averroè agli  Analitici posteriori di Aristotele copiato nella vicina Ariano Irpino nel 1476 e da lui venduto al genero Mosè b. Isaaq da Lanciano[10].

L’antico quartiere degli ebrei si trovava all’estremità sud-occidentale della città, nei pressi della chiesa di San Basilio e del castello. Nelle sue immediate vicinanze sorgeva la chiesa di S. Bartolomeo de Iudeis. Al di sotto del quartiere, a qualche chilometro di distanza, un leggero rialzo nel digradare della campagna porta ancor oggi il nome di Giudea. Nella tradizione orale, in realtà, il rilievo è più propriamente chiamato Toppo de’ Giudei, “toppo” essendo il termine con cui nel dialetto locale si indica una elevazione del terreno. Tale nome è l’esatto equivalente del nome latino con cui la località era già indicata in epoca sveva, ossia Monticellus Iudeorum[11]: probabile che il terreno portasse questo nome perché ospitava il cimitero dei giudei.

 

Bibliografia

 

Codice Diplomatico Pugliese, edito da Martin, J.P., Bari 1976.

Colafemmina, C., Cristiani novelli a Manfredonia nel secolo XV, in Atti dell’11° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia (San Severo, 2-3 dicembre 1989), a cura di Gravina, A., San Severo 1990, pp. 269-278.

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990.

Colafemmina, C.,Ebrei e cristiani novelli in Puglia. Le comunità minori, Bari 1991.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Richler, B. (a cura di), Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, Jerusalem 2001.

Silvestri, A., Una fonte per la storia della guerra di Otranto nel 1480-81, in Archivio Storico  Pugliese XXXIII (1980), I-IV, pp. 205-46.

 

 

 

 


[1]Codice Diplomatico Pugliese XXI, pp. 281, 283, doc. 94.

[2]Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 55.

[3] Silvestri, A., Una fonte per la storia della guerra di Otranto, p. 216.

[4]Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia, pp. 77-78, doc. 60; p. 38, doc. 38.

[5] Ibid.,  p. 99, doc. 88; pp. 100-101, doc. 90.

[6]Ibid. pp. 107-108, doc. 100.

[7] Colafemmina, C., Ebrei e cristiani novelli in Puglia, p. 142.

[8] Coniglio, C., Ebrei e cristiani novelli a Manfredonia, p. 68.

[9] Colafemmina,C.,  Documenti per la storia degli ebrei in Puglia, pp. 307-308, doc. 334, Id., Ebrei e cristiani novelli in Puglia, pp. 143-144.

[10] Richler, B., Hebrew Manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, p. 344, n. [1266], (con traslitterazione errata Troyes)

[11] Codice Diplomatico Pugliese XXI, pp. 395-397, doc. 141, Colafemmina,  Ebrei e cristiani novelli in Puglia, pp. 138-139, 144.

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