Tivoli

Titolo

Tivoli

Testo

Tivoli (טיוולי)

Provincia di Roma. Città romana (Tibur) e medievale. Nel medioevo Tivoli fu sede vescovile e fortemente implicata nelle contese feudali. Nel XV secolo tornò nel patrimonio della Chiesa, del cui Stato seguì le sorti. 

Il documento più antico sulla presenza ebraica a T. risale al 1308, quando in una deliberazione del Comune, relativa all’emissione di severe disposizioni suntuarie, veniva fatto riferimento al prestito ebraico su pegno[1].

In un atto testamentario del 1373 si trova ancora un riferimento all’attività feneratizia ebraica nella località e, alcuni anni più tardi, da un rogito notarile del 1387 risulta che l’ebreo Consilio Dactuli prestava qui denaro su pegno: egli figurava anche nell’elenco di spese registrate dal notaio del Comune nel 1389 e, nello stesso anno, documenti comunali menzionavano un Angelo Dathuli ed altri ebrei, multati per aver  partecipato al gioco dei dadi, che era proibito[2].

Sempre nel 1389, l’ebreo Elia di Vitale risultava aver prestato denaro al Comune, venendone rimborsato. All’epoca era attivo nel prestito anche l’ebreo Brunetto, che si era trasferito da Firenze a T.

Nel 1389, veniva imposto l’obbligo del segno distintivo – un tabarro rosso - agli ebrei locali[3].

Il primo documento attestante la presenza di un medico ebreo a T. è, invece, un atto notarile del 1388, in cui Nicola Pometta del Castello dei Colli di S. Stefano promette di pagare 4 fiorini a mastro Salomone Ebreo medico in fisica di T.[4].

Alcuni anni più tardi, troviamo il medico Mosè da Tivoli, che, nel 1405, otteneva la   cittadinanza romana, convalidata, l’anno successivo, da papa Innocenzo VII[5].

Più di una ventina di anni dopo, nel 1428, alcune famiglie ebraiche si stabilirono a T. ed al loro stanziamento viene fatto risalire l’allestimento del cimitero e della sinagoga[6].

Nello stesso 1428 furono poi ratificati i capitula tra il Comune di T. e l’Università  ebraica, di cui il medico Magister Saban figurava tra i rappresentanti più prominenti.

I capitula prescrivevano la cifra da versare da parte degli ebrei per i ludi di Testaccio, per il tributo al popolo romano imposto con i patti del 1259 e per eventuali spese in caso di emergenza. Gli israeliti, d’altro canto, erano esentati da ogni tributo al Comune e non dovevano essere processati se avessero ricevuto in pegno oggetti rubati[7]. 

Nel 1475 risultava attivo nel prestito su pegno a T. il medico ebreo Magister Sabatutius (o Sabaritius)[8].

Fra i beneficiari di tolleranze della Camera apostolica per poter fenerare a T. nel '500 vi furono: Maestro Consulo de Rosata, medico, Emanuele alias Sbardella, Abramo de Sermoneta, Prospero di Gabriele e Moyse di Moyse, soci in T. (1538); Aleutio di Moyse da Veroli e Pellegrino da Aversa (1542); Abramo di Deodato, figlio di Mathesia da Capua (1542); Consilio de Salomone e suo genero Sabatucio de Gavio da Fondi (1543); Emanuele di Isacco da Aversa (1543, 1544); Maestro Angelo di Gaudio da Fondi e suo nipote Sabbatuccio di Beniamino e Angelo di Aleutio (1543); Ventura di Isacco Bonnani da Fondi (1543); Gayo di Emanuele, Moyse de Moyse da Rieti e Moyse di Angeluno da Loreto (1544); Peregrino di Davide e Emanuele di Isacco di Lazaro  da Aversa (1546); Emanuele di Abramo da Cori (1548); Emanuele di Isacco di Lazaro da aversa e Gentildonna; vedova di Pellegrino di Davide, soci a T. (1548); Raffaele e Davide di Moyse da Aversa (1548); ed i fratelli Angelo e Ventura di Sabbatucio (1552).[9]

