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Nella prima metà del secolo XV era presente a C. una comunità ebraica, che nel 1459 non aveva ancora versato tutta la quota della colletta imposta ai giudei per l’incoronazione di Ferrante I d’Aragona (1458) e per la conferma di alcuni privilegi[1]. Nel 1510, alla vigilia dell’uscita dei giudei dal Regno decretata da Ferdinando il Cattolico, abitava nella cittadina un solo fuoco giudeo mentre i fuochi cristiani erano nello stesso anno 253[2].
La presenza ebraica ha lasciato traccia di sé nel toponimo Giudíya, attuale Via Mario Pagano, nel quartiere Portiello[3].
Bibliografia
Colafemmina, C., Minoranze etniche, linguistiche e religiose: gli ebrei, in Storia della Basilicata, vol. 3. L’età moderna, a cura di A. Cestaro, Roma-Bari 2000, pp. 66-89.
Elefante, F., Saggio storico su Chiaromonte. Il territorio dalle origini all’unità d’Italia, Chiaromonte 1987
Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.
[1] Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 163.
[2] ASNa, Sommaria, Licterarum deductionum foculariorum 3/3, c. 33v; Colafemmina, C., Minoranze: gli Ebrei, p. 84.
[3] Elefante, F., Saggio storico su Chiaromonte. Il territorio dalle origini all’unità d’Italia, p. 34. Dimentica del significato originale del toponimo, una tarda tradizione popolare favoleggiò che il quartiere avesse quel nome perché Pilato, di passaggio a C., vi prelevò uno dei soldati che parteciparono alla crocefissione di Gesù.