Rossano

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Rossano (רוסנו)

Provincia di Cosenza. Centro del versante settentrionale della Sila Greca, sorge su di una rupe arenacea dalla quale domina lo Ionio e la sottostante pianura litoranea. Sotto i bizantini conseguì importanza e splendore. Fu dei Marzano (1445-1464), degli Sforza (1487-1499), della famiglia reale d’Aragona (1499-1524) e di nuovo degli Sforza (1524-1558). Città arcivescovile, nel 1443 era tassato per 800 fuochi, nel 1532 per 1191[1].

 

Nel X secolo è attestata a R. una notevole comunità ebraica, nella quale visse e operò Donnolo Shabbetai di Oria, la più importante figura dell’ebraismo dell’Italia meridionale. Medico, filosofo, mistico, astronomo, egli si impose con la sua ricca personalità anche ai cristiani, come testimonia la Vita di S. Nilo (910-1004), il monaco rossanese suo contemporaneo fondatore dell’abbazia greca di Grottaferrata.

Succeduti nell’XI secolo i normanni ai bizantini, gli ebrei furono sottoposti al nuovo regime feudale. Tra il 1093 e il 1094 Adelaide, moglie di Ruggero I, donò al vescovo di R. le decime sui giudei della città e tre di essi, figli di un Samuele, detti Cacoctenisti. Le donazioni  furono confermate nel 1226 da Federico II di Svevia[2].

Nel 1276 – siamo ora sotto gli angioini - gli ebrei di R. dovevano contribuire alla tassazione generale per 5 once, 16 tarì e 16 grani, mentre i cristiani della città e dei casali per 174 once e 21 tarì. Tra il 1311 e il 1324  gli israeliti denunciarono diversi casi di angherie e soprusi perpetrati nei loro confronti da persone rivestite di autorità (mastri giurati, baiuli, cursori, giudici, notai locali e della Regia Curia). Nel 1324 essi ottennero, comunque, dall’autorità regia di potere restaurare la sinagoga, che forse si era deteriorata negli ultimi decenni del XIII secolo, quando imperversava il proselitismo cattolico.

Nel 1370 tra le malefatte attribuite a Dorosio, archimandrita del monastero greco di S. Maria del Patir, ci fu anche quella di avere impegnato calici, croci d’argento e altre suppellettili ecclesiastiche ad un giudeo[3].

Le notizie per l’età aragonese iniziano con Mosè de Barono di R. in lite con Samuel Catalano di Rende a causa di una fideiussione non mantenuta (1451) e con la concessione dei diritti sulla tintoria dei giudei al rossanese Petruccio Malino e ai suoi eredi (1456-58). In seguito la documentazione verterà per lo più su questioni  fiscali: nel 1473, ad esempio, la comunità lamentò di essere stata tassata più del dovuto a favore di quelle di Cosenza e di altre terre di Calabria per colpa dei correligionari cosentini incaricati di fissare l’onere fiscale dei giudei della provincia. Un aggravio indebito di tasse relativo ai beni e al bestiame che possedeva denunciò nel 1478 Macerdò (Mazaltov) detto Ventura e nel 1489 gli ebrei di R. e di altre luoghi furono esentati dal pagamento di contributi straordinari. Nel 1494 Simone di Dio ricorse, poi, contro il capitano che voleva costringerlo a dare all’olio un prezzo diverso, a seconda che si trattasse di creditori o di debitori: la Camera della Sommaria ordinò al capitano di non essere fazioso e di procedere con lui secondo giustizia.[4]

La condizione degli ebrei nell’Italia meridionale divenne critica sotto il dominio spagnolo, che detronizzò nel 1503 quello aragonese. E quando nel novembre 1510 Ferdinando il Cattolico bandì l’espulsione dei giudei e dei neofiti dal regno di Napoli, cinque famiglie ebraiche di R. erano già espatriate da qualche tempo a Valona. Il resto degli israeliti e dei cristiani novelli partì entro il termine fissato dal sovrano e le autorità di R. ottennero che i loro nomi fossero tolti dal novero dei contribuenti. Solo al neofita Ioan Iacobo de Russo fu permesso di rimanere fino a quando sua moglie, che era molto malata, si fosse ristabilita e tale licenza fu reiterata nel 1515.

A R., dove la città declina verso oriente, il toponimo Giudecca indica oggiuna via breve che lascia l’abitato per scendere solitaria, attraverso i resti di una porta, in un vallone. Il rione fu il più fieramente offeso e sconvolto dalla scossa tellurica del 25 aprile 1836[5].

 

 

Bibliografia

 

AA.VV ( a cura di), Fonti Aragonesi, Napoli 1957-1990.

Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria, Saggi e documenti, Soveria M. 1996

Colafemmina, C., San Nilo di Rossano e gli ebrei, in Atti del Congresso Internazionale su S. Nilo di Rossano (28 settembre – 1 ottobre 1986), Rossano-Grottaferrata 1989, pp. 119-130.

Colafemmina, C., Medici ebrei nel Mezzogiorno altomedievale, in  La Medicina nel Medioevo. La “Schola Salernitana” e le altre. Atti della giornata di studio (Salerno, 1 giugno 2002), Salerno 2002, pp. 67-81.

Dito, O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria, Cosenza 1916.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Gradilone, A., Storia di Rossano, Cosenza 1967.

Lacerenza, G., ( a cura di) Šabbetay Donnolo. Scienza e cultura ebraica nell’Italia del secolo X, Napoli 2004.

Luzzati Laganà, F., Catechesi e spiritualità nella Vita di s. Nilo di Rossano. Donne, ebrei e «santa follia», in Quaderni storici 93(1996), pp. 709-737.

Pellicano Castagna, M., Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 2002.

Rossi, A.A., De’ tremuoti della Calabria Citeriore, in Annali Civili del Regno delle Due Sicilie 12 (1836).

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Ughelli, F., Italia sacra, Venezia 1717-1722.


[1]Gradilone, A., Storia di Rossano, Cosenza 1967; Pellicano Castagna, M., Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, IV, pp. 317-324.

[2]Ughelli, F., Italia sacra, Venezia 1717-1722, IX, 298-299; Dito, O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria, Cosenza 1916, pp. 62-64, 95-96.

[3]Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, pp. 59-60, 63; Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, vol. 8, pp. 11-13, Add. 13.

[4] Fonti aragonesi, II, pp. 110-113, doc. 19; ASNa, Sommaria,  Diversi I, 10, f. 14r; C. Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria, Saggi e documenti, pp. 26, 98, 101-102, 117-118,

[5]Rossi, A.A., De’ tremuoti della Calabria Citeriore, p. 17.

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