Titolo
Testo
Nel 1491 la Camera della Sommaria ordinò ai gabellieri del vicino passo di Civitate di rispettare, a favore del giudeo Perez Salomone abitante a S., le immunità e franchigie riconosciute ai cittadini di quella località. La lettera recava in inserto il capitolo regio che riconosceva ai giudei il diritto a godere di tutti i privilegi e immunità che godevano i cittadini dei luoghi in cui essi abitavano[1].
Qualche anno più tardi le autorità di S. notificarono alla Camera della Sommaria che erano insorte questioni con i giudei locali circa la macellazione delle carni, la fede da dare ai registri tenuti dagli ebrei e la giurisdizione in caso di controversie con i cristiani. I giudei, infatti, quando erano chiamati in giudizio esigevano che la causa fosse trattata dinanzi al loro giudice ordinario, che era in quel tempo Giulio de Scorciatis, ma quando erano essi la parte lesa, volevano che la causa fosse discussa senza indugi dinanzi al capitano della città. La risposta della Sommaria giunse il 15 marzo 1494: quanto alla prima questione, quella relativa alle carni, la Camera ordinò di stare alla consuetudine seguita nel passato. Per quanto concerneva i registri, ad essi si doveva prestare fede in conformità con i privilegi concessi dal re agli ebrei e per quanto riguardava la giurisdizione, tutte le controversie tra ebrei e cristiani dovevano essere portate dinanzi al capitano della città, al quale però si intimava di amministrare la giustizia con imparzialità e celerità[2].
Bibliografia
Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia e nel Mezzogiorno nella Biblioteca Comunale di Bitonto, in Sefer Yuhasin 9 (1993), pp. 19-44.
Colafemmina, C., Ebrei in Capitanata: Serracapriola, Deliceto, Apricena, Cerignola, in Archivio Storico Pugliese 33 (1980), pp. 247-255.