Titolo
Testo
Provincia di Viterbo. Situata tra i colli dell'immediato entroterra della costa tirrenica e della Maremma laziale, nel 1354 era sotto la tutela pontificia e fu ceduta in vicariato ai Farnese: C. entrò quindi a far parte del Ducato di Castro che Paolo III (Alessandro Farnese) istituì per il figlio Pier Luigi nel 1537, ma nel 1649, con la distruzione di Castro, tornò alla Santa Sede[1].
Il 18 novembre 1558 Habram de Boneventura vendette qui ad Agostino Bandino una pariglia di buoi per il prezzo di 30 scudi, che il compratore si impegnò a pagare entro il successivo mese di agosto. L’atto fu rogato nella bottega dello stesso Habram, posta nella Piazza della Fonte. L’anno seguente, il 4 febbraio, l’università acquistò da Crescentio hebreo, mercante che esercitava la propria attività in una bottega di proprietà del comune, i panni per vestire il castaldo, ossia il ministro e fattore del Duca.
L’1 aprile 1613 il duca Ranuccio Farnese emanò un bando che proibiva agli ebrei, sotto pena di 200 scudi per ciascun trasgressore, di abitare in qualunque luogo dello Stato di Castro, fuorché nella capitale. In forza del bando, nel maggio, e poi anche nell’agosto 1613, il card. Odoardo Farnese intimò all’autorità di C. di procedere contro due mercanti ebrei, che continuavano a risiedere nella città, dove commerciavano in olio e vino[2].
Bibliografia
Galli, G., Memorie storiche di Canino, Montefiascone 1986.
Mancini, B., Banchieri e mercanti ebrei nell’Alta Tuscia tra XV e XVII secolo, in Tracce. Percorsi storici, culturali e ambientali per Santa Fiora, VII, Santa Fiora 2002, pp. 127-140.
Mancini, B., Le comunità ebraiche nelle terre di rifugio del Patrimonio tra XVI e XVII secolo, in Biblioteca e Società 22 (2003), pp. 4-13.