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In provincia di Bari, a sud del capoluogo, sulla costa adriatica. La cittadina, le cui prime e sicure tracce risalgono agli inizi del XII secolo, fu fortificata e ripopolata da Carlo I d’Angiò nel 1277.
Gli ebrei parteciparono di certo a questo ripopolamento, perché nel 1294 alcuni di loro, sotto la spinta del proselitismo angioino, accolsero il battesimo[1]. Per i tempi successivi non è finora attestata una presenza stabile di ebrei a Mola, essi però frequentavano la cittadina come mercanti: Tra i diritti, infatti, del Capitolo della chiesa madre c’era anche quello della «piazza dei giudei», consistente in una piccola tassa pagata dai giudei che sbarcavano a Mola per vendere le loro merci[2].
Nel 1610 Michele Vaaz, intraprendente mercante marrano di origine portoghese, acquistò il feudo di Mola e con esso il titolo di conte. Un suo pronipote, Odoardo, a cui era andato il feudo nel 1654, fu nel 1657 denunziato per criptogiudiasmo, un’accusa che aveva altri riscontri tra i Vaaz. Condotto a Roma nelle carceri del Santo Ufficio, fu costretto ad abiurare pubblicamente con l’abitello della penitenza addosso. Liberato dopo molti anni di prigionia, si recò a Napoli, dove morì nel 1671[3].
[1] Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale cit., p. 46.
[2]R. Lasalandra, Istituzioni ecclesiastiche a Mola nel XVI e XVII secolo, in Aa. Vv., Pagine di storia molese dalle origini al Risorgimento, Fasano 1978, p. 35.
[3] M. Sirago, L’inserimento di una famiglia ebraica portoghese nella feudalità meridionale: i Vaaz a Mola di Bari (circa 1580-1806), in «Archivio Storico Pugliese» 40 (1987), pp. 119-158; Ferorelli, Gli ebrei nel regno di Napoli, pp. 242-243.