Gallipoli

Titolo

Gallipoli

Testo

Gallipoli  (גאליפולי)

Provincia di Lecce. Il nucleo antico si trova su di un’ isoletta all’estremità di un promontorio che si protende per 3 km nel mare Ionio. Città greca e poi municipio romano, fu possedimento bizantino sino al 1071, quando fu conquistata dai Normanni e seguì quindi le vicende del Mezzogiorno. Nel 1484 fu assalita e presa dai veneziani guidati dal doge Giacinto Marcello, che vi restò ucciso. Tornata dopo quattro mesi agli Aragonesi, respinse nel 1496 le milizie di Carlo VIII e nel 1523 quelle del Lautrec. Sede vescovile dal VI secolo[1], nel 1443 era tassata per 160 fuochi.

 

La presenza ebraica a G. è documentata dai primi decenni dell’età aragonese. Nel 1468 Yehoshua b. David Cohen lo Scriba vi copiò  il  Lilium medicinae di Bernardo di Gordon nella traduzione ebraica di Yequtiel b. Shelomoh da Narbona (Boston, Medical Library, ms. 10).

La città doveva apparire ospitale agli ebrei. Nel 1492, infatti, cinquantasei di essi, espulsi dalla Sicilia, si imbarcarono alla volta di questa località a Reggio Calabria sulla nave di Paulo Thomicello da Paola, ma non giunsero mai a G., perché durante il viaggio furono tutti derubati e uccisi dai marinai. È probabile, comunque, che la città non offrisse tutte le possibilità economiche sperate, per cui  alcuni che nel 1492 erano andati ad abitarvi non si trovarono a loro agio e divisarono di cercare domicilio altrove nella provincia. Le autorità locali, però, si opposero alla loro partenza e ciò provocò nel 1493 l’intervento della Camera della Sommaria, che ordinò di lasciarli liberi di andare dove volessero[2].

La discesa di Carlo VIII nel 1494 alla conquista del regno di Napoli provocò anche in Puglia saccheggi di giudecche e pressioni minacciose sui prestatori ebrei perché rinunziassero “spontaneamente” ai loro crediti. Ciò non accadde a G., rimasta fedele agli Aragonesi: gli ebrei ed i neofiti di Brindisi pensarono quindi di trasferirvisi, a patto però di potervi godere la medesima esenzione dai pagamenti fiscali che godevano nella città adriatica. Le autorità locali presentarono allora la richiesta a Federico II d’Aragona, che in data 19 maggio 1497 l’accolse. La benevolenza dei gallipolini si estese agli israeliti  profughi dalla vicina Nardò che erano diventati concittadini: per loro si chiese ed ottenne il 7 dicembre 1501 da Consalvo de Cordova, Gran Capitano dell’esercito spagnolo, che  potessero recuperare i beni mobili e stabili che erano stati loro depredati in Nardò ed in altri luoghi (tra i profughi razziati si segnalava anche il prestatore Mazalto de Leone). Un’ulteriore conferma dei privilegi fiscali dei propri ebrei, che gli ufficiali regi volevano sottoporre al regime delle altre comunità, l’università gallipolina l’ottenne nel 1507 da Ferdinando il Cattolico, nuovo sovrano del Mezzogiorno[3]

Nel 1510, quando ci fu la prima cacciata dei giudei e dei neofiti dal Viceregno di Napoli, i fuochi fiscali di G. erano 458, compresi 9 fuochi di ebrei. Il neofita gallipolino Francesco Cossa presentò ricorso contro l’espulsione, affermando di essersi sposato prima del bando con una cristiana non discendente da linea giudaica e di averne avuto figli. Il Consiglio Collaterale, a cui il ricorso era stato presentato, ordinò al governatore di G. di prendere informazioni[4].

Qualche anno dopo l’espulsione la presenza ebraica rifiorì nel Viceregno, sollecitata in modo particolare dagli strati più modesti della popolazione. In questa fase è attestato a G. nel 1535 l’ebreo Menachem Cuduto, ma la cacciata definitiva dal Viceregno, e quindi anche da questa località, avvenne già nel 1541.

A G. la memoria della presenza ebraica viene collegata al toponimo Judeca, trasformato con l’espandersi della città in Via Giudecca. Nel XVI secolo, tuttavia, la contrada  Judeca si trovava  in campagna, tra la chiesa extraurbana di S. Maria del Canneto e il mare, per cui non sono chiare le origini del toponimo e la sua relazione con gli israeliti che abitavano nella città.

 

 

Bibliografia

 

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990.

D’Elia, F., Gli ebrei a Gallipoli (1495-1507), in Rivista Storica Salentina 9-10 (1905), pp. 349-56.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Ingrosso, A., Il Libro Rosso di Gallipoli (Registro de Privileggi). Prefazione di B. Vetere, Galatina 2004.

Ravenna, B., Memorie istoriche della città di Gallipoli, Napoli 1836. Ristampa anast. con introduzione di G. Uggeri, Bologna 1978.

Vernole, E., Gli ebrei nel Salento, in Rinascenza Salentina n.s. 1 (1933), pp. 17-24.

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] Ravenna, B., Memorie istoriche della città di Gallipoli, Napoli 1836. Ristampa anast. con introduzione di G. Uggeri, Bologna 1978.

[2]Ferorelli, N.,  Gli ebrei nell’Italia meridionale pp. 82-83,  Colafemmina, C.,  Documenti per la storia degli ebrei in Puglia,  pp. 119-120. doc. 116.

[3] ASLe,  Libro Rosso della città di Gallipoli, ff. 9v, 45v, 89v-90r;  Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 209.

[4] Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia, p. 275, doc. 301 (27 aprile 1515).

Geolocation