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Manfredonia ( מנפירידוניאה)
In provincia di Foggia, è situata nella parte più interna dell’omonimo golfo, a breve distanza dai rilievi meridionali del Gargano. Prese a svilupparsi nel XII secolo da un casale di Siponto, città che andava spopolandosi per eventi bellici e tellurici, per l’interramento del porto e l’aria malsana. Il trasferimento degli abitanti si completò nel 1256 per ordine di re Manfredi, il quale diede all’agglomerato forma di città, che dal suo nome fu chiamata Manfredonia.[1]Nel 1443 era tassata per 719 fuochi, nel 1521 per 599 e nel 1532 per 535.
Nella nuova città, impostata su pianta quadrata, gli ebrei sembra abitassero nel settore nord-orientale. Nel 1277, infatti, Carlo I d’Angiò, ordinò di costruire le mura della città, utilizzando le pietre esistenti dalla parte della “ruga de Comite”, sul versante montano, e tutte le pietre che, nella zona degli ebrei (ex parte Iudeorum), si trovavano oltre il tracciato del muro che il re aveva di recente fatto segnare.[2]
Nel 1294 le pressioni conversionistiche degli Angioini indussero 75 ebrei ad abbracciare il cristianesimo.[3] Essi presero nel battesimo i cognomi dei loro padrini, alcuni dei quali appartenevano alla famiglie più nobili di Manfredonia, come Capuano, Stellatello, Granita, Menadoy, Florio, e con loro si fusero mediante matrimoni, che diedero a tali famiglie, che forse avevano solo il lustro, ricchezza e capacità imprenditoriali. La documentazione posteriore, comunque, attesterà che parecchi conversi continuarono ad aderire nel segreto delle loro case all’antica fede e ai suoi riti.
Un documento aragonese registra la presenza in Manfredonia, nella seconda metà del secolo XV, di 55 nuclei familiari di cristiani novelli. I nomi chiaramente slavi di alcune famiglie — Colutxa, Rozota, Iozio, Livoze — attestano gli stretti rapporti dei neofiti di Manfredonia con le popolazioni dell'altra sponda dell'Adriatico.[4]
Insieme con i neofiti, è attestata a Manfredonia nel XV secolo anche una comunità giudaica. Di essa faceva parte Raffaele Cohen da Lunel, per il quale nel 1472 Giuda ben Salomone da Camerino copiò a Lucera l'opera Sefer Yosippon.[5] Nel 1487 fu data licenza al giudeo Masello e ai soci Dionisio de Florio e compagni di esportare da Manfredonia per altri porti del Regno cento carra di grano. Nello stesso anno il giudeo barese Lazzaro caricava su navi frumento da portare a Venezia e a Trani, qui a nome del correligionario tranese Lazzaro Paduano. Di minore rilievo l’attività del giudeo Salomone, il quale nel 1489 fornì per 10 grani alla fabbrica del castello un crivello per setacciare la sabbia.[6]
Nel 1480, quando i turchi s'impadronirono di Otranto, tra i mercanti che provvidero al vettovagliamento dei soldati aragonesi impegnati nella riconquista della città c’erano i cristiani novelli Daniele Capuano, Cola Grimaldo Capuano, Ottaviano de Menadoy e Cesare de Pace. Per la tassa speciale imposta per ricacciare i turchi, Dario de Florio contribuì per 33 ducati. Per la stessa causa, l'ebreo Isacco pagò a nome della propria comunità tre ducati.[7]
Nel 1510 Ferdinando il Cattolico, che si era impadronito del regno di Napoli (1503), ordinò l’espulsione generale degli ebrei e dei neofiti. Da Manfredonia 60 famiglie, o capifamiglia, espatriarono; altri riuscirono a restare, dopo avere dimostrato la purezza della loro fede e del loro lignaggio. Acquietatasi la bufera, gli emigrati rientrarono e nel 1516 la Camera della Sommaria ordinò di verificarne il ritorno e di reinserirli nei ruoli fiscali.[8]
I cristiani novelli di Manfredonia tornarono alla ribalta nel 1534, quando contro alcuni di loro, ottimati e mercanti «di fuora» entrati nel consiglio cittadino, fu presentata una denunzia per pratica di riti ebraici da parte di esponenti di una fazione avversa, sembra dei proprietari terrieri, che si proclamavano «de genere christianorum». Fra le accuse, quella concernente alcune donne «de genere marrano» che erano state viste mangiare sguaiatamente nella chiesa di S. Maria delle Grazie, dileggiando e deridendo l’immagine della Vergine; un’altra accusa fu quella di acquistare ogni anno il giorno di Venerdì Santo le azzime da due ebrei di Troia. Un’inchiesta, inoltre, avrebbe appurato che gli ebrei di Manfredonia fungevano da informatori della Sublime Porta tramite i loro correligionari di Salonicco. Sembra che le gravi accuse impressionassero molto l’imperatore Carlo V e abbiano influito sulla sua decisione di espellere gli ebrei dal Regno (1540).[9]
Bibliografia: C. Colafemmina, Cristiani novelli a Manfredonia nel secolo XV, in Atti dell’11° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria e Storia della Daunia (San Severo, 2-3 dicembre 1988), San Severo 1990, pp. 269-278; Id., Documenti per la storia degli Ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990; G. Coniglio, Ebrei e Cristiani a Manfredonia nel 1534, in «Archivio Storico Pugliese» 21 (1968), pp. 63-69; P. Ognissanti, Gli ebrei a Manfredonia, in «la Capitanata» (Foggia) 17-19 (1980-82), Parte seconda, pp. 81-94.
[1] G. De Troia, Dalla distruzione di Siponto alla fortificazione di Manfredonia, Foggia 1985; C. Serricchio, Manfredi e la fondazione di Manfredonia, in «Archivio Storico Pugliese» 25 (1972), pp. 483-509.
[2] I Registri della Cancelleria Angioina, XVIII, Napoli 1964, a cura di J. Mazzoleni, pp. 254-255, doc. 543.
[3] N. Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al XVIII secolo, Torino 1915, p. 55.
[4] ASNa, Sommaria, Conti erariali dei feudi 562/12/3.
[5] C. Sirat, M. Beit-Arié, Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540, Jerusalem-Paris 1972, I, 132.
[6] Fonti Aragonesi, VI, a cura di C. Salvati, Napoli 1968, pp. 22, 70, 72-75, 125.
[7] An. Silvestri, Una fonte per la storia della guerra di Otranto nel 1480-81, in «Archivio Storico Pugliese» 33 (1980), pp. 216, 218, 227, 233, 235.
[8] ASNa, Sommaria, Partium 95, foll. 209v-211r.
[9] Cf. F. Ruiz Martin, La expulsion de los judios del reino de Napoles, in «Hispania» 9 (1949), pp. 197-207.