Cave (קאוה)

Provincia di Roma. Il primo cenno documentario a questa località, divenuta un feudo dei Colonna e nota per la firma dell’omonimo trattato (1557), risale al 998.

Da un documento del 1472 risulta che qui si trovavano tre case ebraiche, ovvero quelle di Elia, Sabbatuccio e di un loro correligionario, e sappiamo anche che C. figurava in una lista quattrocentesca, compilata per la raccolta della vigesima dagli ebrei nelle provincie di Campania e Marittima[1], ed in una, redatta allo stesso scopo, del 1524[2].

Nel 1542 il camerlengo papale concesse a Deodato di Mathesia da Capua, e ai membri della sua famiglia e soci, una tolleranza per poter prestare ad interesse a C., prorogata nel 1546 e nel 1548[3]. Nel 1542, inoltre, il suddetto Deodato (indicato come Didato) pagava qui 5 scudi per una tassa speciale imposta agli ebrei dello Stato della Chiesa, mentre nel 1544 corrispondeva 2 scudi per la vigesima[4].

Nel 1548 il camerlengo concesse anche a Providentia, vedova di Angelo di Deodato da Sessa Aurunca, una tolleranza per prestare ad interesse in questa località[5] ed un’ulteriore attestazione dello stanziamento ebraico è costituita dall’elenco delle sinagoghe che negli anni 1560-1565 pagavano il tributo alla Casa dei Catecumeni di Roma, in cui veniva menzionata anche quella di C. prima per 10 e poi per 12  scudi.

Il cognome “Di Cave” riscontrato tra gli ebrei romani[6], infine, ci offre ancora una testimonianza a riprova dell’esistenza del gruppo ebraico della cittadina.

Bibliografia

Esposito, A., Una descriptio relativa alla presenza ebraica nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento, in Latium, Rivista di Studi Storici2 (1985), pp. 151-158.

Pavoncello, N., Gli Ebrei nella provincia romana, in Le Judaisme Sephardi, Nouvelle Serie, Numero 31 (Janvier 1966), pp. 26-30.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 1991.