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Savoca, posta alcuni chilometri a nord di Taormina, in Val Demone, fu un feudo della Chiesa. L’area, abitata già ai tempi dei Normanni, ospitò un centro vero e proprio solo all’epoca dei due re Martino, momento in cui si hanno anche le prime attestazioni di una presenza ebraica. Un Sefu ebreo si stabilì, infatti, nel 1407 a S. e appena, arrivato, subì subito le vessazioni degli ufficiali locali: si lamentò dunque presso re Martino I, che richiamò all'ordine i funzionari[1].
Nel 1445 (se non prima) nacque la comunità ebraica, che dovette essere molto piccola, vista l’esiguità del suo primo contributo alle tasse. Nel 1470 essa ricevette ordine dal viceré di trasferire altrove la sinagoga, dal momento che, secondo lo stesso, i canti e le preghiere, specialmente quelli del sabato, infastidivano i cristiani[2]: il sito sul quale essa sorgeva in origine è stato identificato, mentre non si conosce quello in cui sarebbe stata spostata.
La comunità di S., come molte altre della Sicilia, dovette essere protetta dalle violenze perpetrate durante la Settimana Santa e comunque, alla vigilia dell'espulsione, manteneva ancora delle esigue dimensioni[3].
[1] Simonsohn, Jews in Sicily, Doc. 1773. Molti storici insistono nell’affermare che il luogo non fu chiamato con questo nome (Savoca) prima del 1415. Però, ciò viene contraddetto dal documento in nostro possesso.
[2] Ivi, Doc. 2796, 3889
[3] Ivi, Doc. 5278 (Settimana Santa), 5766 (tassa d'uscita). Si veda Peri, Restaurazione e pacifico stato, p. 101; Renda, La fine del giudaismo siciliano, p. 61.