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Nel 1508 gli ebrei di A. dovevano alla Regia Corte la somma di tre tarì, che furono esatti l’anno seguente. La somma era parte del donativo di 450 ducati imposto dal Viceré alle comunità ebraiche di Calabria[2].
Il poeta e letterato Coletta di A., nato nella prima metà del XV secolo dal locale barone, fu autore, tra l’altro, di una ballata traboccante di sdegno per una donna giudea ch’adora la Tora e di cui invoca la morte perché rifiutava le sue profferte d’amore. La ballata del Coletta rappresenta forse l’esemplare più significativo del topos della donna giudea nella poesia napoletana di indirizzo popolareggiante del Quattrocento[3].
Bibliografia
Pappalardo, F., L’amore e la donna “judia”. Appunti su un motivo della poesia napoletana di ispirazione popolaresca del Quattrocento, in Sefer Yuhasin 6 (1990), pp. 1-8.
Valente, G., Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria, Chiaravalle C, 1988.