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Provincia di Frosinone. C., che si estende sopra un colle prospiciente il fiume Sacco, dall’XI al XIII secolo appartenne agli omonimi conti, i quali ne fecero il capoluogo di una sorta di piccolo stato. Nel 1286 passò agli Annibaldi, per divenire poi possesso dei Caetani nel ‘400 e, dal 1504, dei Colonna[1].
I registri notarili locali offrono attestazioni di ebrei che, agli inizi del XVI secolo, abitavano a C. o vi operavano: nel 1516 era attiva, ad esempio, la società di un Anania ebreo con Antonio e Tullio Cristofori. Ma le notizie proseguono anche nella seconda metà del secolo: il 21 ottobre 1561 Ferrante, ebreo di C., acquistò un’asina per il prezzo di 32 carlini e, il 16 dicembre successivo, Ventura di Gabriele versò 2 giuli al percettore Nicola di Benedetto di Castro, mentre il 16 marzo 1565 Ferrante di Sabatuccio acquistò per sé e per i propri eredi da mastro Giovanni Crescenzio un orto con ulivi posto in contrada il Borgo al prezzo di 10 carlini e 5 baiocchi (con atto rogato nella bottega di Ercole Coloni, locata nel palazzo pubblico) e ancora, il 15 giugno 1556, Sabatino Abramuccio da Terracina, vendette la propria vigna, posta in contrada Fiano, alla Confraternita della Beata Vergine.
Altre attestazioni provengono dagli Atti dell’Archivio Colonna, dai quali sappiamo, ad esempio, che Vincenzo di Arpino, nel 1562, pagò al capitano di C. 15 fiorini per una ferita inferta al fu Salomone ebreo, mentre l’8 settembre dell’anno seguente Moyse e Ventura, ebrei locali, pagarono 5 soldi per un’ammonizione e il 28 dello stesso mese, Habraham, abitante nella cittadina, corrispose 5 soldi per il ritiro di una querela fatta dal macellaio Giovanni Stefano. Allo stesso Habraham, il 15 gennaio 1565, Giovanni Loffredi concesse, poi, in locazione una casa sita nella parrocchia di S. Giovanni Battista per la somma di 20 carlini annui[2].
A Sezze nel giugno 1543 Maestro Sabato Sacerdote concluse un accordo matrimoniale a nome della nipote Ricca di Elia da C. con Raffaele di Raffaele di Sezze ed il 28 ottobre 1578 magister Angelus de Ciccano, figlio di Iosep da Tivoli, dinanzi al notaio Ferdinando Carboni di Monte San Giovanni, asserì di avere contratto matrimonio con Florentia de Capua, secondo la consuetudine e il costume degli ebrei, e ne certificò la dote (ammonante a 75 scudi in denaro e panni): l’atto fu rogato nella casa di Salomone, zio della sposa, e fu corroborato dal giuramento emesso toccando la penna, secondo l’uso ebraico[3].
Bibliografia
Cristofanilli, C., Tacto calamo vicende di una comunità ebraica in Monte S. Giovanni nel Cinquecento, Monte S. Giovanni Campano 2003.
Scarica, F., Prime indagini sugli ebrei di Sezze tra medioevo e rinascimento (da una ricerca nei protocolli notarili), in Medioevo e Rinascimento, Ser. NS, Bd. 17 (2006), pp. 101-124.
Sindici, M., Ceccano. L'antica fabrateria. Studi storici, Bologna 2007 (ristampa copia anastatica).
[1]Sindici, M., Ceccano. L'antica fabrateria. Studi storici, Bologna 2007 (rist. anast.).
[2]Cristofanilli, C., Tacto calamo, pp. 237-240.
[3] Scarica, F., Prime indagini sugli ebrei di Sezze, p. 118; Cristofanilli, Tacto calamo, pp. 70-71.