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Nel 1985 in contrada Deri, alla foce della fiumara S. Pasquale, i lavori per la realizzazione di una variante della Statale 106 Jonica portarono alla luce i resti di una sinagoga tardo-romana[2]. L'edificio faceva parte di un insediamento che venne impiantato agganciandolo ad una villa romana sorta probabilmente nel II secolo d. C. Lo scavo ha permesso di distinguere tre diversi complessi di ambienti. Il complesso centrale ha orientamento NW-SE e si articola in una sequenza di due aule affiancate da tre vani rettangolari, ai quali si aggiungono altri ambienti, forse di servizio. La pavimentazione musiva e la presenza di una nicchia, destinata verosimilmente al Sefer Torah, indicano nell'aula quadrata interna (m 7x6) l'ambiente centrale del complesso. Tra i vari motivi decorativi del mosaico, spicca un candelabro a sette bracci eseguito secondo i dettami biblici (Esodo 25,31-37). Esso è affiancato da altri simboli giudaici: sul lato destro da un cedro e da un ramo di palma, sul sinistro dallo shofar, uno strumento a fiato ricavato dal corno dell'ariete.
L'aula cultuale comunicava con un vano, pavimentato in laterizi, che potrebbe essere identificato con un cortile, o altro ambiente, destinato a scuola oppure ad ospizio di viaggiatori e poveri. Nell'angolo Est della sinagoga è stato ritrovato un dolio, utilizzato probabilmente come ripostiglio (genizah) per paramenti e oggetti liturgici disusati. Al suo interno c’erano frammenti vitrei e sette reggistoppino in piombo, che facevano certamente parte del lampadario che illuminava la sinagoga, e un gancio per sospensione in bronzo. Nello scavo sono stati trovate anche tre anse di anfore (tipo Keay LII) con bollo impresso raffigurante la menorah. In un ambiente attiguo al complesso sinagogale è venuto alla luce un altro dolio infossato nel terreno, al cui interno, racchiuso in una brocchetta acroma, è stato rinvenuto un tesoretto di 3079 monete bronzee di piccolo valore riferibili per la maggior parte all'inizio del V secolo d. C. Le monete rappresentano verosimilmente, come in casi analoghi, il tesoretto della comunità messo insieme con le offerte dei fedeli. Gli scavi hanno individuato anche due aree sepolcrali, appartenenti a due fasi successive della vita dell’insediamento, che vide nella seconda fase anche una ristrutturazione del complesso sinagogale. In una tomba della necropoli più antica è stata rinvenuta una moneta dell’imperatore Arcadio (395-408 e.v.) consunta dall’uso.
L'insediamento viene dagli studiosi identificato con Scyle, unluogo di sosta e di servizio sulla strada costiera che congiungeva Reggio con Crotone e Taranto[3]. L'assenza di un luogo cultuale cristiano coevo alla sinagoga fa pensare a una prevalente popolazione e gestione giudaica della statio. L'insediamento fu abbandonato negli anni a cavallo tra il VI e il VII secolo. La causa è forse da individuarsi nei pericoli a cui erano ormai esposti, in quel periodo di decadenza politica e di invasioni, i centri costieri minori, che si spopolarono a favore degli insediamenti all'interno ed in altura.
Bibliografia
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[1] Valente, G., Dizionario bibliografico, biografico, geografico e storico della Calabria, II, pp. 238-239.
[2] Cfr. Lattanzi, E., Attività della Soprintendenza Archeologica della Calabria (1985) pp. 134-136; Ead., Rassegna archeologica calabrese , in Magna Graecia 21 (1986), n.3-4, pp. 6-7.
[3] Cfr. Prontera, F. ( a cura di), Tabula Peutingeriana. Le antiche vie del mondo, Segmentum VII, 2.