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Nel 1498 gli ebrei di C. dovevano al fisco 6 ducati quale residuo delle tasse dell’anno precedente[1]. Nel 1509 i fuochi giudaici erano tre e rispondevano ai nomi di Angelo Iudio, Verga de Oro e Mastro Lione. Su richiesta della locale università, la Camera della Sommaria ordinò di riscuotere i loro contributi fiscali separatamente da quelli cristiani poiché il loro domicilio non era stabile[2]. Nel novembre 1510, alla vigilia dell’uscita dei giudei dal Regno decretata da Ferdinando il Cattolico, i fuochi erano ancora tre, di contro a 232 fuochi cristiani[3].
A C. rimane traccia della presenza ebraica nel toponimo Via Giudeca, mutato nel secolo scorso in Via Vittorio Veneto.
Bibliografia
Colafemmina, C., Gli Ebrei in Basilicata, in Bollettino Storico della Basilicata 7 (1991), pp. 9-32.
Margoliouth, G., Hebrew and Samaritan Manuscripts in the British Museum, 3 voll., London 1899-1915.
[1] ASNa, Sommaria, Tesorieri e Percettori 1454, c. 22v.
[2] Colafemmina, C., Gli Ebrei in Basilicata, pp. 29-30, doc. 8.
[3] ASNa, Sommaria, Licterarum deductionum foculariorum 3/3, c. 30v. Potrebbe denominarsi dalla vicina località di S. Chirico Raparo l’Eliahu da San Chirico proprietario di un codice del XV secolo contenente il Commento di Rashi a Berakot e a Shabbat: Cfr. Margoliouth, G., Hebrew and Samaritan Manuscripts, II, p. 59, n. 409 (Or. 5975).