Tarquinia

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Tarquinia

Testo

Provincia di Viterbo. Le origini dell’insediamento risalgono ai tempi etruschi e romani. Superata nel medioevo dalla vicina Corneto, fu rinominata assieme a quella Tarquinia in epoca contemporanea.

Una presenza ebraica, di origine romana, è attestata a T. almeno dai primi decenni del Trecento[1], ma già nel 1293 si erano instaurati dei legami finanziari tra il Comune e i prestatori Sabato di Gennatano, Sabato di Vitale, Vitale di Daniele ed uno Zaccaria[2]

Nel 1388 Salomone di Dattilo di Salomone, abitante a Perugia, agendo a nome di  Consiglio di Dattilo di Daniele, abitante di T., prestava 50 fiorini d'oro a Musetto di Dattilo di Salomone, abitante a Viterbo. Quattro anni più tardi lo stesso Consiglio diventava socio di Salomone di Dattilo, ancora abitante a Perugia[3].

Nel 1414 Diodato di Emanuele da Corneto, con Josef di Samuele de Francia e Isacco di Emanuele da Rimini, ottenne la condotta per fenerare a Castiglion Fiorentino, mentre nel 1422 Dattilo di Angelo da Corneto, insieme a Salomone e Guglielmo di Aliuccio da Arezzo e Bonaventura del fu Abramo da Città di Castello, stipulò i Capitoli per prestare a Cortona, dove già aveva esercitato tale attività[4].

Nel 1446 e nel 1449 era presente a Camerino un Abramo di Maestro Musetto da Corneto[5].

Gli israeliti locali, suddivisi in 9 nuclei familiari, sono poi nuovamente ricordati nel 1470, in un registro di collettorie della Camera Apostolica, in cui sono nominati un Abramo, imbastario, che versa un tributo di 20 ducati, e gli eredi di Maestro Gugliemo da C., una volta detentore del banco autorizzato dal Comune[6].

Nel 1472 a detenere un banco a T., come filiale di quello viterbese, erano Mosè, Salomone e Leuccio di Matassia di Leuccio da Viterbo e Sabato di Leuccio da Viterbo, con il figlio Dattilo[7].

Nel 1484 i fuochi ebraici di T. appaiono ridotti, però, a 5: ciò è spiegabile con la generale recessione vissuta dal centro, il cui porto era stato peraltro interrato, sul finire del Quattrocento[8].

Nel 1587 Papa Sisto V riammise gli ebrei nello Stato della Chiesa, dopo la cacciata del 1569 ad opera di Pio V, e un Cherubino del fu Vitale ottenne così la licenza di risiedere a T[9]

 

Bibliografia

Esposito, A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e Viterbo, in Gli ebrei nello Stato Pontificio fino al Ghetto, Atti Italia Judaica VI (1995), Roma 1998, pp. 187-203.

Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.

Toaff, A., The Jews in Umbria, Leiden-New York-Köln 1993-94.


[1] Esposito,A., La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo Medioevo, p. 187 e nota 2.         

[2] Ivi, p. 189.                                                          

[3] Toaff, A., Umbria, doc. 490, 533. Cfr., però anche doc. 557.

[4] ASFi, Statuti delle comunità autonome e soggette, n. 201, cc. 482r/484v (6 marzo 1414)  e n. 280, cc. 252r/257v (21 febbraio 1422). Citato in Toniazzi, M., I da Camerino: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, Tesi di Dottorato presso l’Università di Firenze, anni  2010-2013, p. 111 e p.117.                                

[5] SASC, Notarile di Camerino, Ser Matteo Santucci, n. 259, c. 79r/v e n. 4601, carta non numerata.

[6] Esposito, A., op. cit., pp. 190-192.                       

[7] Ivi, p. 198.      

[8] Ivi, p. 192.                                 

[9] Loevinson, E., Banques de prêts, p. 27.

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