Strongoli

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Strongoli

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Provincia di Crotone.  Situato sulla cima e sulle pendici orientali di un poggio isolato, a tre miglia dal mare Ionio, è l’erede dell’antica Petelia, città greca e poi bruzia. Decaduta in età tardo antica, nei pressi delle sue rovine sorse nel VI secolo una fortezza. Il relazione alla sua forma, prese dal greco il nome Strongylós (= tondeggiante, circolare), che divenne nella pronuncia dialettale Strónciulu,  Strongiuli e Stróngulu[1]Fu un feudo dei Sanseverino di Bisignano. Città vescovile dal XII secolo al 1818, nel 1443 fu tassata per 277 fuochi e nel 1494 per 170.

 

Il più antico documento sulla presenza ebraica a S. è finora costituito da un epitaffio dedicato a un «Yehudah il medico, figlio di Rahamim», deceduto nell’anno 5201 (= 1440-1541) e inciso su di una stele in terracotta  trovata nel 1954 in località Catena, presso una tomba a tegoloni[2].  La fonte fa supporre che in quegli anni a S. la comunità ebraica fosse qualcosa di più che un piccolo nucleo e che pulsasse di vita culturale. Lo conferma un manoscritto copiato nella cittadina nel 5320 (= 1469-70), il cui autore dice di avere eseguito il lavoro al tempo in cui era allievo del «grande sapiente R. Isaq il Medico, figlio dell’onorato maestro messer Elqanah il Medico, uomo di valore». Il giovane copista si chiamava Salomone b. Isac ha-Laban, e le opere che egli trascrisse, per uso personale, furono i  Propositi dei filosofi di Al-Gazali,  la  Metafisica e la  Fisica di Aristotele. Nel 1471 egli inaugurò la propria attività di medico a Mesuraca e nell’anno seguente era a Crotone, dove copiò per sé i commenti medi di Averroè sulla  Fisica, l’Anima e i Metereologici di Aristotele[3]

Il 1 marzo 1470 la regia Curia concesse a «Iohanhan de Acumi hebrei de Strongolo» la licenza di esercitare l’arte medica[4] e nel 1480 Asher b. Don Shemuel Yarhi Provenzalo copiò nella cittadina per Isaq b. Nahum Cohen di Policastro Le guerre del Signore, un’opera filosofica di Levi b. Gershon[5].

Negli ultimi due decenni del XV secolo i rapporti dei cristiani con la comunità si guastarono. Il dissidio interessò le autorità centrali, che il 17 settembre 1491 inviarono tre lettere a favo­re dei giudei. Nella prima si ordinava di restituire i beni che erano stati loro in­giustamente sequestrati dagli ufficiali della città per una tassa di 3 tarì a fuoco che gli ebrei si rifiutavano di pagare perché non dovuta. La seconda lettera trattava, invece, di una mate­ria assai più grave, ossia delle offese e delle violenze fatte ai giudei, specialmente il giorno di Venerdì Santo: la Camera della Somma­ria ingiunse al capitano di provvedere affinché non fosse loro recata alcuna molestia, ma essi, a norma di un capitolo emanato da re Ferrante, non dovevano farsi vedere in giro il Venerdì Santo e rimanere, al contrario, chiusi in casa. La terza lettera rivelava, poi, un altro abuso che veniva commesso ai danni dei giudei: essi erano costretti dai pubblici ufficiali a numerose prestazio­ni gratuite, tra cui fornire paglia e prestare masserizie agli uomini d'arme, e non avevano ancora recuperato lenzuola ed altre cose prestate forzosamente anni prima. La Sommaria ordinò al capitano di porre fine alle angherie, contrarie d'altronde ai privilegi riconosciuti ai giudei, e di restituire quanto essi avevano dovuto imprestare[6].

La pressione sugli ebrei strongolesi però non si allentò: il 22 giugno 1492 la Camera della Sommaria dovette intervenire perché il giudice delegato per gli ebrei locali, Battista Puyeri, fosse rimosso dall’ufficio a motivo delle sue intollerabili vessazioni e fosse sottoposto a rendiconto. Il 5 ottobre dello stesso anno, in risposta ad un memoriale di denuncia, un’altra lettera impose il rispetto dei privilegi concessi ai giudei dal Re e da suo figlio Alfonso e la restituzione di quanto fosse stato loro indebitamente esatto. Il giorno successivo tuttavia, la Sommaria ricordò al capitano di provvedere perché gli ebrei pagassero i diritti della bagliva come gli altri cittadini[7].

La situazione precipitò nel 1495, anno dell’invasione del regno di Napoli da parte di Carlo VIII di Francia. Per sfuggire alle violenze antigiudaiche che scoppiarono un po’ dappertutto, molti abbandonarono i luoghi di residenza e ripararono all’estero, per lo più in Turchia. Anche da S. ci fu l'esodo, che i documenti attribuiscono però ad un ordine di espulsione emanato da Alfonso II in data 30 settembre 1495  e confermato da Ferrante II in data 2 marzo 1496. Visto il deterioramento dei rapporti, sembra indubbio che l’ordine di espulsione sia stato sollecitato dalle autorità di S. I giudei furono caricati sulla nave del venezia­no mastro Morisino e spediti via.

Al momento dell'espulsione la comunità era costituita da tredici nuclei familiari, così identificati: «L'erede di mastro Vitale, Lazzaro de Sabatello, Salomone de Mondocio, Salomone de Manasse, Sabadai de Manasse, Davi delo Oblivi, Zoga de Mase, Giosuè de Noda, Pinchas de Sabatel­lo, l'erede di Mose de Aluzo, l'erede di Ascheli, Nissi de Sabani, Salomone de Viagamello». Poiché il carico fiscale degli espulsi continuò a gravare sull'Università, questa chiese di esserne alleggerita e la richiesta fu accolta nel 1498[8].

 

Bibliografia

 

AA.VV ( a cura di), Fonti Aragonesi, Napoli 1957-1990.

Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Luzzatto, A., Un’iscrizione ebraica trovata a Strongoli (Catanzaro), in Klearkos 4 (1962).

Rohlfs, G., Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria, Ravenna 1974.

Sirat, C. - Beit-Arié, m., Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540, Jerusalem-Paris 1972.

 

 


[1]Rohlfs, G., Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria, p. 335.

[2]Luzzatto, A., Un’iscrizione ebraica trovata a Strongoli (Catanzaro), pp. 84-90.

[3]Sirat, C. - Beit-Arié, m., Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540, I, 128, 131.

[4] Fonti aragonesi, III, p. 84, n. 404.

[5] Sirat, C.- Beit-Arié, M., Manuscrits médiévaux cit., I, 145.

[6]Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 54-57, doc. 2-4; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale pp. 126, 190.

[7]Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria cit., pp. 57-59, docc. 5-7; Ferorelli,  Gli ebrei nell’Italia meridionale cit., p, 180.

[8] Colafemmina, C.,  Per la storia degli ebrei in Calabria cit., pp.62-63. doc. 13.

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