Terracina

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Terracina

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Terracina (טרצ'ינה)

Provincia di Latina. Situata nella parte più interna dell’insenatura tra il Circeo e la Punta di Gaeta, ai piedi dell’estremo sprone meridionale dei monti Lepini, nel punto in cui la via Appia sbocca sul Tirreno, fu già capitale dei Volsci e fu poi conquistata dai Romani. Dall’anno 882, T. legò le proprie sorti a quelle del Patrimonio di S. Pietro, venendo definitivamente a far parte dello stato della Chiesa nel 1499.

 

La presenza ebraica a T. è attestata nel VI secolo, durante il pontificato di Gregorio Magno (590-604): il papa intervenne, infatti, nel 591, in favore del diritto degli ebrei di avere qui una sinagoga[1].   

Un cenno alla presenza ebraica nella località si ritrova poi nel XIII secolo, quando Salomone di Emanuele vi copiava, nel 1284, i Salmi con il Commento di David Qimshi, contenuti nel codice de Rossi 256[2].

Sebbene durante tutto il Medioevo vi siano cenni ad un nutrito insediamento ebraico nella località e all’attività feneratizia svoltavi dagli ebrei[3], i documenti rimasti a disposizione risultano piuttosto scarsi.

Nel 1302 e nel 1308, un ebreo convertito, di nome Boezio Russo, veniva esentato dal Consiglio di T. dal contributo alle “gravezze pubbliche” della città. All’inizio del secolo successivo (1402), Abramo ebreo vendeva qui una vigna[4]

Papa Pio II (1458-1464), autorizzava i Terracinesi a far partecipi gli ebrei di tutti i privilegi e immunità loro concessi, per consentire agli abitanti, depauperati dalle guerre con Alfonso e Ferdinando I d’Aragona, di prendere a prestito da loro il denaro necessario per pagare gli onerosi debiti contratti. Gli israeliti, considerati come forestieri residenti nella città, erano esclusi dalle cariche pubbliche ed esenti dalla maggior parte degli oneri personali. Tuttavia, erano tenuti a particolari contributi pecuniari, a concedere mutui al Comune e all’offerta di drappi per i giochi pubblici[5].     

Da un documento del 1472 si apprende dell’esistenza a T. di sei case ebraiche, di cui due presumibilmente di feneratori, stando all’entità delle tasse che dovevano pagare[6].

Nel XVI secolo vi sono svariate testimonianze attestanti l’insediamento di T.[7] e relative anche a prestatori che godevano di tolleranze ottenute dalla Camera Apostolica, come ad esempio Angelo di Gaudio e Sabatucio di Bonaiuto (1530); Emanuele di Salomone da Veroli e Isacco Zammatto dalla Sicilia (1533); Ventura di Sabbato da Fondi (1537, 1541); Emanuele di Salomone da Veroli (1538); Beniamin di Davide da Fondi e sua figlia Ventura nonchè Benedetto alias Beraha da Gaeta, suo fatello Salomone e suo suocero Salomone da Lipari (1544); i fratelli Sabbato e Raffaele, figli di Salomone da T. (1541, 1545, 1546, 1549); Angelo di Sabbattucci di Bonnano da Fondi e a Davide di Merdocho (1544); Emanuele da Veroli, Moyse da Pontecorvo e Palthiel da T. (1544); Beniamin di Davide da Fondi e Ventura di Isacco da Fondi (1545); Davide de Mprdocho (1546, 1549, 1554); Abramo di Pasquale da Gaeta (1547, 1549); Salomone d a Lipari, Salamone di Benedetto da Gaeta e gli eredi di Benedetto alias Beraha da Gaeta (1549); e Perna, vedova di Angelo Sellari ed il figlio Ventura da Sonnino (1550).[8]

Nell’elenco delle sinagoghe che, sino alla Bolla di espulsione del 1569, corrispondevano la tassa alla Casa dei Catecumeni di Roma, figurava anche quella di T. prima con 10 e poi con 12 scudi[9].

Dopo il 1569, si ritrova un cenno alla presenza degli ebrei a T., nel 1784, quando veniva loro concesso di fermarvisi, durante i viaggi, per tre giorni: il soggiorno poteva prolungarsi per dieci giorni, previa autorizzazione, in occasione di fiere e mercati[10].  

Il cognome “Terracina” si è conservato tra le famiglie ebraiche italiane; tra i più noti esponenti dell’attività finanziaria nel Rinascimento, vi sono i prestatori toscani “da Terracina”[11]

 

Bibliografia

 

Bianchini, A., Storia di Terracina, Terracina 1952.

Caciorgna, M.T., Per lo studio delle comunità ebraiche nel Lazio meridionale: fonti, problemi, orientamenti, in YpothèkaiIII (1987).

