Motta Bovalina

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Motta Bovalina

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Motta Bovalina (Bovalino)

Provincia di Reggio Calabria. Il toponimo compare in documenti redatti in greco del XII e XIII secolo come Uebalinou e Bebalinou, ed è successivamente è attestato come Bubalino e Motta Bovalina. Nella seconda metà del Duecento fu occupata dalle truppe del re Giaime e fece, poi, parte della baronia di Bianco fino alla fine del XV secolo, quando fu infeudata ai Marullo, conti di Condojanni, dai quali passò a Sigismondo Loffredo e alla vedova Beatrice Orsini. In seguito pervenne a Sebastiano Vitale, ai del Negro, agli Spinelli, ai Caracciolo di Buccianico e ai Pescara Diano. Con l'ordinamento francese fu inclusa dapprima tra le università del governo di Ardore e poi tra i comuni del circondario facente capo a questo centro, nella cui giurisdizione fu mantenuta anche dai Borbone.

Allo stato attuale della ricerca abbiamo attestazioni certe della iodeca di M. nel XVI secolo: nel 1503, infatti, essa si componeva di 6 fuochi e pagava 6 denari[1]. Nel 1508, però, 3 dei fuochi si erano assentati e l'esazione della tassa di 1 denaro, 1 tarì e 3 grani e del donativo di 3 denari e 3 tarì non era stata inizialmente possibile: già nell'arco dello stesso anno, però, i fuochi registrati tornavano ad essere 6 e si facevano dei pagamenti[2]. Nel 1509 le famiglie ebraiche erano salite a 7[3], ma nel 1512 la Sommaria si dovette occupare di far censire i nuclei di ebrei e di convertiti che avevano abbandonato la località in forza del decreto di espulsione[4] e sappiamo che nel 1513 i fuochi di Dani Nefusi, Leo Mastranus, Ysac Russus aromatarius, Simon forgiaro e Yesue Pernaso erano ormai scomparsi[5].

Bibliografia

Colafemmina, C., TheJewsinCalabria, Leiden-Boston 2012.


[1] Colafemmina, C., TheJewsinCalabria, doc.  418.

[2] Ivi, doc. 444.

[3] Ivi, doc. 452.

[4] Ivi, doc. 525.

[5] Ivi, doc. 527.

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