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Nel 1494 i giudei che abitavano nel priorato di S. presentarono ricorso contro i commissari incaricati di somministrare loro la giustizia, accusandoli di estorsioni e di abusi. La Camera della Sommaria accolse il ricorso e ordinò a Michele Giovanni, governatore locale di giudicare, a nome della stessa Camera, anche le cause che riguardavano i giudei di quelle terre, così come faceva con i cristiani[2].
Nel 1503 la Iodeca di S. era morosa di alcuni residui (12 grani) dovuti per la misurazione del sale negli anni 1500 e 1501. Nel 1503 essa era composta di 6 fuochi, la cui tassazione annuale ammontava a 9 ducati, di cui però il percettore non registrò l’esazione. Nel 1508 versò insieme alla comunità di Nicastro 3 ducati quale rata comune del donativo di 450 ducati imposto nel 1507 dal Viceré ai giudei di Calabria[3].
Bibliografia
Colafemmina, C., Per la storia degli Ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996.
Di Cangi, G., Alcune note su un problema di architettura medievale: l’abbazia normanna di S. Eufemia. Scavo 1993, in Archeologia Medievale 21 (1994 ).
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[1]Di Cangi, G., Alcune note su un problema di architettura medievale: l’abbazia normanna di S. Eufemia. Scavo 1993, pp.343-350.
[2] ASNa, Sommaria, Partium 39, fol. 162r (16 giugno 1494).
[3]Colafemmina, C., Per la storia degli Ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 87-88, 91; ASNa, Sommaria, Tesorieri e percettori 4064.