Colafemmina, C., Ebrei nel Lazio meridionale tra tardo antico e alto medioevo, in Antichità paleocristiane e altomedievali del Sorano, Sora 1985.

Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918.

Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica  nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), pp. 151-158.

Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in Alexander Marx Jubilee Volume, New York 1950, pp. 230-342.

Loevinson, E., Zur Geschichte der Juden in Terracina, in Monatsschrift für Geschichte und Wissenschaft des Judentums  N.S.XXX (1922), pp. 149-155.

Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, in Israel LIV, nº16 (20 Febbraio 1969).

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980 : Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.    

 

 

 


[1]  Pietro, vescovo di T., aveva cacciato gli ebrei dalla sinagoga che avevano nella località e, dopo che si erano scelti un’altra sede per istituirvi il luogo del loro culto, li aveva espulsi anche da lì. Gli ebrei informarono dell’accaduto Gregorio Magno, che intervenne con una lettera nel 591 perché non venissero impediti nell’esercizio del culto e perché non fossero respinti dall’eventuale desiderio di avvicinarsi al cristianesimo dall’atteggiamento vessatorio dei cristiani. Qualche mese dopo, il papa, avendo appreso che il vescovo Pietro si lamentava perché la sinagoga era troppo vicina alla chiesa e il salmodiare degli ebrei disturbava i fedeli cristiani, scriveva una seconda lettera, con cui incaricava lo stesso vescovo e quelli di Formia e di Fondi di verificare il presunto danno arrecato dalla presenza ebraica, assegnando, se del caso, un altro luogo per l’ubicazione della sinagoga. Papa Gregorio, inoltre, ribadiva che gli ebrei fruivano delle leggi romane e, salvo il possesso di schiavi, potevano agire liberamente. Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 3, 8.  Sulle lettere di Gregorio Magno in favore degli ebrei di T. si soffermano tutti gli autori che si sono occupati della presenza ebraica nella località, tra cui menzioniamo : Bianchini, A. Storia di Terracina, p. 119;  Colafemmina, C., Ebrei nel Lazio meridionale tra tardo antico e alto medioevo, in Antichità paleocristiane e altomedievali del Sorano, Sora 1985, pp. 105-114, pp. 109-110 ; Loevinson, E., Zur Geschichte der Juden in Terracina, p. 149; Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali, pp. 58-59.  

[2] Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, p. 320, n. 468.  Anche nel XV secolo, proseguiva l’attività dei copisti in relazione alla presenza ebraica a T. : nel 1494, Sansone Zarfati di Elia in Firenze copiava il Pentateuco con Targum e Rashi ( codice de Rossi 878 ) per Menahem di Meshullam di T. Ivi, p. 318, n. 459; cfr. Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali, p. 60.

[3] Bianchini, A.,  Storia di Terracina, p. 189; si veda anche  Caciorgna, M.T., Per lo studio delle comunità ebraiche nel Lazio meridionale: fonti, problemi, orientamenti,p. 18;  Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali, p. 59.

[4] Lattes, D., postilla a “Zur Geschichte der Juden in Terracina”, Monatsschrift für Geschichte und Wissenschaft des Judentums, N.S. XXXI (1923), p. 209. Le agevolazioni fiscali di cui godette Boezio Russo sono anche menzionate dal Bianchini, op. cit., p. 185.

[5] Bianchini, A., op. cit., p. 189; Loevinson, E., Zur Geschichte der Juden in Terracina, p.150. La Bolla di Pio II, con cui si autorizzavano i Terracinesi a mantenere l’insediamento ebraico, dati i vantaggi  economici che apportava alla città, è stata pubblicata in ivi,p. 151 e in Simonsohn, S., The Apostolic See., doc. 875.

[6] Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), pp. 151-158, p. 156; Simonsohn, S., op. cit., doc. 960. Dal documento del 1472 ivi citato, risultavano pagare 20 ducati a testa le famiglie (“case”) Cresci e Begnamini, mentre le altre quattro pagavano 3 ducati ciascuna (cfr. Caciorgna, M.T., op. cit., p. 18).

[7] Loevinson, E., op. cit.,pp. 151-153; Caciorgna, M.T., op. cit.,p. 18, n. 19.

[8]  Simonsohn, S., op. cit., doc. 1495, 1620, 1840, 1886, 2019, 2037, 2101, 2353, 2457, 2479, 2520, 2660-1, 2663, 2668, 2819-20, 2823, 2838, 2907, 3236.

[9] Pavoncello, N., Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana, in Israel LIV, nº16 (20 Febbraio 1969), p. 3.

[10] Loevinson, E., op. cit., p. 154.

[11] Ivi, p. 149; sui “da Terracina”, si veda Cassuto, U., Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918.

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