Amendolara

Amendolara

Provincia di Cosenza. Posto sulla fascia collinare compresa tra la Piana di Sibari e la foce del Sinni, l’abitato sorge sul ciglio della scarpata che delimita a nord l’ampio greto ghiaioso della fiumara Straface. Borgo di antica origine, fu feudo dei Sanseverino, dei Carafa, dei Patavino e di altri. Nel 1443 era tassata per 250 fuochi e nel 1532 per 361[1].

 

In età aragonese è attestata ad A. la presenza di mercanti ebrei di Taranto. Ad alcuni di loro, nel 1491, i baglivi locali avevano esatto alcuni diritti, per altro consueti. Su istanza dei mercanti, il capitano di Taranto inflisse un’ammenda di 24 tarì a un Ioanne Lombardo di A. giunto nella città bimare con certe sue mercanzie. La Camera della Sommaria condannò l’ingiusta rappresaglia e ordinò la restituzione della somma[2].

Nel 1511 c’erano ad A. quattro fuochi di «cristiani novelli o giudei». In forza dell’editto di espulsione emanato da Ferdinando il Cattolico nel novembre 1510, anch’essi dovettero esulare. L’Università chiese che i loro nomi fossero espunti dal novero dei fuochi fiscali e la Camera della Sommaria ordinò nel 1512 al percettore provinciale di accertarsi della loro partenza e che non fossero ritornati dopo essere diventati cristiani[3].

 

 

Bibliografia

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Calabria Citra, in Sefer Yuhasin 6 (1990).

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990.

Valente, G., Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria, I, Chiaravalle C. 1988.