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In provincia di Benevento, nella Valle Caudina, tra i massicci del Taburno e dell’Alvella. Fu dominio regio in età normanna e sveva, poi passò in feudo ai D’Aquino, ai Della Leonessa e, nel 1496, ai Carafa. Nel 1443 era tassata per 333 fuochi, nel 1532 per 465.
Nel 1489 fu censito in Montesarchio, insieme con la sua famiglia, il banchiere e mercante Angelo de Benevento. Egli aveva aperto un banco di credito anche nella cittadina, e quando nel 1493 i custodi del passo di Arienzo crearono difficoltà al transito delle robe che mandava o riceveva da Napoli per suo uso, egli fece valere i privilegi concessi agli ebrei del Regno. In virtù degli stessi privilegi e di quelli concessi dal re di Napoli ai giudei di Benevento, egli aveva ottenuto l’anno precedente la restituzione degli oggetti di valore, suoi e dei congiunti, che aveva trasferito, per tumulti scoppiati nella città pontificia, in Montesarchio presso un nipote di nome Salvidio e che il capitano locale aveva sequestrato.[1]
Dalla cittadina campana proveniva il Sabato di Bonaventura de Montesarchio, nominato il 2 gennaio 1487 curatore in Roma dei tre figli del defunto Angelo Bonushomo.[2]
[1] Cf. A. Silvestri, Gli Ebrei nel Regno di Napoli durante la dominazione aragonese, in «Campania sacra» 18/1 (1987), p. 45, C. Colafemmina, Documenti per la storia degli ebrei in Campania (III), in «Sefer Yuhasin» 4 (1988), pp. 129-30, doc. 32; Id., Documenti per la storia degli ebrei a Napoli e in Campania, pp. 9-10, doc. 2.
[2] Cf. S. Esposito, Un’altra Roma. Minoranze nazionali e comunità ebraiche tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1995, p. 215.