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Nella Cedula de focularibus dell’anno della XII indizione (1 settembre 1268-31 agosto 1269), i giudei di A. erano conteggiati per due fuochi, per i quali dovevano pagare, per i primi due mesi, un contributo di 15 tarì. Nel 1276 essi erano tassati per 3 tarì e 12 grani, mentre i cristiani lo erano per 25 once e 17 tarì[2].
Il proselitismo angioino riscosse tra gli ebrei, come è noto, apparenti successi, ma quando si placò, sotto Roberto il Saggio (1309-1343), molti neofiti ritornarono alla fede dei padri e ricostruirono le comunità, spesso con il favore dai feudatari locali. In Calabria ciò accadde in particolare nelle terre della contessa di A. – che era allora Ilaria di Ruggero Sanseverino di Mileto – e a Montalto, dove accorsero in buon numero relapsi e giudei. La regina Giovanna I, su incitamento di Urbano V, ordinò nel 1368 ai propri ufficiali di prestare collaborazione agli inquisitori per distruggere le nuove comunità e le loro sinagoghe, ma il progetto non fu portato a termine.
Nell’inventario dei beni della chiesa parrocchiale di San Giacomo di A. redatto nel 1406, alcuni giudei – Agauno, Sabbatello, Gaudeo - compaiono come fittavoli di terreni della suddetta chiesa, mentre un altro, Ruggero, è proprietario di un campo[3].
Nel 1489 gli ebrei di locali e di altre comunità della Calabria ottennero di non essere costretti al pagamento di contributi straordinari, pagando già essi le tasse ordinarie e la loro quota del contributo di 6000 ducati imposto da Ferrante I d’Aragona ai giudei del Regno. I nuclei ebraici di A. in quel tempo non superavano di molto la decina.[4] La pacifica convivenza con la popolazione cristiana fu turbata nella primavera del 1494, quando, probabilmente in occasione della Settimana Santa, i giudei subirono percosse e altri maltrattamenti. La Camera della Sommaria l’8 maggio ordinò al capitano di identificare i responsabili e di impedire che le violenze si ripetessero e, con un altro intervento, datato 14 maggio, ordinò di restituire all’ebreo Iohanan i beni mobili e immobili che gli erano stati tolti senza giusta ragione[5].
La comunità scomparve al tempo di Ferdinando il Cattolico. Nel 1510, infatti, la sinagoga risulta trasformata in chiesa dedicata alla SS. Trinità. I dati documentari pongono la “giudecca”, ossia il quartiere abitato dagli ebrei, in quella parte del paese ora detta via S. Giacomo, Muro di Gasparro e via S. Caterina[6].
Bibliografia
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, 1915, riedizione a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990.
Rende, F., Monografia storica della terra di Altomonte, a cura di P. De Leo, Altomonte 1980.
[1] Rende, F., Monografia storica della terra di Altomonte, a cura di P. De Leo, Altomonte 1980.
[2] RCA, II, p. 223; RCA XLVI, pp. 201, 203.
[3] CDBr 2, pp. 242-244, doc. 9; P. Dalena, Società, economia e istituzioni ad Altomonte tra medioevo ed età moderna, Galatina 1990, pp. 84, 93.
[4] Cf. ASNa, Sommaria, Diversi II 65, fol. 89r; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al XVIII secolo, Torino 1915, p. 171. E’ del tutto erronea è la cifra di 700 ebrei attribuita da Ferorelli (p. 96) ad Altomonte nel 1491.
[5] Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996, pp. 138-139, doc. 52; Ferorelli, op. cit. p. 196.
[6] Rende, F., Monografia storica cit., pp. 22-23.