Siponto

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Siponto

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Siponto (סיפונטו ,סיפונטא ,ציפונת)

Provincia di Foggia. Importante città della Daunia e colonia romana nel 194 a. C., S. divenne nel primo Medioevo il porto principale della Puglia settentrionale per l’immissione nei circuiti commerciali adriatici e del Mediterraneo orientale delle derrate alimentari prodotte nel Tavoliere. La città, contesa a lungo fra Bizantini e Longobardi, fu occupata dai Normanni nel 1039. Il terremoto del 1223, l’interramento del porto e la malaria, convinsero man mano i suoi abitanti  a trasferirsi in un vicino casale, più sicuro e salutare. Il trasferimento della popolazione fu completato nel 1256 per ordine del re, Manfredi di Svevia, da cui il nuovo agglomerato, divenuto città, fu denominato Manfredonia. S. è attestata come sede vescovile nel 465[1].

 

Agli inizi dell’XI secolo un gruppo di giovani della comunità ebraica di S. partì per Pumbedita  per seguire in quell’accademia, sulle rive del Tigri, le lezioni di rabbi Hai Gaon (m.1038). Al ritorno essi fondarono una scuola di studi talmudici, a capo della quale fu messo rabbi Leon ben Elhanan. In questo cenacolo si formarono, tra gli altri, rabbi Anan bar Marinos ha-Cohen e rabbi Isaq ben Melkisedeq[2].  

Di Anan bar Marinos ha-Cohen si conoscono alcuni responsi, uno dei quali, sulle modulazioni del suono del corno (shofar) nella festa di Rosh ha-Shanah, è citato dagli studiosi contemporanei insieme con un responso di rabbi Qaloni­mos ben Shabbatai di Roma (ca. 1030-1096). Anan bar Marinos era anche poeta. Della sua attività di compositore ci è giunto un inno da recitarsi al termine del Sabato, che è un’invocazione appassionata al profeta Elia, araldo del Messia, perché venga al più presto. Al profeta viene ricordato che il tempo stabilito per la venuta del salvatore d’Israele - computato in alcuni circoli giudaici a poco dopo il Mille dell’era volgare- era già trascorso ed il giogo dei nemici  era divenuto oltremodo gravoso.

L’altro grande esponente della scuola sipontina fu rabbi Isaq ben Melkisedeq (ca. 1090-1160).  Egli fu il primo italiano che commentò per esteso la Mishnah, ma della sua opera ci sono pervenuti soltanto il Commento del primo e del sesto Ordine: Zera’im (“Sementi”) e Tahorot  (“Purificazioni”). Da S. Isaq si trasferì a Salerno.  Beniamino da Tudela nel suo Libro dei viaggi menziona il figlio Yeudah al primo posto fra i dotti di quella comunità e ricorda suo padre Isaq come «il grande Rabbino venuto da S.». Abraham ben David da Posquières (1125 ca.-1198), che cita sovente i suoi commenti, chiama  R. Isaq ha-Rav ha-Yevanì, «il Rabbino Greco», a motivo della sua forte impronta bizantina. L’interpretazione di R. Isaq era in linea con la tradizione pugliese perché si basava in particolar modo sul Talmud di Gerusalemme e sulla Tosefta, senza trascurare gli antichi commenti e le traduzioni bibliche. Per amor di chiarezza, ricorreva anche al greco e all'arabo, o traduceva in vernacolo i termini ebraici[3]. Ma forse non tutti condividevano il suo insegnamento ed il suo metodo: Heinrich Graetz, infatti, pensa che sia lui la «locusta greca» contro cui diresse la propria satira Abraham ibn Ezra (1089-1164) durante una visita a Salerno nel 1140 ca.[4].

L’ultima notizia sugli ebrei di S. riguarda la conversione al Cristianesimo, insieme alla famiglia, di un certo Leucio. Per lui nel 1220 papa Onorio III chiese al priore del monastero di S. Leonardo di S. la concessione del sussidio annuale di un’oncia, per evitare che il neofita «staccata la mano dall’aratro, fosse costretto a guardare indietro, a ignominia del nome cristiano»[5].

 

Bibliografia

 

Colafemmina,  C., Un inno di Rabbi Anan bar Marinos ha-Cohen da Siponto in onore del Profeta Elia, in Atti 10° Convegno sulla Preistoria-Protostoria e Storia della Daunia (San Severo, 17-18 dicembre 1988), San Severo 1989, pp. 169-186.

Graetz, H., Geschichte der Juden, Leipzig 1891-1909.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Gross, H.,  Isaak b. Malki-Zedek aus Siponto und seine süditalischen Zeitgenossen, in Magazin für jüdische Geschichte und Literatur, II (1875), n. 6, pp. 21-23; n. 7, pp. 24-26; n. 8, pp. 29-30; n. 9, pp. 33-34; n. 10, pp. 37-38; n. 11, pp. 42-44.

Güdemann, M., Geschichte des Erziehungswesen und der Cultur der abeländischen Juden, Wien 1884, pp. 65-66, 303-306.

Pavoncello, N.,  R. Izchak ben Malkizedek da Siponto, in Sefer Yuhasin, 4 (1988).

Schechter, A.I.,  Studies in Jewish Liturgy, Philadelphia 1930.

Serricchio, C., Iscrizioni romane, paleocristiane e medievali di Siponto, Manfredonia 1978.

Serricchio, C., Note su Siponto antica, Manfredonia 1976.

 

 

 

 

 


[1]Serricchio, C., Note su Siponto antica, Manfredonia 1976; Id.,  Iscrizioni romane, paleocristiane e medievali di Siponto, Manfredonia 1978.

[2] Schechter, A.I.,  Studies in Jewish Liturgy, pp.115-118.

[3]Pavoncello, N.,  R. Izchak ben Malkizedek da Siponto, pp. 155-156.

[4]Graetz, H., Geschichte der Juden, vol. VI, pp. 172-173.

[5]Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 46.

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