Santa Severina

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Santa Severina

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Provincia di Crotone. Sita su di un’erta rupe che si erge sul fianco destro della bassa valle del Neto, la città pare continuare nel nome l’antica  Siberene, trasformato in epoca bizantina in quello di una santa cristiana. Città regia sotto i normanni, fu infeudata ai Conti di Catanzaro, che la tennero fino al 1460. Pur essendo divenuta città demaniale, nel 1496 fu infeudata ad Andrea Carafa, che però solo con le armi poté prenderne possesso nel 1506[1]. Sede arcivescovile, nel 1443 era tassata per 300 fuochi e nel 1532 per 489.

 

La presenza ebraica a S. ha finora la più antica attestazione nella notizia della vendita per 8 tarì della gabella della tintoria a un Mathalusus iudeus nel 1308[2]. La comunità era certamente fiorente agli inizi dell’età aragonese e nella serie di capitoli presentati nel 1444 ad Alfonso I l’Università chiese ed ottenne che i giudei godessero di tutte le grazie e privilegi di cui godevano gli abitanti della città. Tale disposizione fu rinnovata da Ferrante I nel 1466[3].

Nel 1489 gli ebrei locali, insieme ad altre comunità di Calabria, presentarono ricorso presso la Camera della Sommaria nei confronti del percettore provinciale contro una tassa straordinaria, alla quale essi ritenevano di non essere soggetti. La Camera napoletana accol­se il ricorso e ordinò al percettore, Vincilao de Campitello, di non dare loro molestia per tale tassa e la direttiva fu portata a conoscenza anche delle comunità di Crotone, Strongoli, Cirò, Cariati, Rossano e Rende.[4] Il  22 marzo 1491 la Camera della Sommaria ribadì però l'obbligo per gli ebrei di S. che erano stati annoverati con i fuochi cittadini di pagare i contributi fiscali ordinari. I nuclei ebraici erano 24 e rispondevano ai seguenti nomi: Israel Rabi, Mosè de Regina, Salomone Cali, Ganna de Cirò, Elia de Notrica, Isaia Ferraro, Daniele Cali e suo figlio Sabeday, Hiao Russo, Daniele de Zaffaranna, Bagosaia, Raffaele Conquillano, Samuele Calì, Braga Russu, Sabedia de Scavo, Nando de Mordocai, David de Scavo, Iacob de Scaulutti, Gcrmello de Iago, Gabriele de Cariati, Manaello Filosofo, Sabatello Filosofo, Iaco Scua e Naluni Russu. Una lettera datata 10 aprile 1494 precisò ancora che gli ebrei cittadini che acquistavano beni stabili per i quali i precedenti proprietari pagavano le tasse, sottostavano allo stesso obbligo[5].

Nel 1511 gli israeliti di S. lasciarono la città in forza dell’editto di espulsione emanato da Ferdinando il Cattolico, nuovo sovrano di Napoli, e l’Università si affrettò a chiederne la cancellazione dai ruoli fiscali[6]. L’espulsione non riguardò solo loro, ma anche i neofiti. Tre di questi ultimi - Giovan Battista Siciliano, Angelo Pistoia e Agazio Mitterno – presentarono ricorso contro l’espulsione, affermando che erano sposati con cristiane di ascendenza non giudaica, da cui erano nati figli e le autorità centrali ordinarono alla magistratura provinciale di verificare l’autenticità delle loro affermazioni[7].

La memoria della presenza ebraica in questa località fu tramandata in antiche scritture daitoponimi Iudea  e Timpa de Iudeo, volgarmente detto Timpone delli Iudei. Questo era ubicato presso la porta della città, a cui portava un via malagevole che saliva dal luogo detto “la Fiera” (Santo Ianni). Il toponimo indicava probabilmente il cimitero degli ebrei[8].

Nella zona orientale urbana, infine, c’erano i quartieri Iudea e Grecìa, distrutti dal terremoto del 1783.

 

 

Bibliografia

 

Bernardo, S., Santa Severina nella vita calabrese dai tempi più remoti ai nostri giorni,  Napoli 1960.

Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.

De Aprea, A.,  Syllabus membranarum ad Regiae Siclae Archivum pertinentium, Napoli 1845.

Dito, O., La storia   calabrese  e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI , Rocca S. Casciano 1916.

Puja, A., Gli ebrei in Santaseverina, in Siberene 1 (1913), n. 10 (oggi in Siberene. Cronaca del passato, Catanzaro 1976).

Puja, A., Apprezzo della Città di Santa Severina, in Siberene 2 (1914), n. 4 (oggi in  Siberene. Cronaca del passato, Catanzaro 1976).

Salerno, G., Cenni storici della città di Santa Severina, in Rivista Storica Calabrese 8 (1900).

Vivacqua, S., Gli ebrei in Calabria, in  Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi, Palermo 1994.


[1]Bernardo, S., Santa Severina nella vita calabrese dai tempi più remoti ai nostri giorni, pp. 53-118.

[2] De Aprea, A.,  Syllabus membranarum ad Regiae Siclae Archivum pertinentium, II/2, p. 200; Dito, O., La storia  calabrese  e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, p. 169. Mathalusus è probabilmente una errata lettura per Machalusus o Machalufus.

[3] Bernardo, S., Santa Severina nella vita calabrese cit., pp. 72-73; Dito, O., La storia calabrese cit., p. 226.

[4] Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 117-118, doc. 23.

[5] Colafemmina, Per la storia degli ebrei in Calabria, pp. 53-54, doc. 1; p. 60, doc. 9.

[6] ASNa, Sommaria,  Licterarum deductionum foculariorum 3/3, 63r (30 luglio 1511).

[7] Colafemmina,  Per la storia degli ebrei in Calabria, pp. 65-66, doc. 17 (15 febbraio 1515).

[8] Cfr. Salerno, G., Cenni storici della città di Santa Severina, p. 494; Dito, O., La storia calabrese, p. 169;  Puja, A., Gli ebrei in Santaseverina, in Siberene 1 (1913), n. 10 (oggi in Siberene. Cronaca del passato, Catanzaro 1976, p. 59); Puja, A., Apprezzo della Città di Santa Severina, in Siberene 2 (1914), n. 4 (oggi in  Siberene. Cronaca del passato, p. 98); Vivacqua, S., Gli ebrei in Calabria, pp. 264, 268.

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