Nel 1549 papa Paolo III prorogò i privilegi degli ebrei a T. e concesse loro un perdono di tutti i delitti in seguito al pagamento della vigesima. Lo stesso venne fatto da papa Giulio III nel 1553.[10]

Nell’elenco delle sinagoghe che, dal 1560 sino alla Bolla di espulsione del 1569, corrispondevano la tassa alla Casa dei Catecumeni di Roma, figurava anche quella di T. prima con 10 e poi con 12 scudi.[11]

Era originaria di T. la prestigiosa famiglia dei da Tivoli, prestatori attivi in Toscana, il cui membro più noto è David da Tivoli[12].

 

Quartiere ebraico e ghetto

Il quartiere ebraico era ubicato nei pressi del Vicolo dei  Granai, nella zona centrale di T.. Dopo la Bolla “Cum nimis absurdum” (1555), tale  quartiere venne separato dal resto della città da due porte, mutandosi in ghetto vero e proprio. Secondo un’indicazione toponomastica  settecentesca, il Vicolo dei Granai veniva designato come la “Via dei giudii”, rimanendo così denominato anche in seguito[13].

 

Sinagoga

La sinagoga, che risale al XV secolo, sorgeva “in Palatiis”: presumibilmente, la sua ubicazione era all’angolo tra l’attuale Via Palatina e il Vicolo dei Granai[14].  

 

Cimitero

Nel XV secolo fu istituito a T. un cimitero nella località denominata “Magnano”, sito a valle dell’attuale Strada Nazionale Tiburtina[15].

 

Attività  culturali

A T. fu ultimato, nel 1332, il Codice 29 della Casa dei Neofiti, custodito successivamente alla Biblioteca vaticana. Nello stesso anno, Yitzhaq  di Yaaqov de Synagoga svolgeva attività di amanuense nella località. Nel 1383, era rabbino a T. Daniel di Shemuel di Daniel-ha Rofe[16].

Nel XV secolo, Mordekhai di Yitzhaq di T. copiava il codice 269 custodito alla Biblioteca nazionale di Parigi[17].

 

Bibliografia

Cabral, S.- Del Re, F., Delle ville e de’ piu notabili monumenti antichi della città e del territorio di Tivoli, Roma 1779.

Cassuto, U., La famiglia di David da Tivoli, in Corriere israelitico, XLV(1906-7), pp. 149-52; 261-264; 297-301.

Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, in Alexander Marx Jubilee Volume, New York 1950, pp. 230-342

Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963.

Mosti, R., Medici ebrei del XIV-XV secolo a Tivoli, in Atti e Memorie della Società tiburtina di Storia e dell’ArteXXVII (1954), pp. 109-156.

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Viola, S., Storia di Tivoli dalla sua origine fino al sec. XVII, tomi 3, Roma 1819.

Vogelstein, H.-Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, I, Berlin 1896.

  

 

[1] Più precisamente, si tratta di una deliberazione comunale  del 28 settembre 1308, aggiunta allo Statuto di Tivoli del 1305, insieme ad altre tre deliberazioni del maggio e dell’ottobre 1308. Federici, V. ( a cura di), Statuto di Tivoli del 1305 con aggiunte del 1307-8,  Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1910, pp. 117-125, cit. in Mosti, R., Medici ebrei del XIV-XV secolo a Tivoli, p. 116, n. 40; cfr. ivi, pp. 116-120.

[2] Tani, T., Gli ebrei a Tivoli, in Bollettino di Studi Storici ed Archeologici di Tivoli,  Anno I (1919), p. 138, cit. in Mosti, R., op. cit., p. 120, nn. 42- 44; Federici, V., Atti del Comune di Tivoli dell’anno 1389,  in Bollettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, n. 28 (1906), p. 89, p. 93, cit. in ivi, p. 120, n. 45.

