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Sono noti i nomi e l’attività di alcuni ebrei di S. nella seconda metà del XV secolo: Davit, mercante di panni in Arena (1466), Iaco mercante di pelli (1477), Abramo mercante di tela (1479), Gaudio de Mordochai, mercante di velluti e di altre stoffe (1488)[2].
Nel 1485 la Camera della Sommaria ordinò di chiedere conto al tesoriere di Calabria Vincilao de Campitello, fra le altre somme, di un residuo fiscale di 5 ducati dovuto dai giudei di S. per l’anno della XIV indizione (1480-1481)[3].
Alla fine dell’età aragonese la comunità di S. era costituita da 5 fuochi, che nel 1503 si erano ridotti ad uno, essendosi gli altri estinti per la guerra e la peste. Isac de Bracha, che era il fuoco superstite, versò nel 1508 i suoi contributi fiscali in più rate, una volta direttamente, le altre due per mano rispettivamente di Sadia de Sammarco e di Iacobo Barbarite[4].
Bibliografia
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al XVIII secolo, Torino 1915.
Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 1984.
[1]Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, I, pp. 143-146; ASNa, Sommaria, Relevi 242, f, 60r.
[2]ASNa, Sommaria, Diversi I, 7, ff. 15v-16r; Dipendenze della Sommaria I, 611/2; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 127.
[3]ASNa, Sommaria, Petizioni dei relevi, 7, f. 1r.
[4]Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 88-89, 91; ASNa, Sommaria, Tesorieri e Percettori 4064.