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Civita Lavinia (ציוטה)
Provincia di Roma. Sorta sul colle meridionale dei Castelli Romani, sul sito dell’antica Lanuvium, città natale degli imperatoriAntonino Pio e Commodo, dopo la crisi dell’età barbarica, la cittadina rinacque nel secolo XII con il nome di Civita o Civita Lavinia, che conservò fino al 1914, quando venne cambiato in quello attuale di Lanuvio (לאנוביו). Fu dei Savelli fino al 1410, quando passò ai Colonna, sotto il cui dominio rimase fino al 1564, anno in cui fu venduta ai Cesarini[1].
Nel registro delle Collettorie del 1473 è documentata la ricevuta del versamento di mezzo ducato eseguito da un ebreo di C., da identificarsi forse con quel magister Habraham de Civita Lavinia in rapporti commerciali con mercanti romani per la vendita di orzo all’inizio del 1475[2].
La presenza ebraica conobbe un significativo incremento numerico nella seconda metà del XVI secolo, quando si costituì la Universitas Hebreorum Civitae Laviniae, a nome della quale il 25 gennaio 1542 Angelo Pazienza versò alla Camera Apostolica 10 ducati per il pagamento della vigesima[3]. Nel 1550 quest’ultima fu di 14 ducati e 8 bolognini e nel 1556 di 46 ducati e 42 bolognini: in quest’anno il maggiore esponente della comunità si chiamava Simone, da identificarsi con il Simone di Benedetto di Lavinia, che nel 1543 aveva versato a nome degli ebrei civitani 16 scudi per una speciale tassa di 6 scudi imposta ai giudei[4]. Egli primeggiava ancora in documenti attinenti a materie fiscali del 1551, 1552, 1554[5] e, nel 1547, aveva ottenuto, insieme a Beniamin di Marino, Elia di Montopoli e Salamon di Cori, la facoltà quinquennale di gestire un banco di credito a Velletri. Una licenza quinquennale di prestare denaro a Fiano sarebbe stata, invece, concessa nel 1555 a Gabriel di Abraam di Lavinia ed a Iacob di Mosè Sacerdote di Sora[6].
È possibile che il prosperare degli affari abbia suggerito alle autorità di C. di sottoporre ad una propria tassazione i giudei locali: questi ricorsero però alla Camera Apostolica, che, il 16 febbraio 1554, proibì di tassare i giudei, dal momento che pagavano già la vigesima. La comunità locale versava, del resto, anche un contributo alla Casa dei Catecumeni di Roma di 10 scudi, elevato poi a 12[7].
Qualche decennio dopo, la situazione doveva essere migliorata: il nuovo signore, Giuliano Cesarini, nello Statuto che concesse alla città nel 1567 stabilì, infatti, che, per raffrenare l’ingordigia, e continue estorsioni de Giudei, e desiderando procedere all’indennità degli oppressi, gli ebrei non potessero chiedere la restituzione di un prestito trascorsi sei anni dalla data di erogazione dello stesso e che qualsiasi documento attestante il debito dopo sei anni non aveva più alcun valore davanti ad alcun giudice. Un creditore cristiano poteva invece vantare diritto di rivalsa sul debitore per sedici anni[8].
Bibliografia
Comello, C., Lanuvio, in Storia della città, 11 (1979), pp. 95-98.
Esposito, A., Prestatori ebrei a Marino alla fine del Quattrocento: nuove testimonianze, in Rassegna Mensile di Israel 67,1-2 (2001).
Galieti, A., Il castello di Civita Lavinia, in Archivio della R. Società Romana di Storia Patria 32 (1909).
Galieti, A., Lanuvio nella sua storia, Roma 1979.
Galieti, L., La presenza ebraica a Civita Lavinia nel medioevo, Velletri 2004.
Galieti, L., La comunità ebraica di Civita Lavinia, in Lazio ieri e oggi 41 (2005), n.9, pp. 267-269.
Galieti, L., La presenza Ebraica nella Diocesi di Albano prima della Bolla di Pio V (Ariccia, Civita Lavinia, Genzano, Marino, Nettuno). Con cenni sulla comunità Ebraica di Velletri, Lanuvio 2006.
Iacometti, P. ( a cura di), Statuto storico di Civita Lavinia (Lanuvio). Anno 1567, Genzano di Roma 2008, pp. 46-47.
Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
Stirpe, M., Presenza ebraica nel Lazio meridionale alla metà del Cinquecento, in Latium, Rivista di Studi Storici, 5 (1988).
Stow, K. R., The Jews in Rome, Leiden 1995.
[1]Galieti, A., Lanuvio nella sua storia, Roma 1979; Comello, C., Lanuvio, in Storia della città, 11 (1979), pp. 95-98.
[2] Esposito, A., Prestatori ebrei a Marino, p. 167.
[3] Simonshon, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 2084; Galieti, A., Il castello di Civita Lavinia, in Archivio della R. Società Romana di Storia Patria 32 (1909), pp. 270-271, doc. XIV. Qui il documento è riportato per esteso, ma datato erroneamente 25 gennaio 1520. Nei regesti del Simonsohn Civita Lavinia è talvolta identificata con Patrica, per uno scambio, già presente nel Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastica di G. Moroni, Venezia 1864, vol. XXIX, p. 31, con Lavinio vicino Ardea, che nel medioevo assunse il nome di “Patrica”, divenuto poi “Pratica di Mare”. Cf. Galieti, L., La presenza Ebraica nella Diocesi di Albano, pp. 8-11; 22-24.
[4]Stirpe, M., Presenza ebraica nel Lazio meridionale, pp. 30-31; Simonsohn, op. cit., doc. 2340.
[5] Simonsohn, S., op. cit., doc. 2987, 3003, 3087, 3207; Stow, K.R., The Jews in Rome, n. 1541.
[6] Simonsohn., S., op. cit., doc. 2698 e 3246.
[7] Ivi, doc. 3199; Pavoncello, N., Le Comunità Ebraiche Laziali, p. 75.
[8] Statuta Castri Civitae Laviniae, liber 2, rub. 29, ASRoma, coll. statut. 813.5. Cfr. Statuto storico di Civita Lavinia (Lanuvio). Anno 1567, a cura di Iacometti, P. Genzano di Roma 2008, pp. 46-47.