Giovinazzo

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Giovinazzo

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Giovinazzo

Provincia di Bari. Sorge una decina di miglia a nord di Bari, sulla costa dell’Adriatico. L’insediamento medievale, con la cattedrale e il castello, era raggruppato su di un breve promontorio cinto di mura, la cui cortina meridionale fu abbattuta nell’´800. Dal 1523 fu dei Di Capua, duchi di Termoli, e dal 1531 di casa Gonzaga, che la tenne per lungo tempo[1]. Sede vescovile dal secolo XI, nel 1443 era tassata per 260 fuochi e nel 1532 per 467.

Nel 1465 Beniamin di mastro Iacob chiese al commissario regio Strucco Marsilio di Barletta di non iscriverlo con i giudei di Bari, essendo egli cittadino di G., di cui fruiva di tutte le esenzioni e franchigie fiscali[2]. Nel 1478 nella località prestavano su pegno una giudea di nome Ientila, Gauso di Trani e suo nipote Iaco[3].

Quando nel 1495 Carlo VIII di Francia invase il Regno, parecchi neofiti di Trani, per sfuggire alle violenze scoppiate contro di loro, si rifugiarono a G. e la città li accolse con benevolenza e li protesse. Poco dopo però i profughi decisero di trasferirsi a Barletta, da cui potevano seguire meglio i propri interessi nella vicina Trani. Il rammarico dei giovinazzesi fu grande e i neofiti poterono partire solo dopo essersi solennemente impegnati a tornare, quando la provincia si fosse acquietata. Il re, Federico II d’Aragona, al quale i cittadini chiesero nel 1496 di obbligare i neofiti al ritorno, espresse il suo beneplacito alla richiesta, ma non se ne fece nulla[4]. Privilegi concessi dalla Corona nel 1498, nel 1505 e nel 1507 testimoniano una nuova presenza in loco e una forte volontà degli abitanti a mantenerla[5].

Nella prima metà del secolo XVI la piccola comunità ebraica di G. era dominata dalla figura di Mastro Vitale di Mastro Iosep. Personalità  autorevole, fu eletto nel 1533 dalle comunità di Terra di Bari loro procuratore per recarsi a Napoli a negoziare, insieme a don Samuel Abravanel, la permanenza degli ebrei nel Viceregno, minacciati da Carlo V. Nel 1540, alla vigilia dell’espulsione definitiva, egli abitava ancora a G. ed in quanto banchiere, egli ebbe rapporti anche con le due maggiori istituzioni locali: la chiesa cattedrale, a cui prestò nel 1522 il denaro per l’acquisto di un prezioso piviale di velluto, e l’università, a cui fece nel 1538 un grosso mutuo per sovvenire a spese militari imposte alla città.

La convivenza con i cristiani sembra fosse pacifica e con mutui vantaggi, ma un’annotazione nell’Emortuale di Don Giovannello Sasso, uno dei tre sacerdoti a cui nel 1522 Mastro Vitale prestò il denaro per l’acquisto del piviale liturgico, rivela il disprezzo profondo che sul piano confessionale, almeno qualcuno tra il clero, nutriva verso gli ebrei. Il dotto canonico, infatti, paragonò a un cane una defunta giudea che i suoi correligionari avevano seppellito fuori della città: Die Sab(bati) VIIII 1504. Obiit Altadonna iudea et sepulta ut canis, sicut erat, extra civitatem ab aliis iudeis[6].

Una contrada rurale di G. portava nel 1552 il nome di Cortaglia de la giudea[7]: è probabile che il toponimo indicasse il luogo dove la locale comunità seppelliva i propri defunti.

 

Bibliografia

Bonserio, M., Ebrei a Giovinazzo: tre pergamene inedite del secolo XVI, in Sefer Yuhasin 8 (1992), pp. 21-36.

Bonserio, M., Due nuovi documenti per la storia degli ebrei a Giovinazzo, in Sefer Yuhasin 20 (2004), pp. 39-48.

Bonserio, M., Le conclusioni decurionali della città di Giovinazzo. Anni 1551-1762, Giovinazzo 1994.

Colafemmina, C. - Corsi, P. – Dibenedetto, G. (a cura di),  La presenza ebraica in Puglia. Fonti documentarie e bibliografiche, Bari 1981.

Colafemmina, C. -  Dibenedetto, G. (a cura di),  Gli Ebrei in Terra di Bari durante il Viceregno spagnolo. Saggio di ricerche archivistiche, Bari 2003.

Daconto, S., Storia dell’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1925.

De Ceglia, D., Presenza di ebrei e loro attività a Giovinazzo nei secoli XV e XVI, «Sefer Yuhasin – Bollettino di ricerche sulla storia degli ebrei nell’Italia meridionale», XXVI (2010), pp. 27-80

De Ceglia, D., Cristiani novelli di Terra di Bari nel secolo XVI in due inediti privilegi di Giovinazzo e Bisceglie, «Sefer Yuhasin – Bollettino di ricerche sulla storia degli ebrei nell’Italia meridionale», n.s. 3 (2015), pp. 87-107

Palumbo, L., Notizie sulla proprietà fondiaria ecclesiastica a Giovinazzo nel XVI secolo, in Archivio Storico Pugliese 28 (1975).

 

[1] Cfr. Daconto, S., Storia dell’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1925.

[2]Daconto, S., Storia dell’antica città di Giovinazzo pp. 21-22.

[3] De Ceglia, D., Presenza di ebrei e loro attività a Giovinazzo nei secoli XV e XVI, pp. 27-80

[4] Bonserio, M., Le conclusioni decurionali della città di Giovinazzo. Anni 1551-1762, p. 228.

[5] De Ceglia, D., Cristiani novelli di Terra di Bari nel secolo XVI in due inediti privilegi di Giovinazzo e Bisceglie, pp. 87-107

[6] Su Altadonna e sulla tendenza del religioso ad usare l’epiteto spregiativo “cani” riferito a ebrei si veda De Ceglia, D., Presenza di ebrei e loro attività a Giovinazzo nei secoli XV e XVI, pp. 27-80

[7] Cfr. Palumbo, L., Notizie sulla proprietà fondiaria ecclesiastica a Giovinazzo nel XVI secolo, p. 122.

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