Senise

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Senise

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Provincia di Potenza. Posta su di un pendio che domina la valle del Serrapotamo, presso la confluenza di questo con il Sinni, deriva da un insediamento romano, ma il centro abitato attuale è stato fondato con tutta probabilità dai Normanni, sotto i quali entrò a far parte della Contea di Chiaromonte. Nel 1494 era tassata per 400 fuochi.

 

A S. si teneva ogni anno nel mese di maggio una ricca fiera d’ogni sorta di animali e merci, frequentata anche dagli ebrei. Nel 1476 Ferrante I accolse una loro supplica in cui chiedevano di non essere tenuti né costretti a dover accompagnare la bandiera con cui si aprivano le fiere del Regno, tra cui appunto quella di S., quando tali fiere cadevano di sabato o in altri loro giorni festivi[1].

Nel 1429 viveva qui il medico Bonafoux Bonfil Astruc di Perpignano.  Nella cittadina egli tradusse in ebraico l'opera farmacologica Il servitore dei medici  di  Abu Al Kassim  Ezzahrawi e per la propria versione si servì di una traduzione latina dell'opera eseguita da Simone di Genova e posseduta da un medico cristiano di S. di nome Luis[2]. Conosciuto anche come Azaria ben Iosef,  era fuggito con il suo giovane figlio dalla nativa Catalogna, dove verso il 1415, sotto le pressioni dei Francescani era stato costretto a farsi cristiano e aveva preso il nome di Gabriel Catulla. Rifugiatosi in Italia, sotto la protezione del principe di Taranto Giovan Antonio Orsini del Balzo, potè ritornare alla fede dei suoi padri[3].

 

Nel 1446 la Camera della Sommaria ordinò di recuperare i residui fiscali dovuti dalle concubine del clero e dai giudei delle  province di Basilicata e di Principato Citra. I residui fiscali dei giudei di S. erano di 15 tarì. Anche nel 1459, in occasione della colletta imposta per l’incoronazione di Ferrante I d’Aragona (1458) e per la conferma di alcuni privilegi, i giudei di S. erano un po’ in ritardo nel completare il versamento della loro quota[4]. Furono invece puntuali nel 1475 per il donativo disposto dagli ebrei per il matrimonio di Beatrice d’Aragona, figlia di Ferrante I, con il re d’Ungheria: in questa occasione la comunità  versò, insieme a quelle di Tricarico, Miglionico, Montemurro e Tursi, 103 ducati, 2 tarì e 10 grana[5].

Nel 1468 mastro Lione di S. e mastro Elia Sacerdoto di Tricarico erano gli incaricati della ripartizione tra gli ebrei di Basilicata della quota del nuovo tributo di 5.000 ducati imposto ai correligionari del Regno[6]. Non sempre il lavoro di tali incaricati soddisfaceva tutti: nel 1482, accogliendo le ripetute proteste di alcuni giudei di S. e di Tricarico, che lamentavano di essere stati tassati più del dovuto, la Camera della Sommaria ordinò di convocare coloro che avevano eseguito l'apprezzo e di indagare sul loro lavoro. Nel caso le proteste fossero risultate vere, quelli che erano stati favoriti e avevano pagato meno dovevano risarcire i correligionari della somma che questi erano stati costretti a pagare ingiustamente. Nello stesso anno la Sommaria accolse le proteste di mastro Raffaele e di suo figlio Abramo e di mastro Moyses di Venosa contro gli esattori delle comunità di S. e di Tricarico[7] e nel 1484 fu accolta anche la richiesta di Leone de Leone di pagare le tasse ad Altomonte, in Calabria, dove si era trasferito con la famiglia al servizio del Principe di Bisignano[8].

Nel 1484 la Sommaria rimproverò il capitano locale per essersi rifiutato di applicare un capitolo regio che favoriva i creditori giudei e gli ordinò di assistere Ventura de Momet nel recuperare con la maggiore celerità possibile gli interessi maturati su di un prestito concesso a Domenico de la Uliva[9].

La conquista del Mezzogiorno da parte degli spagnoli vide nel 1510 una prima espulsione dei giudei dal Regno, che dovevano allontanarsi insieme ai cristiani novelli, ossia i battezzati. Ci furono però delle eccezioni per coloro che riuscivano a dimostrare di essere cristiani ormai da lunga data e di essere rimasti fedeli alla fede che avevano abbracciato. Due di queste eccezioni furono fatte nel 1512 proprio a favore della vedova Cobella de Pasquale, dei suoi figli Tommaso, Gerolamo, Loisio e Angelo e di Giovanni di Iacobo Russo, tutti di S.[10].

 

 

Bibliografia

 

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia e nel Mezzogiorno nella Biblioteca Comunale di Bitonto, in Sefer Yuhasin 9 (1993), pp. 19-44.

Colafemmina, C., Gli Ebrei in Basilicata, in Bollettino Storico della Basilicata 7 (1991), pp. 9-32.

Colafemmina, C., Minoranze etniche, linguistiche e religiose: gli ebrei, in Storia della Basilicata, vol. 3. L’età moderna, a cura di Cestaro, A., Roma-Bari 2000, pp. 66-89.

Emery,R.W. Documents concerning some Jewish Scholars in Perpignan in the Fourteenth and Early Fifteenth Centuries, in Michael 4 (1976).

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Neubauer, A., Bonafoux Bonfil A struc de Perpignan, in  Revue des Etudes Juives 5 (1882), pp. 41-46.

Neubauer, A. -  Cowley, A.E., Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library,  Oxford 1886-1906.

Silvestri, A., Gli ebrei nel regno di Napoli durante la dominazione aragonese. in Campania Sacra, 18 (1987), 21–77.

 

 

 

 

 


[1]Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 101.

[2]Neubauer, A., Bonafoux Bonfil Astruc de Perpignan, pp. 41-46; Neubauer, A. -  Cowley, A.E.,  Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library, 2520, 3.

[3] Emery,R.W. Documents concerning some Jewish Scholars in Perpignan in the Fourteenth and Early Fifteenth Centuries, in Michael 4 (1976), pp. 46-48.

[4] Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 163.

[5] Colafemmina, C., Minoranze: gli Ebrei, pp. 74-76.

[6] Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia, pp. 29-30, doc. 5.

[7] Colafemmina,  ibid., pp. 40-41, doc. 15; Id., Gli ebrei in Basilicata, p. 23, doc. 1.

[8] Colafemmina, C., Gli ebrei in Basilicata, pp. 23-24, doc. 2.

[9] Ibid., pp. 24-25, doc. 3; Silvestri, A., Gli ebrei nel regno di Napoli, p. 68.

[10] ASNa, Collaterale,  Partium 9, 171r. Colafemmina, C., Minoranze: gli ebrei, p. 85.

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