[3] Federici, Atti del Comune di Tivoli (cit.), p. 98; p. 68; Tani, op. cit., p. 138, cit. in Mosti, R., op. cit., pp. 121-123, nn. 46, 47, 55.

[4] Viola, S., Storia di Tivoli dalla sua origine fino al sec. XVII, tomi 3, Roma 1819, III, 16; Tani, op. cit., p. 138; Idem, Gli archiatri israeliti tiburtini, in Bollettino di Studi Storici e  Archeologici di  Tivoli, X (1932),  pp. 2066-77, cit. in Mosti, R., op. cit., p. 128, n. 64. Nella stessa nota il Mosti afferma che il titolo dell’ultima opera del Tani citata è improprio, perché né vi vengono menzionati  “archiatri” ( nella comune accezione etimologica di medico papale, medico di corte o protomedico) né ne viene attestata l’esistenza altrove.

[5] Mosti, R., op. cit., p. 134; il testo papale, con cui la cittadinanza di Mosè veniva convalidata, si trova in ivi, pp. 137-142; Simonsohn, S.,  The Apostolic See, doc. 567. Sul conferimento della cittadinanza romana  a Mosè da T. e ad altri Ebrei, si veda anche la voce “Roma” della presente opera.

[6] Mosti, R., op. cit. , pp. 143-144.

[7] Pacifici, V., Codice diplomatico di Antonio di Simone Petrarca, Coll. “Studi e Fonti della Società Tiburtina di Storia d’ Arte”, Tivoli, 1929, p. 85; p. 85; p. 87, citato in Mosti, R., op. cit., pp. 147-148, nn. 109 e 111.

[8] Mosti, R., op. cit., p. 152.

[9] Simonsohn, S.,  The Apostolic See, doc. 1888, 2104, 2177, 2237, 2242, 2253, 2288, 2350, 2363, 2649, 2794, 2796-7, 3084.

[10] Ivi, doc. 2872, 3156.

[11] Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77,  p. 73.

[12] Per la famiglia da Tivoli, si veda Cassuto, U., La famiglia di David da Tivoli, in Corriere israelitico, XLV(1906-7), pp. 149-52; 261-264; 297-301; cfr. anche la voce “Firenze” della presente opera.

[13]  Tani, Gil ebrei a Tivoli,  cit., p. 136; Cabral, S.- Del Re, F., Delle ville e de’ piu notabili monumenti antichi della città e del territorio di Tivoli, Roma 1779, p. 127; Pacifici, V., Tivoli nel Medioevo, in Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, V-VI (1925-26), p. 47 e p. 87, citato in Mosti, R., op. cit., p. 146, nn. 103-105.

[14] Ivi, p. 144.

[15] Ivi, p. 143. Da una lapide rinvenuta nei pressi si apprende della sepoltura di Rachel, moglie del medico Salomone, presumibilmente attivo a T. (si veda Mosti, R., op. cit., p. 129; p. 143, n. 95). Il Tani indica altri luoghi di sepoltura (presso le torri di Rocca Pia e nel cosiddetto Ortaccio fuori di Porta Cornunda o Cornuta), che, in assenza di riferimenti cronologici, sono stati  ritenuti  più tardi rispetto al cimitero di Magnano (Tani, Gli ebrei a Tivoli, cit., p. 138, citato in Mosti, R., op. cit., p. 143, n. 95).

[16] Sacerdote, G., Codici ebraici, in Atti dell’Accademia dei Lincei, Roma 1893, p. 198, citato in Pavoncello, op. cit. , p. 71, n. 51; Vogelstein, H.-Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, p. 330, n. 3. Sull’attività di amanuense del de Synagoga, si veda Pavoncello, op. cit., p. 71 (senza indicazione della fonte da cui è desunta la notizia).

[17] Freimann, A., Jewish Scribes in Medieval Italy, p. 299 nº 331. Un amanuense di origine tiburtina, Shabbetai di Yehoshua da T. , copiava due codici negli anni Settanta e Ottanta del XV secolo, a Napoli e a Ferentino. Ivi, p. 314, nº 436.

Geolocation